28 marzo 2018
Giovedì 29 marzo comincerà una nuova rassegna jazz all’Aldo Baraldo di Torino; abbiamo intervistato Alfonso Fuggetta, il responsabile del locale.
Di Eugenio Mirti
L’Aldo Baraldo è un tempio del tango torinese; perché questa rassegna jazz?
A dire la verità abbiamo proposto jazz per tanti anni; quando aprimmo, circa quindici anni, fa organizzavamo una serata di jazz tutti i mesi, con il gruppo storico La Bovisa Jazz Band di Milano. Poi, soprattutto per motivi di età, l’appuntamento venne sospeso ed è sempre rimasta la voglia di riprenderlo. Per caso ho conosciuto Sergio Di Gennaro, e abbiamo deciso insieme di riproporre il jazz, lui per la parte artistica ed io per quella logistica.
Quali sono i punti di forza del locale?
Cerchiamo di lavorare sulla qualità: abbiamo un ottimo servizio realizzato da personale preparato e disponibile, spazi molto grandi che permettono di godere di concerti e serate stando comodi senza essere stipati. In più la possibilità, organizzando diverse attività, di far conoscere il jazz a chi balla tango e viceversa, siamo un incrocio di più realtà diverse.
Quanti appuntamenti prevede la rassegna?
Si inizierà il 29 marzo e ci saranno nove concerti.
Quali sono i vostri obiettivi?
La linea guida che abbiamo seguito in questi anni è quella di essere soddisfatti se lo è il pubblico; non è una questione numerica ma una questione di qualità, quella qualità che sempre abbiamo cercato e che mi sembra esserci anche in questa proposta.
Diventerà una rassegna stabile?
Sì, ci piacerebbe che continuasse anche dopo l’estate con una cadenza fissa. e spero che diventerà un punto di riferimento qualitativo.
Qual è il sogno che vorresti realizzare dopo i primi quindici anni di attività?
Un grande obiettivo venne raggiunto quasi quattro anni fa quando organizzammo il tango alla Reggia di Venaria; mi piacerebbe – ma credo sia complesso perché il pubblico è imprevedibile – organizzare un evento multidisciplinare, un fine settimana con jazz, tango, latino, danze del sud e così via.