
25 luglio 2020
Nonostante le restrizioni dettate per contenere l’emergenza del Coronavirus, il jazz italiano non si ferma: e molti promoter hanno dimostrato ancora una volta coraggio, competenza e passione, mettendo in scena una serie di programmi di qualità.
Per valorizzare l’intraprendenza dei promoter jazz italiani, JAZZIT ha censito tutti gli eventi promossi su scala nazionale tra giugno e settembre e ha inaugurato la realizzazione dell’inchiesta ’L’estate del jazz ai tempi del Coronavirus’.
Ringraziamo quindi Salvatore Corona, in qualità di direttore artistico del Dromos Festival, per aver risposto al nostro invito.
DROMOS FESTIVAL 2020
Date > 30 luglio – 22 agosto
Luogo > Provincia di Oristano
Web > www.dromosfestival.it
Come, quando e perché avete deciso di promuovere l’evento anche questa estate?
Nonostante il Covid-19 abbiamo deciso comunque di divulgare i nostri messaggi sociali e le nostre iniziative di promozione musicale, convinti che la musica e le attività culturali siano la miglior cura per l’anima. Riteniamo doveroso, soprattutto per un festival, dare un segnale positivo in questo periodo di pandemia. Se da un lato la crisi fotografa una condizione contemporanea che caratterizza, a livello planetario, equilibri geopolitici e ambiente, economia e finanza, modelli di sviluppo e culture, famiglia e rapporti generazionali, dall’altro lato fa presagire cambiamenti profondi e un futuro non necessariamente negativo.
Come lo avete ripensato e che cosa è cambiato, sotto il profilo artistico, produttivo e organizzativo?
Il Festival Dromos, che quest’anno festeggia la sua ventiduesima edizione, farà delle “tentazioni” il suo tema portante. Ma, per le regole imposte dalla pandemia, saranno per il pubblico che da anni segue il festival tentazioni parzialmente “a distanza”, facendo il verso alla didattica “subita” dagli studenti, dai docenti e dalle famiglie al tempo del Covid-19. Ma se la distanza si è spesso rivelata antitetica alla didattica, così non può essere per le tentazioni che, in quanto tali, non possono rimanere inevase e necessitano di essere vissute “in presenza”, seppure con tutte le precauzioni del caso. L’emergenza pandemica e le conseguenti difficoltà organizzative e fruitive del festival ci hanno costretto a una totale ridefinizione dello stesso. Il programma è stato rimodulato, la mostra di arte contemporanea trasformata da fisica a virtuale, nella consapevolezza dei limiti di tale scelta ma, altresì, nella certezza che le potenzialità della rete e il supporto mediatico di alcuni portali, possano, in termini di visibilità e di fruibilità, sopperire all’assenza dell’aura dell’opera d’arte e ampliarne, viceversa, la forza.
Come hanno reagito gli artisti e il vostro pubblico alla notizia dell’edizione 2020?
L’emergenza sanitaria ci ha costretto a depennare alcuni grandi nomi dal cartellone, che sono stati sostituiti da altrettanto grandi artisti sardi come Antonello Salis, Paolo Angeli e Gavino Murgia, solo per nominarne alcuni. Dal nostro pubblico stiamo ricevendo tanti messaggi e telefonate di incoraggiamento sia per il programma che per gli ospiti coinvolti, ma soprattutto per non esserci fermati di fronte alle difficoltà organizzative. Queste sono belle soddisfazioni che dimostrano l’affetto che tante persone hanno nei confronti del nostro festival.
Cosa vi lascerà, in eredità futura, questa edizione? Che cosa vi porterete addosso negli anni futuri?
A volte le esperienze possono essere difficili, spiacevoli e problematiche, ma insegnano che solo affrontando direttamente le difficoltà della realtà individuale e sociale possiamo realizzare l’impegno di cambiare in meglio la nostra vita e il mondo. Sicuramente ci porteremo dietro il valore di un’esperienza unica e ciascuno di noi troverà in essa un lato o più lati positivi.