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La musica al tempo del Coronavirus: intervista a Giovanni Zucchi

La musica al tempo del Coronavirus: intervista a Giovanni Zucchi

1 maggio 2020

Giovanni Zucchi è produttore musicale e anche titolare  di Project Lead, azienda fornitrice di attrezzature per concerti che gestisce inoltre uno dei più importanti studi di registrazione del Nord Italia, i Project Lead Studios.

L’abbiamo intervistato per capire il suo punto di vista sulla situazione creatasi nella filiera musicale dopo l’esplosione dell’emergenza sanitaria.

Di Luca Vantusso

Che cosa ha causato più problemi in questa situazione alla vostra attività?
I problemi purtroppo, in questa situazione che definirei “surreale”, riguardano tutte le categorie imprenditoriali e di conseguenza anche la nostra. Da anni ci occupiamo di progettare, realizzare e vendere workstation audio professionali. Pur avendo sempre avuto una show room, la vendita “per corrispondenza” è sempre stata prevalente e ci ha permesso di raggiungere clienti dislocati su tutto il territorio nazionale. Proprio quest’anno, però, il rinnovamento della nostra sede è coinciso con la realizzazione di un nuovo studio di registrazione progettato per rispondere alle più alte esigenze dei professionisti del settore. Una struttura curata sotto ogni punto di vista, dall’acustica alle dotazioni “accessorie”, uno spazio concepito per registrare, ma anche per realizzare contemporaneamente video HD, come oggi il mercato richiede. È stato un grossissimo investimento e per noi anche grande motivo di orgoglio che, purtoppo, alla luce di ciò che sta succedendo, siamo costretti a vedere inutilizzato poco dopo averlo inaugurato.

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Quali sono i progetti per l’immediato futuro?
In questo momento, oltre a continuare con lo sviluppo di nuove workstation professionali, ci stiamo organizzando per fornire anche consulenza e supporto specifici a chi avrà la necessità di lavorare da casa. Crediamo che a prescindere dalla soluzione più o meno lunga dell’attuale problema, quella dello smart working musicale sarà comunque una direzione che molti continueranno a praticare. Stiamo iniziando a proporre dei servizi di mix e mastering da remoto e, non ultimo, inizieremo a breve a proporre corsi on-line ( siamo centro certificato Steinberg ).

Come vedi la situazione  per  spettacoli e intrattenimento?
Al momento direi drammatica; sarà l’ultimo settore a ripartire ed era quello probabilmente più trascurato già prima della tragedia del Virus.
Una serie di problematiche irrisolte che si trascinano da anni, in modo sempre più serio.
La musica è diventata l’unica forma d’arte fruibile gratuitamente, in qualsiasi momento della nostra esistenza; la digitalizzazione sotto questo punto è stata una condanna, ha piegato le gambe alla discografia che ora per più del 50% di mercato è streaming, spesso senza neanche abbonamento; le produzioni in studio di registrazione erano già calate tantissimo sia di numero che di budget, e adesso sono ferme.
La risorsa principale è legata alle esibizioni live in tutte le loro forme, dagli stadi ai pub, ed anche qui ci sarà divieto per chissà quanto tempo, e sarà lo stesso per gli show in TV e radio. Questa crisi coinvolge drammaticamente tutta la filiera del settore, artisti, maestranze, tecnici, amministrazioni, manager, negozi di strumenti…

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Ci sono facilitazioni o aiuti che il governo sta mettendo in atto e che vi potranno aiutare?
In questo momento la situazione è in continuo cambiamento, i nostri governanti stanno decidendo cosa fare per far ripartire l’intero paese; non sono a conoscenza di aiuti specifici per la nostra categoria, essendo anche noi imprenditori vedremo cosa ci potrà agevolare fra le misure che saranno messe in atto.

Quali sono secondo te le azioni da intraprendere per aiutare meglio il vostro settore ?
Una revisione totale del settore; ci vorrebbero innanzitutto le tutele di base come l’indennità di disoccupazione, una cassa previdenziale in caso di malattia
Poi degli incentivi alla cultura, come detraibilità fiscale totale delle spese effettuate per concerti, lezioni di musica e acquisto di dischi o abbonamenti in streaming; Iva al 4% su tutto il settore, strumenti compresi; alleggerimento dei costi ( SIAE ed Enpals ) a carico dei gestori dei locali che organizzano serate di musica live.
I musicisti, che sono comunque una forza lavoro esigua nel panorama nazionale, avrebbero bisogno di essere tutelati da un sindacato, o potrebbero essi stessi creare una corporazione, ed avere così voce in capitolo; altrimenti il singolo libero professionista molto spesso non ha abbastanza potere contrattuale.

Cosa puoi consigliare a chi ha un piccolo locale e si trova nella stessa situazione?
È molto difficile dare un consiglio a tutte quelle persone che fanno un lavoro basato su eventi unici. Una serata persa la si recupera, una stagione persa invece, può diventare un problema.
Posso solo augurarmi che ognuno, a proprio modo, trovi una soluzione e soprattutto la forza di non farsi abbattere perché se c’è la volontà una via di uscita la si trova sempre. Per chi invece lavora in ambito produttivo può essere comunque l’occasione di sperimentare, o meglio approfondire, un modo diverso di lavorare. Il contatto umano è per noi fondamentale! La musica vive di sinergie e vibrazioni condivise; siamo anche dell’idea che si possa fare di necessità virtù e per tutte quelle persone che avranno bisogno di idee e progetti “tutto incluso”, noi siamo qui!

Pensi che stante la grande crisi si riuscirà a fare in modo che il compartimento spettacolo sia più tutelato in futuro?
È cio che noi, e molti come noi, sperano. Siamo però consapevoli che se un cambiamento deve esserci, deve partire dagli stessi operatori di un settore mai riuscito ad organizzarsi in associazioni di categoria. Se è vero che da grandi problemi nascono grandi soluzioni, la speranza è forte. Dobbiamo essere bravi a far tesoro di questa lezione che per molti è stata durissima.
Dobbiamo provare per una volta a remare tutti nella stessa direzione e allora, forse, ce la faremo.

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© Giovanni Zucchi

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© Giovanni Zucchi

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