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La musica al tempo del Coronavirus: intervista a Giovanni Iannantuoni

La musica al tempo del Coronavirus: intervista a Giovanni Iannantuoni

14 maggio 2020

Giovanni Iannantuoni è il Senior Manager Business Strategy & Marketing per Yamaha Piano; l’abbiamo intervistato per sapere le sue opinioni sulle problematiche legate alla attuale crisi sanitaria.

Di Luca Vantusso

Che cosa ha causato più problemi in questa situazione alla vostra attività?
La chiusura dei negozi e lo stop a concerti ed eventi, come si può immaginare, è stato per noi un vero disastro.  In Italia abbiamo avuto un calo importante delle vendite anche perchè il lockdown è iniziato prima e si è protratto più a lungo. Mentre è andato meglio con le vendite online realizzate attraverso i dealer organizzati per questo servizio e i grandi marketplace come Amazon. Le vendite online sono aumentate molto, per assurdo chi era costretto a restare in casa, magari ha colto l’occasione per riprendere a studiare uno strumento, cambiare la sua vecchia chitarra etc. Naturalmente i pianoforti, per dimensioni, prezzo, e complessità logistica sono stati esclusi da questo fenomeno. Ancora più difficile è stata la situazione per i nostri rivenditori, soprattutto per quelle strutture più fragili finanziariamente che non hanno la possibilità di sostenere periodi così lunghi ad incasso zero. Poi ci sono gli artisti e tutti coloro che lavorano nell’indotto, una marea di persone e famiglie che nei prossimi mesi fronteggeranno situazioni drammatiche.

Quali sono i progetti per l’immediato futuro?
Quello che ci è successo è stato un evento totalmente inatteso. Tutti noi pensavamo che nel mondo occidentale le pandemie fossero ormai un ricordo del passato, da ripercorrere nelle cronache e nelle storie di Manzoni e di Camus. Pensavamo di essere al sicuro, ci crogiolavamo nelle nostre certezze, illudendoci. Questo minuscolo virus, ci ha ricordato che la nostra è una esistenza effimera, fragile, provvisoria, che tutti siamo connessi e responsabili. Lo avevamo dimenticato, ma è sempre stato così, è scritto nella storia dell’umanità. Dunque, a fronte di questa riflessione, il futuro andrebbe rivisto e reinventato. Ora ne abbiamo l’occasione, ma purtroppo temo che non andrà così. Noi, come prima azione emergenziale –  subito dai primi di marzo – abbiamo attivato l’iniziativa Yamaha Live From Home, una serie di concerti in live streaming in diretta dalle case dei musicisti, sia Yamaha Artist, che altri artisti. L’obiettivo era duplice: dare un piccolo sostegno economico agli artisti, che ricevono compenso per ogni streaming, e continuare a far sentire la presenza di Yamaha al nostro pubblico. Abbiamo poi cercato sostenere i nostri rivenditori aiutandoli con delle attività online. Ma si tratta, appunto, di palliativi, iniziative di pronto soccorso. In queste settimane in cui si avvicina quantomeno la riapertura dei negozi, stiamo lavorando su progetti a medio termine, stiamo provando davvero a immaginare un nuovo futuro, attivando nuovi canali comunicativi, cambiano il linguaggio e le proposte. Vogliamo dare anche nuova linfa a tutto ciò che riguarda l’educazionale, le scuole e lo studio. I canoni del recente passato non funzionano più, chi insisterà ad utilizzarli si troverà bloccato.

Come vedi la situazione per spettacoli e intrattenimento?
Qualche giorno fa mi sono appuntato una frase di Franceschini “ …in estate avremo molti eventi all’aperto e li vogliamo incentivare…” sono le sue parole esatte. Lo voglio proprio sperare. Al momento quella di realizzare concerti all’aperto credo sia una ottima strada per evitare la perdita della stagione estiva. Se gli artisti, e tutte le persone che lavorano nell’indotto, fossero costretti a non lavorare per tutta l’estate, in autunno avremo una situazione davvero drammatica ed irreversibile, una vera decimazione. La musica, l’opera, il teatro, sono esperienze totalizzanti, sociali, indispensabili. Sono nutrimento per la società civile, per loro natura devono essere eventi dal vivo, in mezzo alla gente e con la gente. Lo streaming non può certo essere una soluzione a lungo termine. In Italia siamo fortunati ad avere un numero impressionante di luoghi meravigliosi all’aperto, nei quali i concerti possono essere realizzati in totale sicurezza. Faccio solo l’esempio dei Silent Wifi Concert (ma vi sono molte altre modalità). Qualche anno fa, sposando l’idea del pianista Andrea Vizzini, e con la collaborazione del prezioso partner SilentSystem, abbiamo cominciato a realizzare questi concerti silenziosi, quasi sempre all’aperto, durante i quali il pubblico dotato di speciali cuffie wi-fi, può ascoltare, portandola con se, la musica suonata al pianoforte Silent e la voce recitante dell’attore. Può passeggiare liberamente nella piazza, nel parco, allontanandosi fino a 500 metri dal pianoforte, all’interno di scenari strepitosi, essendo egli stesso protagonsta. I Silent Wifi Concert sono stati realizzati in posti bellissimi, come la Valle dei Templi in Sicilia, l’Arco della Pace a Milano, il Museo del Louvre a Parigi, il Museo del Duomo a Milano, piazza del Duomo a Cremona, a Berlino, Bratislava e in tantissimi altri luoghi. Penso che, con i dovuti accorgimenti, si potrebbero realizzare tranquillamente questa estate.

Ci sono facilitazioni o aiuti che il governo sta mettendo in atto e che vi potranno aiutare?
Francamente al momento i provvedimenti del governo mi sembrano poco chiari, stiamo a vedere.

Quali sono secondo te le azioni da intraprendere per aiutare meglio il vostro settore?
Allora, qui il problema è strutturale. Soluzioni a breve termine non esistono. I politici, almeno quelli contemporanei, non pensano mai a lungo termine, per ovvie ragioni, loro devo essere voti ora, le loro azioni sono qui e subito. Dunque non dobbiamo porre speranze in loro per risolvere un problema che nel nostro Paese è atavico e strutturale. Quando rispondo a chi mi chiede che lavoro faccio, mi sento porre una nuova domanda “ma di lavoro vero che fai, cioè per campare?” e questa domanda, sono sicuro, se la sentono porre tutti i nostri amici musicisti. Siamo il Paese dei poeti e dei musici a chiacchiere, perché l’italiano medio non sa nulla né di musica, né di poesia. A scuola suoniamo il flauto dolce (nel migliore dei casi) e, sappiamo che la musica classica è di una noia mortale, che tutti i compositori erano dei vecchi già al momento della nascita, già dotati di barba e mezzobusto. Che la nonna più famosa è quella di Beethoven. I giovani pianisti che hanno studiato e lavorato per moltissimi anni, ricevono un pugno di monetine per i loro concerti, o peggio, un po’ di visibilità. Le situazioni incancrenite si possono cambiare solo con un lavoro lungo e metodico, fatto quotidianamente da coloro che non hanno bisogno di essere “votati” che non cercano il consenso. Possiamo farlo noi, dal basso il cambiamento. Cittadini comuni, addetti al settore come tu ed io, musicisti, chiunque. Piccole scelte individuali, continue e costanti, piano piano dissodano il terreno cambiano lo scenario intorno a noi. Certo chi ci lavora oggi, probabilmente non ne vedrà la luce del cambiamento, forse qualche piccolo bagliore. Ma chissenefrega, avremo fatto la nostra parte anziché dare aria alla bocca.

 

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