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Passacaglia<br/>Intervista a Ermanno Novali

Passacaglia
Intervista a Ermanno Novali

12 ottobre 2018

Si intitola Passacaglia il nuovo album di Ermanno Novali pubblicato da Emme Record Label L’abbiamo intervistato.

Di Eugenio Mirti

Perché il curioso titolo Passacaglia?
Il titolo è stato scelto a partire da due brani dell’album (che si intitolano appunto Passacaglia n.1 e Passacaglia n.2) composti proprio come delle Passacaglie, ovvero danze antiche di origine spagnola dal carattere severo e dal tempo lento. Però la suggestione del titolo ci è piaciuta anche perché richiama un ambito musicale non jazzistico ma classico e antico, che ritroviamo anche nell’album. Inoltre Passacaglia è un termine suggestivo perché comunque molto ambiguo: sono molto diverse tra di loro le musiche che hanno come titolo questo termine, sin dalla musica antica per arrivare a quella del XX secolo con un brano di Anton Webern; sono tutte accomunate da alcuni caratteri simili ma con grande libertà da parte dei compositori che l’hanno utilizzato per le loro opere. Un termine molto affascinante che ci è piaciuto utilizzare per il titolo dell’album.

Come lavorate alle strade espressive del trio (tra jazz e rock e improvvisazione estemporanea)?
A volte i brani partono dalla composizione di uno di noi oppure vengono scritti partendo da frammenti e da idee elaborate poi dal trio. Altre volte invece i pezzi prendono forma semplicemente dal suonare insieme, elaborando poi il materiale musicale che abbiamo suonato. In generale la scrittura dei brani dell’album ha subito un lavoro da parte del trio per cui ci piace pensare ad una scrittura anche collettiva oltre che del singolo autore. Nella scrittura interessa più che altro la corerenza estetica del brano e, poi, dell’album che accoglie i vari brani, senza preoccuparsi se le influenze del jazz e del rock, o di altri linguaggi musicali che frequentiamo, si sentono nei brani: tutti noi abbiamo ascolti vari e che hanno formato il nostro modo di scrivere e suonare. L’improvvisazione estemporanea è presente in alcuni momenti dell’album e consente ai brani di prendere una forma diversa ad ogni esecuzione, oltre a quella fissata nelle registrazioni del disco, e rappresenta per tutti e tre una formula espressiva molto efficace da alternare alla scrittura o all’improvvisazione basata su strutture o forme

Come si è formato il trio? Quali sono le sue peculiarità?
Il trio nasce qualche anno fa nella formazione del disco con Luca Pissavini al contrabbasso e Matteo Milesi alla batteria, oltre a me al pianoforte, e, nel pensare ai musicisti del trio, ho scelto due musicisti eccezionali come loro proprio per l’intensità espressiva e le caratteristiche uniche di ciascuno: in sintesi credo che una peculiarità del trio sia di essere in grado di portare le influenze musicali di ognuno di noi (jazz, rock, progressive rock e musica indie) all’interno della formazione, cercando di armonizzarle senza tradirle e cercando di creare un suono il più possibile unico, unitario e identitario.

Perché la rilettura di The Boxer? Come avete lavorato all’arrangiamento?
The Boxer di Simon & Garfunkel è una canzone che ho sempre amato, con una musica bellissima e un testo molto forte, e l’idea di suonarla è nata sia dal rendere omaggio al brano sia semplicemente alla gioia di risuonarla con questo trio. L’arrangiamento si muove tra il rispetto della canzone originale, con la metrica e la melodia, e l’apertura all’improvvisazione partendo semplicemente da alcuni elementi di base del brano e senza forma o struttura predefinita, come si può sentire nello sviluppo del brano. L’arrangiamento è nato poi a sei mani suonando liberamente sul brano: ci emoziona sempre molto ogni volta risuonarlo.

Che cos’è il jazz oggi?
Il jazz credo sia oggi un’etichetta che racchiude un mondo molto ampio di musiche, davvero difficili da definire. C’è naturalmente tutta la parte aforamericana ma anche il jazz cosiddetto europeo e tutte le mille contaminazioni per cui è quasi impossibile etichettarlo. Probabilmente il jazz è accomunato oggi da alcune caratteristiche riguardo le forme, gli ensemble e l’improvvisazione, ma mi piace pensare alle varie musiche, autori e formazioni come uniche.

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