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Nasce la Sword Records: intervista a Roberto Spadoni
Photo Credit To Andrea Rotili

Nasce la Sword Records: intervista a Roberto Spadoni

20 marzo 2021

I lettori di Jazzit conoscono bene Roberto Spadoni, che ha collaborato a lungo con la nostra rivista ed è tornato a farlo proprio in questi giorni con una nuova rubrica. Chitarrista, direttore d’orchestra, arrangiatore, compositore, docente presso il Conservatorio di Benevento e presso Siena Jazz University, traduttore di testi internazionali e autore di due libri molto conosciuti e apprezzati (Jazz Harmony 1 e 2Volontè&Co. Editore): Roberto ha una personalità prismatica, con uno sguardo sempre diretto verso molte direzioni, impegnato su tanti fronti con un considerevole seguito. L’abbiamo intervistato per parlare di un’importante novità che lo riguarda.

di Luciano Vanni

Roberto, sei sempre immerso in tante attività. Ora c’è questa importante novità che risponde al nome di “Sword Records”: ce ne vuoi parlare?
Certo! Era da tempo che questo pensiero mi tornava in mente e alla fine, visto che questo periodo ci ha dato la possibilità di riflettere su tante cose, mi sono deciso. Grazie a questa nuova label potrò seguire interamente la filiera produttiva della mia musica: la composizione, la registrazione, la grafica, i testi di presentazione, la pubblicazione, la distribuzione fisica e digitale, la promozione e i comunicati stampa. La trovo un’idea molto eccitante per tanti motivi. Uno dei più importanti è il seguente: siamo immersi in un mare magnum, il web, in cui viene continuamente immessa un’infinità di dati; ciò da un lato permette la reperibilità di tantissimi contenuti in modo impensabile fino a un po’ di tempo fa, ma dall’altro rischia di renderli più indistinti e anonimi, come gocce nell’oceano. Proprio per questo motivo l’avventura della SWORD RECORDS è iniziata costruendo un contatto diretto con chi è interessato alla mia musica, tramite una newsletter periodica, il mio sito web, che rinnovo spesso e che vi invito a visitare (www.robertospadoni.com), e i canali social, in cui sono molto attivo. La risposta è stata finora ottima e incoraggiante, ma per fare un primo bilancio aspetterò ancora un po’ di tempo. In particolare, la newsletter mi ha permesso di instaurare un vero e proprio epistolario con tante persone, come succedeva una volta, in uno scambio intenso, e a volte anche intimo. Per iscriversi c’è un form da compilare nella homepage (www.robertospadoni.com/newsletter).

E con la SWORD RECORDS è nata anche la prima creatura: MAH. Raccontaci qualcosa.
MAH non vuole essere solo il nuovo cd di Roberto Spadoni, ma un vero e proprio atto di battesimo per la SWORD RECORDS. L’occasione che ha fatto scaturire questa registrazione è stato un concerto avvenuto a Ravenna qualche tempo fa. Avendo avuto l’occasione di poter condividere questa esperienza con musicisti di cui ho grande stima e a cui sono legato da una personale amicizia che si è protratta negli anni, ho proposto loro di registrare questo repertorio, il cui sound abbiamo costruito in alcune bellissime giornate passate insieme. Hanno partecipato a questa avventura Fabio Petretti (sax tenore & soprano), Paolo Ghetti (contrabbasso) e Massimo Manzi (batteria), oltre a me alla chitarra: con loro ho voluto cercare una dimensione più intima e di stretta condivisione, dopo tante produzioni orchestrali. Conoscendo bene i musicisti, ho potuto chiedere loro di entrare in questa musica con il giusto feeling, con tanto cuore, pensando a un colore caldo e avvolgente, ma all’occorrenza anche spiritoso e giocherellone: in poche parole, ho chiesto di fare del jazz insieme!
Le prove e le registrazioni sono avvenute a Cesena nello studio del chitarrista Luca di Luzio, che mi ha anche aiutato successivamente con mille consigli e premure in questa nuova avventura: Luca è così a tutti gli effetti un co-produttore dell’album.

