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L’Estate del jazz ai tempi del Coronavirus – Ambria Jazz

L’Estate del jazz ai tempi del Coronavirus – Ambria Jazz

22 luglio 2020

Nonostante le restrizioni dettate per contenere l’emergenza del Coronavirus, il jazz italiano non si ferma: e molti promoter hanno dimostrato ancora una volta coraggio, competenza e passione, mettendo in scena una serie di programmi di qualità.

Per valorizzare l’intraprendenza dei promoter jazz italiani, JAZZIT ha censito tutti gli eventi promossi su scala nazionale tra giugno e settembre e ha inaugurato la realizzazione dell’inchiesta ’L’estate del jazz ai tempi del Coronavirus’.

Ringraziamo quindi Giovanni Busetto, in qualità di direttore artistico di AmbriaJazz, per aver risposto al nostro invito.

AMBRIAJAZZ 2020

Date > 10 luglio – 14 agosto

Luogo > provincia di Sondrio

Web > www.ambriajazzfestival.it

Come, quando e perché avete deciso di promuovere l’evento anche questa estate?

Non abbiamo mai smesso di sperare di poterlo fare, durante tutto il lockdown abbiamo lavorato in casa come se il festival si facesse, evitando di coinvolgere persone esterne per non creare aspettative che non avremmo potuto soddisfare. Quando è stato emanato il decreto legge di fine giugno, eravamo pronti. Abbiamo immediatamente contattato gli Enti per verificare chi potesse mantenere l’impegno: ci sono state sei defezioni su tredici comuni coinvolti. Immediatamente dopo abbiamo contattato gli artisti. Indimenticabile è stata la reazione gioiosa dei pochi prescelti.

Come lo avete ripensato e che cosa è cambiato, sotto il profilo artistico, produttivo e organizzativo?

Abbiamo concentrato le nostre energie nella sola organizzazione di concerti jazz di qualità, rinunciando a molte attività di contorno; tuttavia siamo riusciti a mantenere il progetto dedicato ai bambini Germogli Sonori. Analizzando il calendario che avevamo già definito a fine gennaio, abbiamo dovuto rinunciare ad alcune date in favore di altre, confermando in primis i progetti inseriti in bandi già vinti. Secondariamente la nostra preferenza è stata condizionata dai costi, ma abbiamo cercato di mantenere la qualità e di far esibire coloro che non avremmo potuto far suonare in un secondo momento. Sotto il profilo organizzativo hanno avuto peso i decreti legge anti Covid per cui abbiamo adeguato i piani di sicurezza aggiungendo il protocollo anti contagio e messo in pratica tutte le raccomandazioni. La parte burocratica si è rivelata molto più pesante del solito e i costi sono lievitati, sia per le spese direttamente imputabili alla sicurezza, sia per gli effetti secondari che si ripercuotono sull’organizzazione, sui viaggi e sull’ospitalità.

Come hanno reagito gli artisti e il vostro pubblico alla notizia dell’edizione 2020?

Alla notizia che AmbriaJazz si sarebbe fatta nonostante il Covid abbiamo ricevuto numerose approvazioni attraverso tutti i canali possibili. I media ci hanno dato più attenzione del solito e abbiamo constatato che la conferenza stampa via web funzioni meglio di quella tradizionale in presenza di giornalisti. Gli artisti confermati hanno dimostrato riconoscenza, suonando con passione e disponibilità, e anche accettando spostamenti non sempre comodi (a causa del Covid), e comprensione per le difficoltà organizzative incontrate. Nessun artista si è opposto all’uso dei dispositivi individuali di protezione. L’adozione rigorosa del protocollo di sicurezza ha trasmesso tranquillità (non ci dimentichiamo di essere in Lombardia) sia nei musicisti che nel pubblico. La riduzione dei posti a sedere e l’introduzione per la prima volta da quando esiste il festival di un’offerta minima di 10€ ha di fatto reso possibile una partecipazione media di circa settanta, ottanta persone a concerto, più o meno rispondente alla capienza ridotta dei luoghi, ma non abbiamo ricevuto ulteriori richieste; il dato si contrappone a quello dei duecento spettatori minimi a serata, presenti prima della pandemia. Il pubblico e i musicisti hanno osservato le norme di sicurezza con diligenza e rispetto. Ai concerti di quest’anno abbiamo registrato meno partecipazione a quelli svolti in luoghi chiusi.
Una nota molto dolorosa ci è giunta da un artista che ha dovuto rinunciare alla data perché obbligato a impegnarsi in un lavoro economicamente più stabile. Conoscevamo il rischio ma non avremmo mai voluto toccarlo con mano. Maledetto Covid!

Cosa vi lascerà, in eredità futura, questa edizione? Che cosa vi porterete addosso negli anni futuri?

Abbiamo capito molto da questa edizione, ad esempio qual è il pubblico veramente appassionato e interessato al festival e quali sono le Amministrazioni più affidabili che credono nella potenzialità della cultura come sostegno alla popolazione in un periodo così delicato. Abbiamo ottenuto la stima delle Istituzioni territoriali per aver dimostrato serietà e competenza nella gestione in sicurezza del festival. Abbiamo appurato che il nostro modo di organizzare gli eventi è più resistente di altri perché costruito con tante piccole economie, e anche se questo costa maggiore fatica, lo rende in grado di adattarsi e modellarsi alle diverse situazioni. Abbiamo scoperto inoltre di essere forti e tenaci come veri artigiani della cultura,  perché il nostro è un laboratorio, come abbiamo sempre amato definirlo. Abbiamo infine avuto la conferma di essere una buona squadra, perché l’effetto che le difficoltà di quest’anno hanno avuto sui soci e sui volontari è stato di forte aggregazione e coinvolgimento a tutto tondo, e mai come quest’anno il nostro staff si sta sentendo orgoglioso di far parte del festival. Essere riusciti a realizzare l’edizione di quest’anno sarà ricordato da tutti noi con fierezza, tant’è che i volontari hanno voluto scritto sulla maglietta: ”Io c’ero”.