6 aprile 2023
Abbiamo intervistato Giulio Salvioni, che cura la rubrica dedicata all’audiofilia su Jazzit in edizione cartacea e digitale, e Giancarlo Valletta, giornalista di riviste dedicate alla musica e all’alta fedeltà e marketing manager nel settore dell’audio.
a cura di Andrea Parente
Bentrovati Giulio e Giancarlo. Giulio, tu curi la rubrica dedicata all’audiofilia su Jazzit in edizione cartacea e digitale, mentre tu Giancarlo sei un giornalista di riviste dedicate alla musica e all’alta fedeltà e ti occupi di comunicazione e marketing nel settore della riproduzione musicale. Ma com’è nata la vostra passione per la musica e per l’audiofilia?
G. Salvioni: Possiamo rimuovere per favore il termine “audiofilia”? Meglio “audio”, altrimenti sembra una brutta malattia. La passione per la musica è iniziata attorno agli otto anni, ascoltando i dischi di progressive che acquistava mio fratello maggiore. Quella per l’audio è arrivata poco dopo, quando mi capitò di ascoltare i Led Zeppelin sull’impianto stereo di un mio cugino. Da allora non ho più smesso.
G. Valletta: È cominciata a otto anni, quando ho comprato il mio primo numero di Suono. Da allora mi si è aperto un mondo e proprio così ho cominciato a sognare la mia carriera nell’alta fedeltà.
Giulio Salvioni
Di che cosa vi occupate nello specifico nel vostro lavoro?
G. Salvioni: Sono Dottore di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, ma ormai mi occupo prevalentemente di audio e musica. Lo trovo molto più divertente e gratificante.
G. Valletta: Io sono consulente marketing e comunicazione di alcune aziende nel settore dell’hi-fi. Mi occupo di prodotti, anche dal punto di vista della creazione da zero, oltre che di comunicazione in senso stretto.
Giancarlo Valletta
Come avete conosciuto la realtà di Jazzit? Le riviste specializzate sono sempre utili secondo voi per farsi una cultura musicale più approfondita?
G. Salvioni: Durante un corso tenuto da Luciano Vanni, che mi era stato segnalato da amici audiofili. Personalmente, anche per una questione anagrafica, non posso prescindere dalle pubblicazioni cartacee sulle quali, a mio avviso, trovano spazio i contributi di autori sovente più autorevoli rispetto a quello che è possibile trovare online.
G. Valletta: Sono molto utili, senza dubbio, ma bisogna anche trovare canali alternativi a quelli canonici dell’edicola, oramai praticamente deserta. In questo i social stanno aiutando molto per quanto riguarda la divulgazione. Certo, diverse realtà del settore cartaceo questo non lo hanno ancora capito, e quindi rischiano di chiudere i battenti.
Spesso gli appassionati di audiofilia vengono “tacciati” di essere più interessati agli aspetti tecnici degli impianti che alla musica vera e propria. Che ne pensate di questa diceria? E ci dareste le vostre definizioni di “audiofilia” e di “audiofilo”?
G. Salvioni: Purtroppo questo luogo comune trae origine da un dato di verità, che però ascrivo al fenomeno delle devianze che il termine “audiofilia” ben sintetizza. Per fortuna esistono tanti appassionati che amano ascoltare in casa, al meglio, la loro musica preferita, dotandosi degli opportuni strumenti. Ecco, quelli per me sono degli audiofili.
G. Valletta: Quello che si dice in parte è vero. Molti usano la musica per sentire l’impianto e non viceversa. E proprio in questa “distanza” individuerei la differenza tra le due definizioni. Spesso mi capita di conoscere persone che si concentrano sulla riproduzione del dettaglio e non dell’insieme. Ma così sono loro che si perdono la magia della musica. Allo stesso tempo, però, conosco molti appassionati che amano prima di tutto la musica, e poi anche gli strumenti per la sua riproduzione. Mi si conceda anche una leggera digressione. Ho conosciuto anche molti appassionati di musica che l’ascoltano in modo davvero scadente, perdendosi buona parte della sua magia.
Che tipo di impianti audio e di componenti per un’ottimale catena audio hi-fi consigliereste a un appassionato di musica jazz per ascoltare un suono di qualità senza spendere troppo?
G. Salvioni: Oggigiorno entrare in possesso di un sistema di riproduzione che permetta di apprezzare la complessità artistica/tecnica di una registrazione non richiede un grande esborso economico. A meno che non si abbia già una vasta collezione di LP, suggerirei di dotarsi di un buon sistema digitale integrato (amplificatore/streamer), che permetta l’accesso alle varie piattaforme di streaming, così da poter sfruttare il vasto catalogo che esse mettono a disposizione. Quanto ai diffusori, essi dovrebbero essere tali, non quelle terribili scatolette di plastica wireless, alle quali si può anche chiedere di accendere la luce in casa. Bastano due/trecento euro per acquistarne di ottimi.
G. Valletta: Una cosa molto semplice. Un paio di casse wireless, ce ne sono di grande qualità a prezzi relativamente economici, oppure un amplificatore con convertitore digitale-analogico incorporato, un paio di casse economiche, da scaffale, e un PC. Spesa molto modesta, ma grazie alla notevole evoluzione della tecnologia, foriera di eccellenti prestazioni.
In che modo le innovazioni digitali hanno cambiato il mondo dell’audiofilia?
G. Salvioni: Direi che hanno democratizzato l’accesso all’audio di qualità. Per arrivare ad ottenere, e magari anche a superare, la qualità del digitale con un sistema analogico (LP), questo deve essere assolutamente buono, e quindi anche molto costoso. La tanto decantata superiorità del “disco nero” esiste certamente, ma il costo per potervi accedere è decisamente elevato. In tempi più recenti la disponibilità delle piattaforme di streaming ha permesso agli ascoltatori più “onnivori”, come ritengo di essere io, di accedere a una musica che prima non avrebbero potuto mai ascoltare.
