18 gennaio 2019
Tra i luoghi classici del jazz milanese (e non solo) la libreria Birdland occupa una menzione speciale; attiva dai primi anni ‘80, è da sempre un punto di ritrovo di insegnanti, studenti e appassionati di jazz. Abbiamo intervistato la titolare, Angela Filiberti, che ci ha accolti insieme ad Attilio Gusmaroli.
Di Eugenio Mirti
Come nasce la libreria Birdland?
Nei primi anni ‘80, da una idea di Attilio Zanchi che andando spesso a suonare all’estero (e non essendoci nulla del genere in Italia) aveva iniziato ad introdurre tutta la manualistica americana, in particolare quella delle Berklee; poi nel 1986 sono subentrata io. Mi piace dire che è l’unica libreria del mondo che riunisce in un unico posto tutta la manualistica jazz (ma anche pop rock e blues) di tutte le case editrici. Devo anche ringraziare i nostri clienti per il passaparola, la nostra ricchezza sono proprio loro, insieme a tutti gli insegnanti di musica dei conservatori e delle scuole private.
L’avvento del web ha portato crisi nel vostro settore?
Per noi non è sato un problema reale: soprattutto per quanto riguarda la didattica i ragazzi preferiscono il cartaceo; tra l’altro lessi una statistica di qualche anno fa realizzata negli Stati Uniti che sosteneva che le vendite di libri sono rimaste agli stessi livelli di dieci o quindici anni fa.
Quali sono i maggiori problemi nel gestire una attività come la vostra?
I problemi esistono a livello mondiale: sintetizzando, non c’è più democrazia sul web rispetto ai grandi colossi e collettori, che poi non sono neanche veri negozi, e creano una concorrenza non alla pari. Una volta esisteva il concetto della non concentrazione, ora la realtà è cambiata e questo è un problema globale.
In secondo luogo fino a dieci anni fa i ragazzi venivano in libreria, guardavano, passavano tempo a sfogliare i libri e così via; oggi si lavora soprattutto con internet, e per noi se vuoi è più facile, ordinano e noi spediamo, ma si è perso l’aspetto sociale.
Qual è il best seller della libreria?
Non ce n’è solo uno; direi che la versione in italiano di The Jazz Theory Workbook di Mark Levine però è un classico.
Trent’anni dietro al bancone; quale sogno vorresti ancora esaudire?
Ce l’avevo! (ride, NdR): la libreria che parla, cioè unire le librerie non solo di musica in un unico grande network dove chi ha bisogno in automatico può parlare e vedere la persona con cui parla e chiedere consigli. I ragazzini sono timidi, vengono col telefonino con i libri che l’insegnante gli ha consigliato e non curiosano più tanto.
Quali sono i tui dischi preferiti?
Bill Evans!
La costituzione delle aree jazz nei conservatori è stata utile per la vostra attività?
Ha avuto un impatto molto positivo: del resto, gli insegnanti hanno studiato sui libri e vogliono far studiare sui libri.
Come potrebbero le istituzioni aiutare la vostra attività?
A livello locale il Municipio I e l’attuale amministrazione, nella persona di Luca Foschi, stanno cercando di coinvolgere le librerie organizzando degli eventi e promuovendoli sul loro sito gli eventi. A livello nazionale è stato ottimo il bonus docenti e la app 18 per i ragazzi, che speriamo continui.
Come festeggerete i quarant’anni?
Magari continuando all’infinito!