Ultime News
Movimento e Musica<br/>Intervista a Nico Catacchio

Movimento e Musica
Intervista a Nico Catacchio

18 settembre 2019

L’intervista di Fabio Caruso al contrabbassista pugliese

“Kinesis” (AlfaMusic, 2019) è il titolo del nuovo album da leader di Nico Catacchio, raffinato contrabbassista qui in veste anche di compositore. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di questa sua ultima fatica.

Di Fabio Caruso

Ci puoi spiegare il titolo del disco?
Il termine kínesis in greco significa movimento, che nella musica, al contrario della staticità, è essenziale per poter dare delle emozioni. In questo lavoro ho voluto creare delle composizioni che trovassero proprio nel movimento la loro essenza.

Perché un disco dedicato a Michael Brecker?
Ci sono due album in particolare di Michael Brecker che amo profondamente, “Tales Of The Hudson” e “Pilgrimage”, che è l’ultimo che Brecker ci ha lasciato. Sono entrambi densi di musica, composta e improvvisata, e con una formazione che a me piace molto. Diciamo che questi album e il tipo di organico sono stati per me fonte di ispirazione. Tuttavia, ci tengo a sottolineare, il mio non è un omaggio a Michael Brecker e non contiene suoi brani. È un disco di musica originale che ho amato comporre e suonare e che ho voluto dedicare a chi l’ha in qualche modo ispirata. In ogni caso ritengo che Michael Brecker sia stato un grande compositore, oltre che un caposcuola come sassofonista.

Con quale criterio hai scelto i musicisti? Cosa ha significato per te collaborare con loro?
Per prima cosa ho riflettuto sul tipo di organico che ritenevo più adatto alle mie idee (un quintetto con sax e chitarra) e poi, con in mente la musica che volevo fare (all’epoca ancora in buona parte da comporre), ho pensato ai musicisti da coinvolgere. E devo dire di essere stato fortunato perché non sono dovuto andare oltreoceano a cercare illustri ospiti: avevo vicino a me tutto ciò che mi serviva. Michele Carrabba al sax, Fabrizio Savino alla chitarra, Eugenio Macchia al pianoforte e Mimmo Campanale alla batteria sono dei professionisti fantastici e il gruppo che così si è formato non ha niente da invidiare (proprio niente!) a una band a stelle e strisce. Semplicemente straordinario.

“Kinesis”arriva sette anni dopo il tuo ultimo disco “The Second Apple”. Cosa è cambiato, ammesso che qualcosa sia cambiato, nel tuo approccio alla composizione e, più in generale, all’esecuzione?
Più che cambiato direi che il mio vocabolario si è ampliato, sia dal punto di vista compositivo sia da quello strumentale. In generale in questo momento ho bisogno di molta energia, di movimento che genera energia o di energia che genera movimento: le due cose sono sempre connesse.  E credo molto nel cambiamento e nel progresso. Che senso avrebbe fare due cose simili a distanza di un anno? Stanley Kubrick in tutta la sua carriera ha fatto una manciata di film. Ma ognuno di essi è un capolavoro o comunque assolutamente “altro” dal film precedente. Se vogliamo rimanere nell’ambito musicale e in particolare nel jazz ad esempio, Miles e Coltrane sono sempre andati avanti senza tornare mai indietro. A costo di ripetermi, dico che credo molto nel progresso inteso come movimento. Ovviamente sempre con attenzione massima alla qualità di ciò che si fa.

Tre aggettivi per definire il tuo album
Originale, energico, sognante.

I tuoi sogni nel cassetto?
Ormai ho un’età che mi permette di non vivere più di sogni ma di intenzioni.  Le mie sono rivolte a promuovere il più possibile la mia musica, anche per cercare di scardinare in qualche modo un sistema statico che fa sì che si suonino sempre le stesse cose e che i concerti importanti siano appannaggio di un ristretto numero di musicisti. Mi auguro che il pubblico possa ritornare a cercare qualcosa di originale e non sempre il già sentito, solito e quasi consolante. La vita è movimento e ricerca.

© Jazzit 2019