1 aprile 2018
Andrea Bozzetto ha appena pubblicato il disco Born To Be Why con gli Edna; l’abbiamo intervistato.
Di Eugenio Mirti; fotografie di Leonardo Schiavone
Come sei diventato pianista di jazz?
Sono cresciuto in una famiglia che mi ha proposto un buon ambiente musicale; mio papà suonava l’organo e fin da piccolo mi ha permesso di ascoltare un po’ di tutto, era appassionato di jazz, mi faceva ascoltare i dischi e me li spiegava: ho cominciato così ad appassionarmi sia al jazz sia alla musica classica.
Che percorso di studi hai fatto?
Ho iniziato da autodidatta avendo gli strumenti in casa; poi ho approfondito portando avanti gli studi classici e parallelamente quelli di jazz, prima con Palmino Pia e Aldo Rindone, poi per tanti anni con Franco D’Andrea.
Quali sono i tuoi progetti musicali?
Uno è Edna, che è il trio con Stefano Risso e Mattia Barbieri; per questo disco che è uscito il 9 febbraio per Auand suono sostanzialmente il Rhodes. Il gruppo è circa tre anni che lavora insieme, e abbiamo scelto per questo progetto il sound più elettrico; i brani sono miei o di Stefano Risso, o scritti insieme, e ci sono alcune riletture.
Come lavori alle composizioni?
Il processo è del tutto casuale: le idee arrivano quando vogliono, ma allo stesso tempo lavoro intorno allo stesso spunto anche per molto tempo; parto da qualcosa che mi stimola, un ciclo ritmico, una sequenza di intervalli, e così via. Sono molto interessato all’aspetto ritmico e poliritmico, così come a quello armonico e intervallare.
Internet e la musica: un regalo prodigioso o una maledizione?
Ho vissuto quell’era in cui si facevano arrivare metodi per posta, dagli amici, e cose del genere; l’accesso a tutte queste fonti, che prima erano irraggiungibili, è assolutamente positivo; anche il fatto di poter contattare più persone è ottimo. Allo stesso tempo c’è qualcosa che mi inquieta, perché poi l’asticella viene sempre più alzata, forse non tutti abbiamo la possibilità di poter condividere così tanto, il sistema non è davvero democratico.
Perché realizzare un CD?
Lo vedo come fissare del materiale per poi andare avanti: la storia del cammino artistico che ci ha portato sin qui, si documenta il lavoro fatto e rimane dunque un valore prezioso.
Quali altri progetti hai?
Sto lavorando a del materiale in pianoforte solo, ma è un lavoro che prendo con calma: è un processo di studio e ricerca che poi inevitabilmente porterà ad una registrazione, ma non mi sto dando dei tempi. Con Edna abbiamo in programma un progetto su Wayne Shorter per quartetto d’archi e trio.
Un desiderio che esaudiresti se avessi una bacchetta magica.
Mi piacerebbe continuare ad approfondire e studiare; quando studio ascolto, naturalmente, e ascolto un po’ di tutto; Jason Moran per esempio, oppure Craig Taborn, Vijay Iyer, continuo a seguire anche Franco D’Andrea; anche musica classica contemporanea, di recente ho apprezzato molto Luciano Berio, che è un gigante.