22 gennaio 2020
È uscito lo scorso dicembre “Forests”, l’album di esordio di un brillante quartetto guidato da Alessandro Sgobbio.
Il pianista è affiancato da Karoline Wallace alla voce, Hilde Marie Holsen a tromba ed effetti e Håkon Aase al violino. L’abbiamo intervistato.
Come nasce questo gruppo?
Durante il mio periodo di studi presso la Norges Musikkhøgskole di Oslo. Con Karoline, Hilde e Håkon ci siamo incontrati in modalità e tempistiche diverse, ma sin da subito si è instaurato un rapporto di ascolto e fiducia reciproci.
E come ne avete elaborato il sound, che mescola jazz, classica ed elettronica?
In maniera del tutto naturale e progressiva, è un equilibro che si rinnova ad ogni prova o concerto; credo che l’unione di esperienze sonore e stilistiche (apparentemente) divergenti sia uno dei punti di forza di questo ensemble. Le coreografie della danzatrice Synne Garvik – ormai nostra ospite fissa sul palco – aggiungono una dimensione visuale al flusso sonoro.
Come hai lavorato alla composizione dei brani?
Il lavoro di scrittura, durante i miei due anni del master, si è incentrato sulla creazione di unità melodiche – essenziali e reiterate – controbilanciate da composizioni con arrangiamenti più strutturati. Ogni partitura supera raramente la pagina unica, quasi a suggerire un’immersione diretta nel suono e nella musica.
Il materiale melodico è strettamente legato ai testi cantati, in varie forme ispirati al tema della spiritualità, e per la prima volta, ho anche scritto dei testi originali. Preziosissimi sono stati i consigli ricevuti, in corso d’opera, dal compositore e pianista Misha Alperin, con il quale ho avuto l’occasione e l’onore di studiare in Accademia.
Il tema del disco è la spiritualità: perché?
La spiritualità è un fil rouge che accompagna un po’ tutta la mia produzione, sin dal primo disco « Aforismi Protestanti » del 2010. Quanto a “Forests”, desideravo raccogliere e pubblicare una raccolta di « nuove preghiere contemporanee » che potessero suggerire degli spazi di meditazione in cui perdersi (o ritrovarsi).
Esiste – credo – un’affascinante analogia tra la ricchezza semantica dei simbolismi delle tradizioni spirituali, e la forza generatrice presente in un suono o in un frammento melodico. Spero che questo disco possa ispirare altre persone a esplorare e trovare nuovi spunti di riflessione su questo tema.
Il fatto di venire da culture diverse ha influenzato la vostra musica?
Sicuramente sì, e in positivo. Al di là di alcune specificità territoriali (ad esempio, in ambito culturale e accademico), credo che ogni musicista sia influenzato profondamente dalla scena o dalle scene musicali con le quali entra in contatto; tutto questo, ovviamente, riaffiora nel modo in cui si scrive e interpreta la musica, e nella maniera in cui la si condivide.
Porterete “Forests” live? Pensi che i brani cambieranno nel corso delle esecuzioni?
Sì! I brani cambieranno sicuramente – pur mantenendo le loro specificità – ed eseguiremo anche alcune composizioni inedite. Il tour di presentazione di “Forests” partirà il 12 febbraio a Oslo, per poi toccare Langhus (Norvegia), Berlino, Parigi, Porto. Per il pubblico italiano, saremo anche a Milano, precisamente domenica 23 febbraio alle 18:30 – ultima data del tour nella splendida cornice di Casa da Paes. Vi aspettiamo!