G. Valletta: Le hanno rivoluzionate. Grazie agli abbonamenti ad alta qualità, come Qobuz e Tidal, e a software che aggregano e suggeriscono, il panorama musicale di qualsiasi appassionato si può ampliare in modo impensabile anche fino a pochi anni fa. Ora si può avere a disposizione una quantità di titoli impressionanti, la sfida adesso è renderli fruibili. Senza un timone affidabile si naviga a vista.
Oramai è risaputo che il vinile stia tornando di moda, quindi domanda a bruciapelo: per voi oggi meglio il CD, il vinile o addirittura i supporti immateriali?
G. Salvioni: Nella mia quotidianità, a dispetto di una collezione di ragguardevoli dimensioni, ho praticamente smesso di usare il CD a favore dello streaming, che mi permette ascolti comparati e critici ben più complessi e gratificanti. L’altro supporto che utilizzo è il vinile, disponendo di un sistema di riproduzione di qualità estremamente elevata, che ne esalta le caratteristiche soniche.
G. Valletta: I supporti immateriali. I giradischi, e quindi i vinili, sono molto performanti, ma a patto di spendere cifre importanti. C’è poi il piacere del possesso e della tattilità, che l’immateriale non avrà mai, ma questa è un’altra considerazione, che esula completamente dalla qualità in quanto tale.
E per quanto riguarda gli impianti e le incisioni, meglio quelle del passato o quelle di oggi?
G. Salvioni: Il discorso è complesso. Non sono un acritico amante del vintage, per cui direi che al termine “vecchio” non è sempre possibile associare quello di “qualità”. Questo vale tanto per gli impianti, quanto per le incisioni. Con questo non voglio nemmeno affermare che la modernità abbia portato qualità diffusa, basti pensare al problema della compressione.
G. Valletta: Quelle fatte bene e soprattutto poco compresse. Le incisioni moderne spesso risentono fortemente dei modesti sistemi di riproduzione con cui adesso si ascolta la musica, dagli smartphone con cuffie poco performanti all’autoradio. E allora, per cercare di far sentire un po’ di tutto, si schiaccia la musica all’interno di un “contenitore” dinamico troppo piccolo perché possa esprimersi. Nel passato ci si confrontava con un pubblico che mediamente ascoltava con l’impianto hi-fi di casa, e quindi queste limitazioni non c’erano.
Ci sono etichette discografiche specializzate nel realizzare produzioni adatte a mostrare le capacità degli impianti audio: ce ne potreste segnalare alcune?
G. Salvioni: Non sono un fan delle edizioni per audiofili. L’idea di acquistare un disco per mostrare le capacità dell’impianto mi imbarazza.
G. Valletta: Non te ne segnalo. Non ci faccio neanche caso, per me la musica è musica. Anche perché spesso le ristampe di vinili moderni ad alta grammatura realizzati da etichette specializzate, suonano peggio di quelli d’epoca. Ricordo una serata memorabile, nella quale feci ascoltare per caso un vinile da 80 gr di “Abraxas”, anche un po’ rovinato, e poi un partecipante a quell’evento mi porse lo stesso titolo su un supporto da 180 gr pagato una fortuna. Vi lascio immaginare quale suonasse meglio. Ci sono stampe e ristampe buone, ma non è tutto oro quello che brilla.
Nel maggio del 2022 è partito “Audio-2G Channel”, il vostro canale YouTube. Com’è nato? A quale pubblico si rivolge?
G. Salvioni: Personalmente ero curioso di mettermi alla prova con il video, dopo tanti anni di scrittura per magazine tradizionali. La nostra idea era quella di rivolgerci ad un pubblico diverso da quello che tradizionalmente acquista le riviste cartacee nel nostro paese, vale a dire audiofili incalliti con anni e anni di “militanza”. La speranza è quella di attrarre nuovo pubblico.
G. Valletta: È nato per l’esigenza che avevo, impellente, di comunicare in modo diverso l’universo dell’hi-fi. Purtroppo i canali abituali si sono arroccati sulla carta stampata, non capendo che il mondo è dei social, e già YouTube è “vecchio” in tal senso. Purtroppo come Audio-2G non abbiamo ancora le risorse per coprire tutti i canali, sta avendo successo e riscontri, e sinceramente un po’ me lo aspettavo, ma non così tante risorse da coprire tutto.
Che progetti avete al riguardo?
G. Salvioni: Intanto di arrivare a realizzare video all’altezza delle migliori produzioni estere. Personalmente mi piacerebbe anche inserire qualche “incursione” nell’ambito musicale, oltre che in quello della riproduzione della musica.
G. Valletta: Un canale in lingua inglese già esiste, si chiama Darko Audio, ed è il punto di riferimento del settore, vorrei affiancarlo e magari superarlo, in fin dei conti sia io che Giulio abbiamo esperienza da vendere: abbiamo cominciato a frequentare i “banchi” dell’hi-fi qualche anno prima di lui. Certo Darko è partito subito alla grande con la comunicazione social, e noi abbiamo cominciato solo adesso, ma i nostri numeri sono fortemente incoraggianti.
E infine, voi che tipo di audiofili siete?
G. Salvioni: Ripeto, faccio fatica a considerami tale. Mi considero un appassionato di musica che prova incessantemente a imparare cose su questo fantastico mondo espressivo, servendosi di strumenti tecnici che agevolino tale percorso di apprendimento.
G. Valletta: Io sono un “quasi” musicofilo. Uso l’impianto per ascoltare la musica, ma mi piace sentirla bene, quindi sono piuttosto sensibile a un ascolto di qualità.
INFO