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La libertà di esprimersi senza limiti: “Synolon”. Intervista a Francesco Negro e Gabriele di Franco
Photo Credit To Studio Sciolto

La libertà di esprimersi senza limiti: “Synolon”. Intervista a Francesco Negro e Gabriele di Franco

16 agosto 2022

Intervistiamo il pianista Francesco Negro e il chitarrista Gabriele di Franco, che ci parlano del loro ultimo lavoro discografico “Synolon”, un disco di composizioni originali pubblicato nel catalogo Jazz & Contemporary dell’etichetta discografica Workin’ Label e distribuito da I.R.D. International Records Distribution.

a cura di Andrea Parente

Partiamo dal passato. Cosa vi ha spinto a incidere questo disco?

Francesco. Io e Gabriele ci siamo conosciuti qualche anno fa a Maglie (LE), nel 2016, nella sede dell’Associazione Culturale Jazz Bud Powell, di cui tuttora sono direttore artistico. In quell’occasione Gabriele presentava un disco con un gruppo che si chiamava “Mynah”. Nel 2017 l’associazione gli ha affidato l’incarico di direttore della Bud Powell Jazz Orchestra, un ensemble di ventitré elementi, con il quale abbiamo registrato e pubblicato un disco nel 2018 dal titolo “Dedalo”. L’impegno dell’orchestra, che richiedeva un serio lavoro organizzativo e di costruzione musicale, ci ha portato a scambiarci idee. In questo periodo è nata la curiosità di voler provare a esplorare e confrontare i nostri mondi musicali.

Gabriele. Personalmente, la ricerca artistica. Quando abbiamo iniziato a pensare alla produzione di un disco insieme, ero fortemente interessato a comporre per pianoforte e chitarra. Inoltre ho trovato in Francesco un compagno perfetto, compositore anche lui, e interessato anch’egli alla composizione estemporanea. Ed è questo che ci ha portato a sviluppare “Synolon”.

“Synolon” (Workin’ Label, 2022). Che significato ha il titolo? Come avete sviluppato il percorso narrativo del disco?

F. La nostra ricerca musicale si nutre di linguaggi, di prospettive sonore, di nostre esperienze. È un tutto che si fonde nella nostra musica, a prescindere dalle categorizzazioni. L’approccio che noi abbiamo utilizzato è stato quello di sentirci liberi, di esprimerci senza porci dei limiti. È così che a cena ad Arezzo, durante i giorni delle riprese, è venuto fuori da mio fratello il titolo “Synolon”. Il percorso narrativo è dettato dalla ricerca sonora, filo conduttore di quest’esperienza che ci ha permesso di mescolare l’acustico all’elettronico. Per me è una ricerca del tutto nuova, perché fino a questo disco mi sono sempre relazionato con suoni e spazi sonori acustici.

G. “Synolon” significa “con tutto” (gr. σύνολον, comp. σύν «con» e ὅλος «tutto»), infatti l’idea era quella di affrontare la musica oltre certi limiti, che di consueto sono presenti. Il nostro percorso narrativo esplora sostanzialmente la differenza fra composizione e improvvisazione libera (che per noi altro non è che composizione estemporanea). Per questo i brani del disco viaggiano fra composizioni totalmente scritte e composizioni che integrano parti di scrittura e di improvvisazione, sino a composizioni estemporanee. E in questo processo esplorativo abbiamo cercato di fondere insieme l’amore per la melodia, per le canzoni, per la musica classica, per l’improvvisazione e naturalmente per il jazz!

Come sono andate le registrazioni del disco? Dove lo avete registrato?

F. Il disco è stato registrato ad Arezzo presso il Cicaleto Studio di Francesco Ponticelli, a luglio 2021. Le riprese sono andate benissimo perché lo spazio, il pianoforte, tutta la strumentazione era al top. Eravamo a nostro agio e questo ci ha permesso di poterci esprimere in modo molto naturale, dando vita peraltro ad alcune parentesi improvvisate molto intense e sentite. Le mani e le orecchie di Ponticelli sono state molto importanti per il fantastico suono che ne è uscito fuori.

G. Sono state veramente una bellissima esperienza, il disco ha suonato tutto d’un tiro. Sono personalmente molto contento della collaborazione con Francesco, in quanto ha saputo interpretare perfettamente la nostra idea di suono acustico, ma allo stesso tempo “elettrico”, grazie all’uso di alcuni effetti sulla chitarra. Tutta la musica è stata registrata in un giorno e mezzo. Esperienza eccezionale.

Il disco è composto da nove brani originali, ad eccezione di Sogna o fiore mio di Ambrogio Sparagna. Da cosa vi lasciate ispirare quando componete?

F. Non ho una visione romantica della composizione. Credo che l’intuizione di un’idea musicale sia un momento importante dettato da una condizione mentale, da una ricerca di equilibrio. Il vero lavoro di costruzione, di creazione, di sviluppo ed elaborazione è più razionale. Generalmente vado alla ricerca di un giusto compromesso tra l’istinto e la ragione sia nella fase improvvisativa, quando sono immerso nel tempo, che nella fase compositiva, quando sono fuori dal tempo.

