9 gennaio 2019
I Mangroovia hanno appena pubblicato il loro nuovo, omonimo, EP: li abbiamo intervistati.
Di Eugenio Mirti
Cosa significa il curioso nome del gruppo?
Si è curioso; quando ci siamo conosciuti circa quattro anni fa frequentavamo tutti il conservatorio di Bologna e qualcuno aveva l’abitudine di chiamare qualsiasi persona “Man”. “Hey Man!”, un inglesismo che proviene per lo più dai musicisti americani come per dire “Hey amico”. Quello che è sicuro è che a noi piacque particolarmente, tant’è che ora ci fa strano chiamarci per nome, ed è diventata un’abitudine.
La parola “Groovia” invece deriva dalla coincidenza lessicale della “Mangrovia”, una formazione vegetale che si sviluppa sui litorali bassi delle coste tropicali i cui cespugli sono del tutto simili ai capelli del frontman; non da meno è la somiglianza con la parola “Groove” che in musica denota un certo modo di portare il ritmo e di far musica. Mangroovia è l’unione di queste due parole mantenendo la doppia “o” per ricordare il “groove” che è dentro ogni composizione.
Chi sono gli artisti che più vi hanno ispirato?
Sicuramente il bagaglio culturale musicale è differente in ognuno di noi. Ogni volta che componiamo un pezzo ci ispiriami a differenti artisti, ognuno di noi ha un’esperienza musicale e artistica pregressa. Nella musica più colta c’è tutto il filone della storia musicale del jazz il cui studio, attraverso i grandi del passato, ci ha fornito la capacità di creare musica professionalmente. Guardando soprattutto ai nostri giorni ci vengono in mente artisti come Thundercat, Gotye, J dilla, Tame Impala, Little Dragon, Hiatus Kaiote, Robert Glasper Experiment.
Come lavorate a composizioni e arrangiamenti?
Può capitare in alcuni casi che l’improvvisazione in sala prove possa portare a composizioni originali. Di solito quando siamo tutti insieme si provano idee già ragionate; Vincenzo Destradis e Simone Pizzi sono i compositori principali, e abitando nello stesso condominio spesso si trovano assieme ideando l’impalcatura generale di un’idea.
Quando siamo in sala prove invece si possono rimescolare le carte in tavola modellando la struttura del brano, la ritmica del basso e della batteria, la scelta armonica che può spesso variare e questo grazie al contributo fondamentale degli altri elementi del gruppo. Per fare un esempio Golden Cage, il nostro primo singolo, ha una impalcatura nella prima fase del brano ragionata molto a “tavolino”. La seconda l’abbiamo ideata per lo più suonando insieme in sala prove.
Come definireste la vostra musica per chi non vi conosce?
Dare una risposta esauriente è forse impossibile. Siamo un gruppo di musica originale che si è sempre posto l’obiettivo di portare musica nuova e raggiungere un giorno un nostro mercato. Un requisito essenziale oggi giorno per poter essere ascoltati da molti è avere una vena Pop. Da una parte conviene, ma prima di tutto lo si fa per passione! Questo è il primo elemento.
D’altro canto se si vuol raggiungere originalità e personalità musicale in modo da essere unici allora dobbiamo essere “indipendenti” dai connotati musicali comuni; detto questo, la nostra musica lega diversi generi e stili dal Beat all’hiphop, dalla dance al soul, fino a toccare la psichedelia e colorando il tutto in un prodotto Pop. Di sicuro non si può trovare una definizione.
Quando arriverà un album intero?
Abbiamo appena registrato il nostro secondo Ep in piena autonomia: ci sono soprattutto i brani composti nel primissimo periodo della nostra attività musicale; stiamo ancora lavorando su i nuovi brani ma possiamo dire che non manca molto per definire l’album, e la maggior parte del nuovo repertorio lo potrete ascoltare venendoci ad ascoltare nei live!
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