18 settembre 2017
Vincenzo Staiano ha firmato la XXXVII edizione del Roccella Jazz Festival, inaugurando un nuovo corso di un festival conosciuto e amato in tutto il mondo, e che si è sempre distinto per la creatività e singolarità del suo programma. Ma il Roccella Jazz Festival ha fatto parlare di sé – anche recentemente tramite un intervento pubblico di Ada Montellanico [presidente di MIDJ – Associazione Musicisti Italiani di Jazz] – per motivi extra-artistici: per una gestione amministrativa e contabile che negli ultimi anni ha penalizzato e creato disagi alla comunità jazzistica nazionale per ritardi o mancati pagamenti. Jazzit non vuole essere e non sarà un tribunale, e incontriamo Vincenzo Staiano per ascoltare il suo punto di vista, con il desiderio di ricucire un rapporto di collaborazione e fiducia con musicisti e addetti ai lavori; nella speranza che i musicisti abbiano ciò che gli spetta e che il festival ritorni, come ha fatto nell’edizione 2017, a esercitare pienamente il suo fascino.
Di Luciano Vanni
Il 24 agosto ha chiuso i battenti la XXXVII edizione del Roccella Jazz Festival, la prima che ti ha visto direttore artistico in solitaria, dopo aver cofirmato il programma con Paola Pinchera. Quale bilancio?
In termini di paganti si è in presenza di numeri da primato storico come quello degli abbonamenti. Anche sul piano artistico i risultati sono stati lusinghieri a detta di quelli che vi hanno partecipato. Infatti, sono state molto apprezzate alcune produzioni originali imperniate sulla figura di Rino Gaetano e curate da Giovanni Tommaso e Massimo Donà e alcune prime assolute per l’Europa come quelle di Jonathan Finlayson & Sicilian Defense e il Roccella Quartet che si è formato a Roccella ed era composto da Alexander Hawkins, Sabir Mateen, John Edwards e Steve Noble. Molti i nuovi talenti e successo scontato di gruppi guidati da musicisti come Tuck&Patti, Antonella Ruggero, Antonio Faraò, James Taylor, Luca Aquino (che è salito sul palcoscenico di Roccella dopo un fermo di due mesi), la Med Free Orchestra, Tino Tracanna e Claudio Cojaniz.
Roccella Jazz ha una storia al tempo stesso nobile e tempestosa. I trentadue anni di direzione artistica di Paolo Damiani hanno reso questo evento uno dei più prestigiosi al mondo ma sono noti alla cronaca anche le tante lettere aperte dei musicisti (si ricordi quella di Max De Aloe nel 2013) per i mancati, o ritardati pagamenti, e anche recentemente, per voce di Ada Montellanico – presidentessa dell’Associazione Musicisti Italiani di Jazz – si è registrato una grande agitazione sui social che ha coinvolto decine e decine di artisti che reclamano il saldo dei proprio cachet. Possiamo sapere come è stato possibile arrivare a questo punto?
Permettimi, innanzitutto, di precisare (senza voler togliere meriti ad alcuno) che per molto tempo il Festival, organizzato, sin dagli esordi, dall’Associazione Culturale Jonica, presieduta dal compianto sen. Zito, ed oggi, invece, gestito dal Comune di Roccella, è stato diretto da un comitato artistico formato, a fasi alterne, dalle seguenti persone: Paolo Damiani, Antonio De Rosa, Marcello Fagnani, Paola Pinchera e il sottoscritto (rigorosamente in ordine alfabetico). La prima edizione, invece, è stata curata da Adriano Mazzoletti nel 1981. Sono stati pochi gli anni di direzione unica, per il resto c’è stata sempre una forma di conduzione collegiale. Credo significhi qualcosa il fatto che, prima di uscirne, sia stato sempre io il rappresentante del Festival all’interno del Europe Jazz Network.
Ma Veniamo alla mia domanda sulle difficoltà finanziarie.
Ritengo opportuno sottolineare che tali questioni sono state spiegate in più occasioni dal compianto Sen. Sisinio Zito che è stato il fondatore, il Presidente e il legale rappresentante delle due associazioni che organizzavano il Festival (sono state sciolte dopo la sua scomparsa, perché si è rivelato molto complicato mandarne avanti la gestione. Ciò ha comportato anche la rinuncia al finanziamento triennale del MIBACT assegnato all’ACJ, perché non poteva essere trasferito al Comune. Anche quello era il risultato di un concorso vinto al quale avevo collaborato alla redazione del progetto). Gli articoli che riportano gli interventi del senatore possono essere presi in visione sul profilo ufficiale del Roccella Jazz Festival. E’opportuno ricordare che l’ACJ-ONLUS, oltre a Roccella Jazz, organizzava tre stagioni concertistiche (Cosenza, Reggio Calabria e Locride), attività didattiche, cinematografiche, teatrali, convegni e mostre. Ha prodotto addirittura anche un evento sportivo di grande successo denominato “I giochi ionici”.
Di fatto, c’è un pezzo di comunità artistica nazionale che chiede di essere pagata per il suo lavoro. Cosa è accaduto? Perché il festival di Roccella Jonica non ha onorato i suoi impegni nei confronti dei musicisti?