Il titolo che hai dato al cd (e al brano di apertura) è enigmatico e sorprendente.
MAH mi è sembrato in linea con il difficilissimo periodo che stiamo attraversando, in cui sentimenti come l’indecisione, lo stupore, l’accettazione e l’adattamento (la cosiddetta “resilienza”) sono all’ordine del giorno. È un brano vivace e movimentato, contrariamente a quello che potrebbe far pensare il titolo, in cui succedono tante cose, ma forse nulla di definitivo. Vi è poi, come sempre nelle mie cose, un filo di ironia che non guasta mai.

Tu sei conosciuto, tra le altre cose, come arrangiatore e compositore per orchestra jazz. Come hai approcciato la stesura di brani per un quartetto?
Ho sempre pensato che la chitarra o l’orchestra fossero due bellissimi strumenti con cui potersi cimentare, l’importante è cercare di farlo con umiltà, onestà intellettuale, amore e passione. Quindi non vedo una differenza sostanziale nell’approccio. I brani contenuti nel CD sono tutti originali: è un repertorio in cui ho voluto esplorare le varie articolazioni della forma song, uno dei veicoli principali nella musica jazz. Alcuni brani hanno uno sviluppo apparentemente regolare, nelle classiche trentadue misure (per esempio Remore Morali, Borgo Antico o Girotondo), altri sono articolati in più sezioni (Imprevisti, Ce La Posso Fare), altri ancora contengono diverse sorprese formali (Fuga di Notizie, Buonanotte). La costruzione dei brani ha poi anche elementi timbrici, armonici, metrici o melodici che rientrano un po’ nei miei mood: il gioco, l’ironia, il divertimento devono sempre fare da contraltare al lirismo, alla poesia, al sentire più profondo.

Si sentono tante influenze nella tua musica, in questa pubblicazione.
Probabilmente sono quelle dei grandi maestri che ho sempre amato e studiato con passione: Thelonious Monk, Charles Mingus, Duke Ellington, Gil Evans, Miles Davis, George Russell, John Coltrane, Gerry Mulligan, Charlie Parker e tanti altri ancora. Gli abitanti del mio paradiso ideale, anche al di fuori del solco del jazz. Alcune ispirazioni o citazioni sono molto esplicite, alcune più nascoste, altre inconsapevoli o involontarie. Cose che succedono nel jazz!

Dove è possibile trovare MAH?
In molti luoghi reali o virtuali. La copia fisica è acquistabile direttamente dal mio sito web, ma sarà presto anche in distribuzione nei principali punti vendita. Proprio in questi giorni parte la distribuzione digitale: su Bandcamp e su tutte le più importanti piattaforme internazionali. Insomma, cercandolo si fa trovare senza difficoltà.

Un’ultima questione, a te che sei un didatta molto conosciuto. In una semplice sigla: D.A.D
La famigerata didattica a distanza! Certo, pensata sulla musica è paradossale, quasi assurda. Per chi studia musica, cosa c’è di più fisico, emotivamente coinvolgente, istruttivo del “fare insieme”, studenti e docenti, in un travaso di esperienza e saperi acquisiti sul campo? Eppure ci siamo dovuti adattare e reinventare un modo nuovo di apprendere e insegnare. Da questo punto di vista è stato anche stimolante, c’è stato un enorme aggiornamento di strumenti e metodologie, che ci hanno proiettato in dimensioni nuove. L’alternativa sarebbe stata abbandonare i nostri studenti fino a nuovo ordine, far naufragare un intero sistema formativo. Secondo me questo è impensabile, non possiamo permetterlo. Certo è dura, manca da morire il contatto diretto, il guardarsi negli occhi, respirare la stessa aria, percepire la crescita dei ragazzi sensorialmente. Il desiderio di tutti è che l’incubo finisca presto e ricominci il sogno a occhi aperti che ci ha sempre spinto nella vita: la musica, e il jazz in particolare.

Link utili:
Sito web: www.robertospadoni.com
Scopri di più su MAH: www.robertospadoni.com/mah
I libri: www.robertospadoni.com/books
Facebook: www.facebook.com/robertospadonijazz
Bandcamp: www.robertospadonimusic.bandcamp.com
Spotify: spoti.fi/2J0GgMR

 

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