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L’Estate del jazz ai tempi del Coronavirus – Locus Festival

L’Estate del jazz ai tempi del Coronavirus – Locus Festival

30 luglio 2020

Nonostante le restrizioni dettate per contenere l’emergenza del Coronavirus, il jazz italiano non si ferma: e molti promoter hanno dimostrato ancora una volta coraggio, competenza e passione, mettendo in scena una serie di programmi di qualità.

Per valorizzare l’intraprendenza dei promoter jazz italiani, JAZZIT ha censito tutti gli eventi promossi su scala nazionale tra giugno e settembre e ha inaugurato la realizzazione dell’inchiesta ’L’estate del jazz ai tempi del Coronavirus’.

Ringraziamo quindi Gianni Buttiglione, in qualità di direttore artistico del Locus Festival, per aver risposto al nostro invito.

LOCUS FESTIVAL 2020

Date > 7 – 23 agosto

Luogo > Tra Fasano e Locorotondo

Web > www.locusfestival.it

Come, quando e perché avete deciso di promuovere l’evento anche questa estate?

Durante il lockdown abbiamo monitorato la situazione, e abbiamo atteso le prime indicazioni sulla riapertura per l’estate 2020; a maggio siamo così riusciti a comunicare l’intenzione di creare una “limited edition” per il 2020. In una situazione di estrema difficoltà per tutto il vasto comparto produttivo dello spettacolo, resistiamo aggrappandoci alle nostre radici e all’essenziale che non abbiamo mai abbandonato: la buona musica, le performance sincere e un territorio ricco di bellezza e tradizione. Perché il Locus è patrimonio di un’intera comunità, che può darci forza e motivazione per andare avanti nonostante le pesanti limitazioni causate dall’emergenza sanitaria.

Come lo avete ripensato e che cosa è cambiato, sotto il profilo artistico, produttivo e organizzativo?

Abbiamo abbandonato la venue dello stadio Comunale rinunciando ai concerti da diverse migliaia di persone, abbiamo rinunciato ai concerti gratuiti in piazza e abbiamo puntato maggiormente su location immerse nella natura calibrate su mille persone o poco più. Abbiamo modificato concept e immagine e ricostruito il programma in un tempo molto ridotto. Nell’area urbana del paese abbiamo mantenuto gli eventi extra musicali: talk, cinema, e la mostra d’arte fotografica di Guido Harari.

Come hanno reagito gli artisti e il vostro pubblico alla notizia dell’edizione 2020?

Diversi artisti hanno accolto in maniera entusiastica la nostra decisione di mantenere il festival. Ovviamente abbiamo dovuto puntare maggiormente sugli artisti italiani, ma siamo riusciti a coinvolgere anche musicisti provenienti dall’estero, quando possibile. La risposta del pubblico è stato molto incoraggiante, e al momento l’andamento della prevendita sta confermando questa impressione.

Cosa vi lascerà, in eredità futura, questa edizione? Che cosa vi porterete addosso negli anni futuri?

Questa esperienza contribuisce senz’altro a rafforzare il festival e a consolidare il suo rapporto con pubblico e territorio, a sedici anni dalla prima edizione.