Posso dire che sono state causate da alcuni mancati pagamenti da parte di enti che finanziavano il Festival, da cui sono derivati problemi di natura fiscale e previdenziale. Si trattava di contributi consistenti (è ancora viva la memoria di circa 250 milioni delle vecchie lire fatti sparire in una notte con un decreto, a festival già fatto. In quel caso si è consumata una specie di vendetta politica). A causa di queste vicende alla fine della prima decade del 2000 era maturata l’idea di chiudere il Festival, come si era fatto con altre attività organizzate dall’ACJ, ma alla fine si desistette per non disperdere il valore anche simbolico e storico del Festival, cercare di rispettare gli impegni presi e anche perché la Regione Calabria aveva avviato un bando per il finanziamento dei grandi eventi. Nonostante il Festival si sia sempre collocato in posizione utile nei vari bandi, non vi è mai stata corrispondenza tra le risorse promesse e quelle effettivamente erogate. In sei anni, secondo stime fatte da consulenti dell’associazione, si pensa siano venuti a mancare circa 600.000 euro di finanziamenti dovuti. Si tratta di saldi (non interamente corrisposti) di 6 edizioni del Festival che sono state, però, realizzate secondo i programmi preventivati. La causa primaria è stata un interminabile contenzioso sulla rendicontazione. A ciò si sono aggiunti conseguenti difficoltà causate dalla necessità di pagare cartelle importanti a Equitalia, INPS e SIAE, per non correre il rischio di vedersi bloccati i finanziamenti. Infine, l’assenza di sponsor di portata nazionale, nonostante la storia ed il livello qualitativo del Festival. Solo la tenacia del Senatore Zito, che ha sempre creduto nell’importanza fondamentale del Festival come strumento di promozione di un territorio disagiato, e di crescita per il jazz europeo ed italiano, non esitando in più occasioni a mettere a disposizione risorse personali, ha consentito al Festival di proseguire. E’ mia opinione che lo stress causato da questa situazione abbia contribuito a minare la sua salute e a portare a una sua prematura scomparsa.
Il 21 luglio 2017 il festival del jazz di Roccella, tramite una nota del Dirigente generale della Regione Calabria, ha meritato un finanziamento di 600mila euro di contributi per sostenere tre anni di attività: dimostrazione che l’evento è ancora una risorsa della regione e che è stato premiato il suo piano artistico.
Il Comune di Roccella Jonica ha preso la decisione di organizzare la XXXVII del Festival solo dopo che si è appresa la notizia del finanziamento da parte della Regione Calabria ai primi di agosto. Prima era tutto fermo. Infatti, non avendo il Comune risorse finanziarie sufficienti da poter farsi carico di una manifestazione di tale portata ha dovuto affidarsi al bando grandi eventi promosso dalla stessa regione. A giugno è stato presentato un progetto al quale io ho collaborato come consulente del Sindaco e potenziale direttore artistico. Mi sono occupato della parte artistico-programmatica e storico culturale. Il progetto si è classificato tra i primi cinque in una graduatoria che registrava 15 concorrenti, tra i quali figuravano i più grossi comuni calabresi. Dopo la pubblicazione del decreto, alla fine di luglio, ci sono state solo due settimane a disposizione per preparare tutto e, malgrado ciò, si è registrata una grande partecipazione di pubblico.
Sarà possibile concordare un saldo dei pagamenti con tutte le agenzie e musicisti ancora coinvolti, così da guardare al futuro con rinnovato spirito collaborativo con la vostra comunità di artisti e appassionati?
Sarebbe bello poter fare quello che dici tu. Infatti, ho posto il problema ma mi è stato detto che un ente pubblico che riceve un finanziamento non può distogliere fondi per pagare debiti pregressi fatti da un’associazione privata. Personalmente, sono molto amareggiato da questa situazione e spero si possa trovare una soluzione. Comunque, qualche possibilità c’è. Sono venuto a conoscenza del fatto che esiste una sentenza del Consiglio di Stato a favore della sciolta ACJ –ONLUS per un finanziamento dovuto e mai concesso a causa dell’ostinazione di un burocrate. Con questo recupero di fondi (si tratta di circa 40.000 euro) si potrebbero pagare alcuni debiti pregressi. Purtroppo, non ho alcun titolo per poter intervenire, ma ho già informato chi ha il potere di farlo. Lo stesso discorso potrebbe valere per i crediti che non sono stati riscossi per problemi di rendicontazione. Potrebbe esserci un atto di benevolenza da parte della Regione Calabria. A mio avviso, la vicenda del Festival dovrebbe indurre a riflettere su alcuni aspetti delle politiche di finanziamento alla cultura: è fondamentale che chi organizza possa contare su tempi di deliberazione e di erogazione dei finanziamenti che consentano un’adeguata pianificazione, le necessarie attività di comunicazione, ed il saldo tempestivo di artisti e fornitori. Inoltre, è indispensabile che le risorse promesse coincidano con quelle effettivamente disponibili e versate dagli enti finanziatori agli organizzatori.
Veniamo al futuro. Forti di questo piano triennale di finanziamento: quali sono i vostri desideri? Quale sarà la Roccella Jazz del futuro?
Intanto, consentimi di dire che senza il nostro successo il jazz italiano avrebbe sicuramente perso qualcosa, visto che gli altri progetti concorrenti al bando regionale erano imperniati su altre attività. I nostri desideri? Molti sostenitori sono indignati per il modo in cui sono stati portati avanti certi attacchi contro il Festival e insistono nell’idea di fare di Roccella Jazz una manifestazione con soli musicisti stranieri (rispettando la quota di musicisti calabresi prevista dal progetto, ovviamente). Benché sia ovvio che chi ha lavorato abbia diritto di essere pagato, coloro che lanciano attacchi dovrebbero ricordare che il Festival offre opportunità importanti di ascolto e visibilità ai jazzisti italiani da trentasette anni, vale a dire sin da tempi in cui l’espressione “jazz italiano” era un ossimoro alle orecchie dei più. Questo è un aspetto che sarà valutato nella sede appropriata. In ogni caso, il piano triennale prevede uno sguardo a ovest, incentrato sugli italo-americani. In questa direzione ci muoveremo.