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L’Estate del jazz ai tempi del Coronavirus – Time in Jazz

L’Estate del jazz ai tempi del Coronavirus – Time in Jazz

5 settembre 2020

Nonostante le restrizioni dettate per contenere l’emergenza del Coronavirus, il jazz italiano non si ferma: e molti promoter hanno dimostrato ancora una volta coraggio, competenza e passione, mettendo in scena una serie di programmi di qualità.

Per valorizzare l’intraprendenza dei promoter jazz italiani, JAZZIT ha censito tutti gli eventi promossi su scala nazionale tra giugno e settembre e ha inaugurato la realizzazione dell’inchiesta ’L’estate del jazz ai tempi del Coronavirus’.

Ringraziamo quindi Paolo Fresu, in qualità di direttore artistico di Time in Jazz, per aver risposto al nostro invito.

TIME IN JAZZ 2020

Date > 9 – 16 agosto

Luogo > Berchidda e comuni limitrofi

Web > www.timeinjazz.it

Come, quando e perché avete deciso di promuovere l’evento anche questa estate?

Non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che il festival si dovesse fare ed eravamo pronti ad incamminarci nel sentiero della fattibilità, coscienti di dover rispettare le regole della sicurezza e del distanziamento sociale. Lo abbiamo fatto perché era importante dare un segnale positivo, oltre che per utilizzare al meglio gli investimenti pubblici, offrendo così occasioni di lavoro agli operatori dello spettacolo e regalando emozioni al pubblico, garantendo inoltre la continuità della manifestazione.

Come lo avete ripensato e che cosa è cambiato, sotto il profilo artistico, produttivo e organizzativo?

È cambiato poco. Abbiamo sostituito solo due eventi (100 Cellos, per via del numero enorme di partecipanti, e Archie Shepp, per via della sua età a rischio e della presenza di artisti internazionali) e arricchito enormemente le altre sezioni del festival, compresa quella dedicata all’infanzia (Time to Children). Non volevamo fare un festival ridotto, né di ripiego, e ci tenevamo a dimostrare che, anche al tempo del Covid, fossimo in grado di vincere la battaglia con coraggio e caparbietà, grazie anche a uno staff entusiasta e preparato e potendo contare su un pubblico di qualità e con un alto grado di coscienza civile.

Come hanno reagito gli artisti e il vostro pubblico alla notizia dell’edizione 2020?

In maniera entusiasmante. Siamo stati uno dei primi festival italiani ad avere annunciato un programma così ricco e completo già dalla metà del mese di maggio. Gli artisti si erano anche resi disponibili, per gli eventi in piazza, alla soluzione del doppio concerto, ma poi questo non è stato necessario, vista la capienza della piazza principale di quasi seicento posti, grazie anche alla presenza di congiunti. Molti artisti hanno detto che la nostra chiamata e/o conferma era stata la prima dopo tanti concerti annullati o rimandati.

Cosa vi lascerà, in eredità futura, questa edizione? Che cosa vi porterete addosso negli anni futuri?

Ci lascerà in eredità una grande forza, ed è stato piantato un seme che innaffieremo per sempre con passione. Alcune soluzioni imposte dal periodo del Coronavirus ce le porteremo appresso per il futuro. Penso alla conferenza stampa in rete (la più seguita, e con grande successo, di questi anni) o alle prenotazioni dei posti per sola via informatica, attraverso Vivaticket, ma anche alla costruzione di un software apposito per la gestione della mensa interna o dei pass. Penso inoltre al coinvolgimento dei volontari locali, che hanno reagito durante il festival con grande energia e passione. Un investimento per il futuro e una manifestazione di energia e di poesia. Per di più ci sono state anche molte novità sul piano organizzativo e nell’ambito del programma, che hanno dato ottimi risultati e che di certo proporremo nelle edizioni future.