
Il nuovo appuntamento con “Inside the Score”
Nuovo appuntamento con la rubrica Inside The Score: abbiamo chiesto ad alcuni dei musicisti più emblematici della comunità jazzistica italiana di raccontarci una loro composizione. Buona lettura.
Di Federico Missio; a cura di Eugenio Mirti
Freakin’ out è la terza traccia originale dell’omonimo CD della mia prima fatica in trio, che vee me al sax tenore, Mattia Magatelli al contrabbasso e Jacopo Zanette alla batteria.
Lo spunto più generale dell’intera opera era quello di individuare una scrittura ed un linguaggio improvvisativo per così dire “ibridi”, punto di intersezione delle mie maggiori influenze, che possono essere ricondotte tanto alla cultura afroamericana che a quella europea e non solo di area jazzistica. Alcuni temi e trame armoniche sono talora ispirate infatti a suggestioni quasi minimaliste e novecentesche (Wisdom Window), altre volte (con la ballad Marbles) ad un gusto evocativo più poetico-cinematico. Nondimeno sono altresì presenti chiari riferimenti tanto al jazz tradizionale che al post.bop contemporaneo, più ritmico e concettuale.
Nello specifico Freakin’ out è un brano che ammicca soprattutto alla cultura d’oltre-oceano. Strutturato secondo la tradizionale forma AABA, di cui la sezione A (funk) è di 10 misure e la B (swing) di 16, nasce dall’intenzione di sintetizzare proprio le maggiori suggestioni ritmiche della Grande Mela, città rispetto alla quale mi sento, anche se indirettamente, ovviamente forte debitore.
Mentre la sezione A è ispirata alla frenesia metropolitana e ad un gusto figurativo geometrico tipico dei grattacieli e dei loft new yorkesi (il tema è realizzato per l’appunto secondo l’unico modulo melodico concatenato e reiterato per quarte della triade aumentata), la sezione B consiste in un’incalzante divagazione swing dalle tinte armoniche più sfumate, ma nondimeno variate sempre piuttosto repentinamente, secondo un approccio coloristico hard-bop non funzionale, che può forse ricordare le sonorità dure di certi dischi anni 90 dei fratelli Marsalis o di Joe Lovano.
La B si chiude infine con due misure in half time feeling ed una virata armonica piuttosto improvvisa, volta a creare un effetto “sorpresa” a suo modo ironico.
Tutto l’arrangiamento ritmico-armonico del tema è poi rispettato anche durante l’improvvisazione ad eccezion fatta della conversione di una misura di 6/4 in 4/4, per favorire una maggiore fluidità.
L’aspetto maggiormente stimolante ed impegnativo è consistito nella ricerca di un linguaggio individuale e di interazione che non vanificassero il carattere delle composizioni con tutti i relativi dettagli armonici, pur in mancanza di uno strumento solitamente preposto a farlo come la chitarra o il pianofortr. Sentivo che proprio quest’apparente contrasto avrebbe potuto suggerire una poetica stimolante, possibilmente utile al raggiungimento di un’identità sonora organica e consapevole.
La ricerca infine è equivalsa a gestire un sottile equilibrio contrappuntistico ritmico melodico, fatto di pieni e vuoti (soprattutto!) e ad evitare di cadere in una mera discorsività impulsiva quanto aleatoria. Nondimeno è occorso sviluppare questa modalità in modo che divenisse via via sempre più istintiva e naturale e non rappresentasse un forzato ostacolo alla creatività.
Mi ha fatto infine piacere che un grande artista, collega navigato che stimo profondamente, come Emanuele Cisi, che si è prestato gentilmente a curarne le note di copertina, abbia colto ed evidenziato perfettamente il senso del lavoro.
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