
21 settembre 2017
Mauro Bottini è un sassofonista che sul suo territorio, Alatri [FR], è straordinariamente attivo sul fronte concertistico ma anche in veste di educatore e promoter. Lo intervistiamo per saperne di più.
Di luciano Vanni
Cosa significa fare la professione del musicista jazz e vivere, e operare, in provincia? Quali sono le difficoltà, e quali le opportunità?
Fare il professionista del jazz in provincia non è sempre facile. Vuoi per mancanza di luoghi dove si può fruire del genere jazz e moderno, per mancanza di altri festival (AlatriJazz è unico nel panorama di festival di una certa rilevanza) e vuoi per mancanza di interlocutori. Le difficoltà sono molte poiché bisogna quasi ed esclusivamente accettare ingaggi fuori provincia nelle città e sopratutto a Roma. Le opportunità sono abituato a crearle sempre e comunque con umiltà, passione e coraggio..
Hai da sempre manifestato una grande attenzione all’attività di educatore. Cosa significa insegnare a suonare, e ad amare, il jazz? Quali sono le più grandi soddisfazioni che hai vissuto?
Ho sempre amato essere un educatore, un maestro, poiché ritengo il confronto con i giovani sia sempre migliorativo e anche perché dobbiamo passare di mano il testimone delle nostre conoscenze musicali ai giovani che s’impegnano e studiano con passione. Questo i miei allievi lo percepiscono e per fortuna seguono costantemente i miei corsi musicali estivi e invernali. Suonare il jazz per me vuole dire ‘libertà’. Quindi in qualche modo insegno agli allievi a essere liberi. Le soddisfazioni musicali ne ho avute molte, grazie all’impegno ma le più grandi le sto avendo in famiglia, infatti il mio primo figlio Francesco si è appena laureato in economia e ora sta affrontando la specialistica in LUISS a Roma. Questo, sì, mi inorgoglisce. Aspetto le altre gioie dal mio secondo figlio Alessandro.
Ad Alatri sei anche attivo come promoter attraverso Alatri Jazz, che quest’anno ha compiuto la sua XV edizione? Come nasce questa idea? Cosa è accaduto in questa ultima edizione? Che tipo di festival è, Alatri Jazz, a livello organizzativo e di proposta artistica?
AlatriJazz è il mio vanto assoluto. Ho diretto varie manifestazioni e creato vari festival ma ad Alatri ho concentrato tutto ciò che posso mettere in campo: amore, passione, umiltà, coraggio, ciò che ne è conseguito è AlatriJazz, International Festival and Masterclass of Jazz. Dal 2003 un successo dietro l’altro sia come festival e sia come masterclass: grandi ospiti, grandi artisti, bravissimi allievi, tante storie da raccontare. L’idea mi nacque nel 2003 anno della sua prima edizione e ora alla sua XV edizione la passione è rimasta intatta. Tutti gli artisti dalla prima edizione all’ultima sono stati bravissimi e quindi non mi piace mai dire chi è stato più bravo dell’altro ecc. Tutti bravissimi. Un plauso anche ai docenti delle masterclass che insieme al sottoscritto hanno impartito ore ed ore di lezioni di jazz e musica moderna.
Alatri Jazz, tanto ribadire la tua anima da educatore, vanno in scena le masterclass. Ci puoi raccontare come sono organizzate?
Le master di AlatriJazz nascono dalla mia idea di creare uno zoccolo di appassionati, fruitori, che sappiano riconoscere l’idioma del jazz. Tutti possono organizzare un festival ma le masterclass hanno bisogno di didattica, impegno, conoscenza e queste qualità io intercetto tra i musicisti che chiamo a svolgere i docenti. Sono organizzate come una vera e propria scuola, orario puntuale, lavagne, video, filmati, leggi, spartiti, musica, e tanto, tanto studio sempre con grande simpatia e felicità.
Sempre sul fronte della didattica, sei tra i protagonisti dell’Accademia di Musica Charlie Parker. Come e quando nasce? Che tipo di offerta programma?
L’accademia di Musica Charlie Parker, da me fondata appena diplomato in conservatorio nel 1987, ogni anno registra un crescendo di allievi, di corsi e di gioia. Oggi ha una sede anche a Frosinone e a Roma.
E per finire la tua attività da performer. Da poco è uscita la ristampa di “By Night”, registrato alla guida del tuo quartetto. Ci racconti qualcosa del tuo gruppo, della tua idea di musica e del tuo repertorio?
La mia attività di performer si basa su un raggio a 360 gradi. Mi muovo verso ogni direzione poiché ritengo che un musicista debba fare musica: non mi piacciono le etichette ma adoro il fatto di essere vario sia negli stili che negli strumenti che suono (sax tenore, soprano me alto, clarinetto). “By Night” è il mio sesto CD da solista e l’ho inciso con musicisti molto bravi quali Antonino Zappulla al pianoforte (e co-compostitore con me di diversi brani), Marco Massimi al basso elettrico e Cristiano Coraggio alla batteria; e poi c’è il contributo prezioso come guest star di Rocco Zifarelli alla chitarra elettrica. L’album “By Night” è stato subito un grande successo e lo dimostrano le vendite attestato intorno alle mille copie ed è, in questo momento, in ristampa per la crescente richiesta del mercato. I concerti che ne sono conseguiti hanno sempre un folto pubblico che ci segue e ci apprezza. Noi amiamo divertirci sul palco con proposte molto variegate, infatti la nostra musica è stata definita più volte molto newyorkese, dal blues al funk, al jazz alle ballad sempre con bellissimi temi e con melodie molto riconoscibili e improvvisazioni mai fini a sé stesse. Grandissime doti improvvisative del quartetto che si fondono sempre in un grande groove molto apprezzato dal pubblico e dalla critica.
E ora raccontaci tre tuoi desideri: i tuoi sogni nel cassetto.
I miei desideri sono la salute per me e per la mia famiglia. Spero sempre in bene per la mia bellissima moglie Antonella (insegnante) i miei figli Francesco e Alessandro. E poi c’è un sogno recondito: quello di diventare anche un attore.