30 dicembre 2019
“Cerco un equilibrio musicale che non sia mai noioso sia per noi musicisti sia per coloro che ci ascoltano”.
In occasione dell’uscita dell’album “Endless Tail”, per l’etichetta Folderol Records abbiamo intervistato la pianista Federica Colangelo. Il progetto Acquaphonica comprende Michele Tino al sassofono alto e tenore, Marco Zenini al contrabbasso ed Ermanno Baron alla batteria.
Di Nicola Barin
Ci illustri brevemente la tua formazione musicale?
Suono il pianoforte dall’età di 8 anni. Ho iniziato studiando musica classica e mi sono diplomata in pianoforte a diciannove anni. Per un paio di anni sono rimasta a Roma per capire cosa fare. Sapevo di voler continuare a suonare ma non ero certa in che forma farlo. Stavo evidentemente cercando, anche se allora non ne ero cosciente, un altra angolazione per osservare la musica. Mi sono avvicinata al jazz e ho preso lezioni con Fabrizio Pieroni e Alex Gwiss, e grazie a questa breve infarinatura ho sostenuto l’esame di ammissione per entrare in conservatorio ad Amsterdam nel dipartimento di jazz: ho iniziato cosi la mia avventura in Olanda. Al Bachelor in pianoforte jazz è seguito il Master in composizione, soprattutto focalizzato sulla musica classica contemporanea Americana ed Europea del XX e XXI secolo.
Come si è formato il progetto Acquaphonica?
La mia spinta in musica è soprattutto alimentata dalla mia scrittura. Amo comporre, scoprire e sperimentare. Acquaphonica è nato per mettere in atto la musica che scrivevo e che scrivo tutt’oggi. Era il 2010 credo. Bisogna mettere sempre in pratica le idee altrimenti rimangono volatili.
“Endless Tail” si caratterizza per un’attenzione spasmodica nel controllo dei singoli brani: si coglie un’infinità volontà di cercare un equilibrio tra scrittura e improvvisazione che dialetticamente non trova mai la risoluzione, ed è ciò che funge, meravigliosamente, da propulsore dell’album. Concordi con questa visione?
Cerco un equilibrio musicale che non sia mai noioso sia per noi musicisti sia per coloro che ci ascoltano.
Ogni brano deve avere una forte identità e una sonorità riconoscibile a se stante: un’idea compositiva che lo sostiene dall’inizio alla fine, che sia stimolante ritmicamente, melodicamente o armonicamente, che raggiunga intimamente l’ascoltatore senza un’elaborazione intellettuale.
Riuscire ad essere liberi su strutture non convenzionali è arduo, ma la sfida risiede proprio in questo. Certo serve un certo controllo per far arrivare la proposta musicale. Credo che questo sia qualcosa da cui non si possa prescindere sia che la musica sia parzialmente o completamente scritta, o totalmente improvvisata.
Il tour per promuovere il disco è già partito, com’è stata la risposta del pubblico? Ci sono in previsione altre date?
Il tour è andato benissimo! Otto concerti divisi in due parti tra Ottobre e Novembre. La crescita del gruppo e della musica è stata esponenziale e il pubblico si è dimostrato attento ed entusiasta! Siamo partiti dalla Casa del Jazz di Roma, per poi proseguire con quattro concerti in Puglia e tre nel Nord Italia. Sono veramente soddisfatta e carica per i nuovi live. Sono già al lavoro per le date in primavera e in estate. Non voglio svelare di più, dico solo che è in lavorazione un corto animato disegnato da Vito Savino, il medesimo illustratore che ha curato le immagini della copertina.
© Jazzit 2019