G. In generale personalmente mi piace usare immagini, colori o emozioni e cerco di tradurle in musica, a volte anche in maniera molto tecnica. Terra: come si può rappresentare in musica un passo pesante su un terreno polveroso? Summer Walk: come si può rappresentare, invece, il camminare di un animale tra le campagne gialle salentine?

Gabriele: Sei nato in Italia e ora vivi a Bruxelles. Che aria si respira lì, musicalmente parlando?

Beh… si respira bene! Posso certamente dire di aver trovato la mia “casa” musicale. Il Belgio è un paese storicamente abituato ad essere “invaso” da culture e popolazioni diverse, basti semplicemente pensare che in questa piccola nazione ci sono tre culture e lingue che convivono. Inoltre è letteralmente al centro dell’Europa. Tutto questo si riflette nella scena jazz e artistica in generale, ci sono molti professionisti bravissimi, tutti focalizzati nel ricercare la propria voce personale, andando oltre generi e stilemi, ma soprattutto si respira un’aria di pura e sincera condivisione.

Francesco: Sei molto attivo nella promozione della cultura musicale nel Salento. Come affronti questo delicato ruolo?

Mi sono avvicinato alla vita associativa intorno al 2000 frequentando l’Associazione T.S. Monk di Maglie. In quell’occasione sono entrato in contatto con molti musicisti, professionisti e non, che mi hanno permesso di avvicinarmi al jazz. Non era una scuola! Era un’associazione in cui si condivideva la passione per la musica. Se ne ascoltava tanta, si organizzavano moltissimi concerti e anche delle jam in studio. Sono cresciuto in quell’ambiente senza che nessuno ti chiedesse nulla in cambio. Quell’esperienza è stata fondamentale per me perché mi ha fatto riflettere su quanto sia importante condividere e confrontare le proprie conoscenze con gli altri. Ognuno di noi ha qualcosa da raccontare, ma bisogna prima di tutto imparare ad ascoltare. Io cerco di ascoltare il territorio, le persone, e di trasmettere le mie esperienze agli altri, per quello che posso.

La vostra formazione è un duo. Cosa significa questo a livello timbrico, espressivo e di arrangiamento?

F. Le sfumature timbriche e dinamiche dei due strumenti ci hanno dato moltissimi stimoli da un punto di vista creativo. All’inizio ero un po’ timoroso sul riuscire a trovare un equilibrio tra il piano e la chitarra, ma in realtà le session di studio, l’ascolto e la ricerca del rischio ci ha portati inaspettatamente su nuovi pianeti.

G. Il setting in duo piano/chitarra è certamente una sfida, ma una di quelle belle. A livello timbrico ci siamo focalizzati molto sull’unire le possibilità acustiche di chitarra e piano con i suoni elettronici dati dall’uso dell’elettronica sulla chitarra. Essendo due strumenti a corda, le possibilità di “fusione” e complementarietà sono multiple, ma anche l’uso dell’effettistica ci ha permesso di enfatizzare e completare alcune scene sonore.

Photo Credit To Studio Sciolto

Avete già presentato questo disco dal vivo? Se sì, come ha reagito il pubblico?

F. Il disco lo abbiamo presentato in Italia, Belgio, Germania e abbiamo anche tante altre date in Italia e all’estero in festival e club. Noi ci poniamo come obiettivo principale quello di creare un’energia sul palco, di comunicare attraverso la musica per rendere partecipi gli ascoltatori e credo che fino ad ora ci siamo riusciti abbastanza bene.

G. Sì abbiamo un tour in corso che è iniziato il 17 marzo presso l’Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles, e che ci ha già visti presentare il disco in Italia, Belgio e Germania nella prima metà di maggio. Il pubblico ha reagito positivamente, devo dire che c’è stato un bellissimo riscontro in termini di feedback.

Chiudiamo con il futuro. Che progetti avete per i prossimi mesi?

F. Il nostro futuro è quello di condividere la nostra musica con quanta più gente possibile. Fare concerti, suonare la musica anche con altri musicisti e arrivare alla pensione senza stress.

G. Continuare il nostro tour, che ci vedrà ancora attivi sia in Italia che all’estero, e stiamo pensando a una collaborazione con alcuni artisti stranieri per un disco dal vivo da produrre nella stagione 22/23. Ecco le nostre prossime date:

10 agosto – Genk (BE) – Jazz op het plein – C-mine
22 agosto – Maglie (LE) – Lammia in Jazz
27 settembre – Bruxelles (BE) – The Music Village
28 settembre – Bruxelles (BE) – Muntpunt
29 settembre – Charleroi (BE) – Livre ou Verre
8 novembre – Bruxelles (BE) – Midis d’Hortense au Musée Charlier

INFO

www.francesconegro.it

www.gabrieledifranco.com

www.workinlabel.it

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