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L’eterogeneità di “TrentinoInJazz”. Intervista a Emilio Galante

L’eterogeneità di “TrentinoInJazz”. Intervista a Emilio Galante

15 dicembre 2021

Intervistiamo il direttore artistico del festival “TrentinoInJazz”, Emilio Galante, flautista nativo di Bologna che ha tenuto concerti come solista e in complessi di musica da camera in tutto il mondo. Docente di flauto al Conservatorio F.A. Bonporti di Trento, ha inciso album e scritto manuali per innumerevoli etichette e case editrici italiane e internazionali, oltre che per le radio-televisioni di stato italiana, francese e svizzera, ed è soprattutto una figura eccentrica di musicista e compositore colto, amante del jazz e anche della musica rock.

di Andrea Parente

Raccontaci in breve la tua storia. Come sei arrivato al jazz?
Più che arrivarci ne sono partito… A quattordici anni suonavo il sax alto in una big band a Rovereto. Il batterista era Claudio Benedetti, uno dei musicisti che hanno fatto la storia del jazz in Trentino. Poi è arrivato il Conservatorio con il flauto (scelto a causa di Ian Anderson naturalmente) e una carriera nell’Accademia, in orchestra, in gruppi di musica contemporanea (il Musica Insieme di Cremona), con occasioni in solo prestigiose (al Teatro alla Scala con Debussy), ma sempre più la voglia di mettersi in gioco come musicista a tutto tondo, interprete e compositore refrattario agli steccati dei generi musicali. L’ensemble che ho fondato a questo scopo nel 1998, Sonata Islands, si presenta in vesti diverse, come gruppo di musica nuova, combo jazz, band di alt rock, rappresentate in tanti CD nel corso degli anni.

“TrentinoInJazz” è una delle più lunghe e multiformi iniziative musicali del panorama jazzistico nostrano ed europeo. Come si gestisce una programmazione così articolata e con quali valori portate avanti questo storico festival?
“TrentinoInJazz” fa parte di una rete di festival organizzati in tutto il Trentino, dai centri alle valli. Il network è gestito da sei diverse associazioni che conservano autonomia artistica e organizzativa, ma hanno un bilancio e una visione comune. Così riusciamo a organizzare quasi cento concerti ogni anno, grazie alla risorsa del volontariato.

Quest’anno siamo alla XI edizione di “TrentinoinJazz”. Cosa è cambiato rispetto alle precedenti edizioni?
Ogni anno cerchiamo di mettere in gioco qualche novità. Quest’anno citerei soprattutto il connubio di jazz ed enologia, con la rassegna “Jazz&Wine”, parte di un progetto in rete nazionale, grazie ad I-Jazz (Associazione Nazionale di Festival Jazz Italiani), con il Circolo Controtempo come ente capofila. Abbiamo suonato e bevuto in posti magnifici.

“TrentinoInJazz” si caratterizza per la eterogeneità della proposta concertistica: quanto è importante offrire al pubblico un ascolto così diversificato?
La rassegna che meglio rappresenta questa nostra tendenza è “Ai Confini ed Oltre”, che si tiene in autunno a Trento, in città. Quest’anno Sonata Islands ha inciso il CD “TSQ – Third Stream Quartet”, che ben ne rappresenta le aspirazioni, nel suo seguire una delle storiche strade del jazz, quella terza via che aspira a reinventare la musica classica, a vivificarla con il brivido dell’improvvisazione.

Quali difficoltà stai riscontrando in un periodo così difficile come quello pandemico?
Niente di particolare per ora, basta che ci lascino continuare a organizzare concerti. Il pubblico è aumentato, probabilmente non ne può più di stare a casa a guardare Netflix.

“Sonata Islands: Songs from the Alps” ti vede coinvolto in prima persona ed è dedicato agli standard alpini rielaborati con il linguaggio del jazz. Come sei riuscito a trovare un punto di equilibrio tra due mondi musicali così diversi? Quale tipo di arrangiamento per il live avete immaginato per questo progetto?
È una sorta di remix vagamente dissacratorio: i canti alpini, così spesso melanconici, vengono alimentati dal calipso o dai poliritmi africani. Funzionano perfettamente, per la stessa ragione degli standard americani, basati sul repertorio melodico dei musical: l’immediata riconoscibilità per il pubblico autoctono li rende facilmente fruibili, anche se elaborati in modo complesso.

Che emozione ti ha dato il ritorno ai concerti, al pubblico, alla musica?
Era ora, non se ne poteva più! Mi vaccinerei anche cinque volte pur di non rimanere di nuovo chiuso in casa.

Che progetti hai per il futuro?
Pensare al festival del prossimo anno e un po’ di impegni concertistici, anche con il nuovo progetto “ESCO-Brasil!” con Francesco Saiu, Oscar del Barba e Giulio Corini, un sorta di concerto-racconto della musica brasiliana novecentesca.

INFO

www.trentinojazz.com

www.emiliogalante.com

 

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