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Yesun: intervista a Roberto FonsecaYesun

Yesun: intervista a Roberto FonsecaYesun

16 giugno 2020

Pianista del Buena Vista Social Club, Roberto Fonseca ha di recente pubblicato “Yesun”, il suo nuovo album da leader. L’abbiamo intervistato.

Di Eugenio Mirti

Il titolo del disco è un gioco di parole: ci spieghi il significato?
“Yesun” è una parola composta da Yemaha e Oshun, entrambe divinità della mia religione che rappresentano l’acqua (Yemaha è il mare e Oshun il fiume). L’acqua è importante per la vita, aiuta a purificare, e in un certo senso è quello che succede anche con la musica.

Hai realizzato il disco con il tuo trio storico insieme ad alcuni ospiti come Lovano e Maalhouf: perchè proprio loro?
In generale mi piace molto collaborare con tutti, ma ho un grande rispetto per chi “difende” la propria arte e  linguaggio, e questi due musicisti hanno tutta la mia ammirazione. Sono davvero orgoglioso di averli avuti ospiti nel mio disco, e spero di continuare a lavorare insieme con entrambi.

“Yesun” è una miscela di influenze diverse: jazz, elettronica, funk, rap… come lavori a composizioni e arrangiamenti?
Sì, in questo disco volevo usare tutte le mie influenze, è un altro passo nella direzione di un jazz cubano moderno. I miei brani sono sempre delle storie, e arrivano naturalmente.

Che importanza ha la tradizione nella tua musica? E quanto è importante trascenderla per trovare nuove strade?

È molto importante non dimenticarsi le proprie radici e tradizioni: è quello di cui siamo fatti.

Ogni persona cresce con così tante influenze differenti, e il bello è proprio riuscire a mescolare le proprie tradizioni con nuove esperienze, ed è così che la musica mantiene la sua freschezza.

Quando e come componi?
Il primo elemento (e anche il più importante) è trovare la melodia, vero il punto di partenza; una volta che la melodia è nella tua anima devi semplicemente darle una forma. Per me è come un film, prima hai l’idea e poi sviluppi la sceneggiatura.

Cosa è la musica per te oggi?
La mia vita.