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Rinky Tinky Jazz Orchestra: l’intervista a Giuseppe Russo

Rinky Tinky Jazz Orchestra: l’intervista a Giuseppe Russo

28 gennaio 2020

È uscito qualche settimana fa “Dreamers”, il nuovo album della Rinky Tinky Jazz Orchestra, che verrà presentato live con un grande evento al Parco della Musica di Roma il prossimo 31 gennaio. Abbiamo intervistato il leader del progetto, Giuseppe Russo.

Di Eugenio Mirti

Come nasce  la Rinky Tinky Jazz Orchestra?
Dalla mia esigenza personale di provare a fare qualcosa di mio; mi sono sempre chiesto qual era il mio sogno e punto di arrivo, e mi sono risposto così: prendere una band fatta principalmente di amici e musicisti bravissimi, realizzare musica divertente e impegnativa e suonarla nei palchi più belli del mondo… se devi sognare, almeno il sogno deve essere tosto!

Avete realizzato molti video live in studio di altissimo livello.
L’idea della big band l’ho avuta tanto tempo fa; essendo anche il produttore esecutivo del progetto  ho dovuto aspettare di avere il budget per realizzarlo; il gruppo è giovane, è composto da professionisti  dai 25 ai 52 anni, non avevo tempo e voglia di fare la gavetta e così ho pensato di uscire con questi video live. Abbiamo iniziato con delle cover in italiano, stravolte a nostro gusto, e in “Dreamers” ci sono quattro brani originali. Nel 2020 rientreremo in studio e la maggioranza dei brani saranno originali.

Il sound strizza l’occhio all’acid jazz e al funk, forse un genere snobbato dai puristi ma amato dal pubblico.
Sono d’accordo con te: nell’album dei Rinky Tinky puoi avere il funk tirato, la ballad, il brano black elegante e così via. Rispecchia esattamente ciò che sono io: eclettico, mi piace spaziare e cambiare.
Forse in Italia si ha paura dell’investimento per un progetto di questo tipo, ma c’è anche poco coraggio nel provare a far qualcosa di innovativo.  Quello che ho voluto fare è utilizzare la tecnologia contestualizzandola in un discorso musicalmente “analogico”, per esempio gli studi di registrazione che abbiamo scelto in maniera da permetterci di suonare tutto live.

Perchè questo nome curioso?
Ci chiamiamo Rinky Tinky perchè abbiamo – come tutti – visto gi Aristogatti; durante la scena celebre del brano “Tutti quanti voglion fare il jazz” in inglese viene ripetuta spesso  la frase onomatopeitica “rinky tinky” e viene conseguentemente  inquadrato il batterista che suona il piatto ride… il nome perfetto!

Quali sono i programmi del futuro?
Principalmente portare in giro il gruppo per suonare live; abbiamo  tra qualche giorno l’evento del 31 gennaio al Parco della Musica, e ne sono molto contento; chiaramente parallelamente all’attività live entreremo in studio per il nuovo album.

Chi vuole seguirvi dove vi trova sul web?
Sul sito www.inkytinkyjazzorchestra.com e sul canale Youtube!

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