
26 luglio 2023
Iniziamo oggi il racconto del festival “Gezziamoci 2023”, il festival organizzato dall’Onyx Jazz Club e con la direzione artistica di Luigi Esposito e Kevin Grieco, giunto quest’anno alla sua 36esima edizione, che con la sua programmazione estiva toccherà tutta la Basilicata, con sette mesi di musica, più di cento artisti e cinquanta progetti che andranno in scena nei palcoscenici naturali di quindici comuni diffusi su tutto il territorio lucano.
a cura della redazione di Jazzit
La chiamano “la Perla del Tirreno”, forse perché incastonata tra le rocce e i boschi, come su una tiara regale: per raggiungerla devi guidare su strade a due corsie che si attorcigliano verso l’alto, mentre gli alberi, le piante, le pietre dei muretti e le piccole frazioni abitate ti sfilano accanto.
Più ti avvicini e più il verde intenso dei boschi lascia il passo alla roccia color antracite imponente, aguzza e minacciosa, sul ciglio della strada; se giri la testa però gli occhi si tuffano nel mare. Il mare, placido, ti richiama dal basso e per un momento, forse, puoi scoprire cos’è il canto delle sirene di Ulisse.
Nella mia testa, e nel mio cuore soprattutto, Maratea è il luogo più vicino al Paradiso terrestre, per come anni di catechismo lo hanno raccontato: per me che vengo dallo Jonio questo mare così blu e queste rocce così grigie sono un esotismo fuori porta, le grotte marine del Golfo di Policastro, per chi viene dalle morbide spiagge dello Jonio, sono la rappresentazione della parola “mistero”: ti chiamano con una voce di velluto blu verso acque fresche, limpide e profonde.
Sono arrivata a Maratea di pomeriggio, mentre l’anticiclone africano iniziava a prendersi l’Italia: sole, caldo e maioliche hanno accompagnato i miei passi verso il Giardino delle Arti; il primo concerto di Gezziamoci in giro per la Basilicata sarebbe stato accompagnato dalle corolle di agapanto africano mosse dalla brezza marina. Intorno, il silenzio della controra meridionale.
La luce del sole, così piena e potente, mi schiacciava verso i muri del convento, sono entrata e i miei passi risuonavano sul pavimento intorno al chiostro, fresco di piante e muri imbiancati. Le sedie già allineate sulla terrazza affacciata sul paese, il soundcheck in corso, le ortensie, il sole accecante, la magnolia e l’albero di noce protettori dell’ombra, non so come spiegare il senso di pace e intimità che ci avrebbe accompagnati per tutta la serata, una pace che abita il convento sin dalla sua costruzione, avvenuta nel XVII secolo.
Non so bene quanto tempo sia passato, fino a quando il sole ha cominciato a nascondersi dietro il promontorio: la luce ha iniziato a diventare sempre più morbida, velata, l’azzurro ha abbracciato l’arancio della prima sera e Francesco Diodati si è seduto di spalle al mare, iniziando a sonorizzare il tramonto nell’atmosfera rarefatta che accompagnava la fine del giorno.
Non è stata improvvisazione quella di Diodati, è stato semplicemente il racconto del movimento dell’anima in una sera d’estate in un giardino protetto dalle montagne e sorretto dal mare. Chitarra acustica ed effetti, il suono della chitarra si è confuso con il garrito degli uccelli in volo, il pubblico salito fino in cima, nel giardino che domina il paese e si prende il fresco della sera, si è seduto in silenzio, attento, una giovane coppia è arrivata con la salsedine tra i capelli. Due bambini giocavano tra le piante, ho visto volare le rondini al tramonto, insieme alla brezza di una musica fatta per loro.
E quando il blu della notte ha preso possesso del cielo, Saverio Pepe e Pierdomenico Niglio hanno elettrificato Franco Battiato, Venere intanto si è accomodata proprio sopra la cima della magnolia e una bambina seduta accanto al nonno seguiva il ritmo con i ricci sciolti sulle spalline del vestito di sangallo.
Sabato 15 luglio, nel Giardino delle Arti a Maratea, si sono esibiti il chitarrista Francesco Diodati, con un progetto dedicato alla splendida cittadina, ricco di spunti sonori affidati alla libera improvvisazione, e il cantante Saverio Pepe, affiancato da Pierdomenico Niglio, con il progetto “Pepe canta Battiato”.
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