
5 settembre 2020
Nonostante le restrizioni dettate per contenere l’emergenza del Coronavirus, il jazz italiano non si ferma: e molti promoter hanno dimostrato ancora una volta coraggio, competenza e passione, mettendo in scena una serie di programmi di qualità.
Per valorizzare l’intraprendenza dei promoter jazz italiani, JAZZIT ha censito tutti gli eventi promossi su scala nazionale tra giugno e settembre e ha inaugurato la realizzazione dell’inchiesta ’L’estate del jazz ai tempi del Coronavirus’.
Ringraziamo quindi Fabio Vito Lacertosa (direttore artistico e direttore musicale del collettivo), Raffaele Pecora (condirettore, organizzatore e musicista) e Rocco Mastrangelo (organizzatore, progettista grafico e direttore della comunicazione) del Majatica Jazz Festival, per aver risposto al nostro invito.
MAJATICA JAZZ FESTIVAL 2020
Date > 13 agosto – 10 novembre
Luogo > Ferrandina, MT
Web > www.facebook.com/majaticajazzfestival
Come, quando e perché avete deciso di promuovere l’evento anche questa estate?
Dopo aver lavorato, da settembre 2019 a marzo 2020, con la nuova direzione artistica di Fabio Vito Lacertosa, all’edizione che doveva rappresentare l’anno corrente, con il lockdown abbiamo visto sempre più irrealizzabili gli obiettivi che ci eravamo posti. Quindi, dopo un periodo di riflessione, abbiamo pensato che per poter andare avanti con la IV edizione, dovevamo inventarci qualcosa di diverso e che andasse in una direzione di distanziamento sociale, senza annullare il principio artistico-musicale e di progettualità turistica e culturale sul territorio.
Come lo avete ripensato e che cosa è cambiato, sotto il profilo artistico, produttivo e organizzativo?
Il grande cambiamento è stato l’approccio con il pubblico. Solitamente esso è posto di fronte a un palco, ma questa volta non è stato cosi. Il pubblico era in movimento e ha scoperto soltanto al momento dell’inaugurazione della mostra diffusa cosa è accaduto nei giorni del festival “segreto”. Si è venuto a creare così un clima “meditativo” e di rapporto intimo con i luoghi. Risultato ottenuto, sicuramente, dall’esperienza di isolarsi con delle cuffie, dalla bellezza dei percorsi e delle performance musicali, dall’impatto visivo con i luoghi, in analogico e in digitale allo stesso tempo. Sotto il profilo artistico, rispetto alle scorse edizioni, si è voluto dare il “palcoscenico”, in un certo senso, ai tanti attori del territorio. Abbiamo puntato a formare un collettivo tra Basilicata e Puglia, cercando di alimentare il processo creativo e di condivisione. Da qui l’idea di lavorare dal piccolo al grande, e di assegnare a piccoli combo di questo collettivo diversi luoghi del paese in cui si svolge il festival, per poi sfociare in una performance generale. Dal punto di vista produttivo la sfida è stata quella di riuscire a organizzare una vera e propria troupe audiovisiva, che ha raggiunto picchi di ventitré elementi. In un arco di tempo piuttosto breve si è puntato, con successo, a produrre ben sette video d’arte e un disco, grazie a uno studio mobile.
Come hanno reagito gli artisti e il vostro pubblico alla notizia dell’edizione 2020?
Gli artisti e i tecnici hanno sostenuto molto bene il progetto ISOLE, considerata anche la natura low budget di questa fase iniziale, che dovrebbe poi evolversi in una sorta di museo diffuso degli improvvisatori contemporanei (in progress). Lo hanno fatto investendo le loro energie in un piccolo festival locale, su un collettivo che vorrà andare avanti nel tempo ed esprimersi in alcuni luoghi sorprendenti della Basilicata. Hanno così realizzato una residenza artistica di circa una settimana a Ferrandina, condividendo oltre al luogo, anche idee e pareri, discutendo, suonando, scrivendo, improvvisando etc. Ecco il core group che si è venuto a creare tra suono, video, grafica e comunicazione: Pino Melfi, Angelo Manicone, Domenico Saccente, Vitantonio Gasparro, Enzo Di Stefano, Raffaele Pecora, Donato Pitoia, Paolo Padula, Giuseppe Pignatelli, Michele Cantarella, Francesco D’Alessandro, Vincenzo Sidonio, Paolo Clemente, Tonio Cirigliano, Tommaso Mastromattei, Domenico Martoccia, Rocco Mastrangelo, Fabio Vito Lacertosa). Il pubblico è rimasto molto colpito dall’uso “virtuoso” dello smartphone, dalla possibilità di una mostra sempre aperta, dal giro intorno al paese e dalla qualità dei video e delle sonorizzazioni. Registriamo però, per dovere di cronaca, anche una piccola percentuale di spaesamento e alcune difficoltà di comprensione delle logiche costitutive del format digitale. Interessante è stata anche la risposta di collaborazione di altre istituzioni lucane che operano nell’ambito della musica jazz, come l’Onyx Jazz Club di Matera, e di alcune importanti testate e agenzie nazionali di arte e cultura che hanno scritto al riguardo, dando al progetto una visibilità che va ben oltre i confini regionali.
Cosa vi lascerà, in eredità futura, questa edizione? Che cosa vi porterete addosso negli anni futuri?
Questa edizione ci lascerà un bagaglio di esperienze fatte sul campo e la volontà di non arrendersi di fronte a nulla. Negli anni futuri ci auguriamo di poter far crescere questo piccolo festival e in un futuro molto breve cercheremo di esportare in altre realtà il format ISOLE.