6 settembre 2022
Intervistiamo il vibrafonista Davide Merlino, il quale nel 2021 fa uscire “Naturali Armonie”, la sua prima raccolta di brani per vibrafono e il CD omonimo, lavoro già apprezzato dalla critica musicale e ispirato alla figura della donna in quanto lato dolce e accogliente del mondo.
a cura di Andrea Parente
Partiamo dal passato. Qual è il percorso che ti ha portato alla creazione di “Naturali Armonie”?
Il progetto è nato durante il lungo e duro lockdown, che ha bloccato la possibilità di suonare insieme ad altri musicisti, quindi ho investito il tempo libero a lavorare su progetti solistici, tra cui “Naturali armonie”. La mia formazione è classica, mi sono laureato in strumenti a percussione al Conservatorio di Novara e poi ho studiato la letteratura presente per il vibrafono, purtroppo non abbondante come quella per marimba, quindi, forte anche delle due specializzazioni in repertorio solistico/cameristico e in didattica, ho pensato che avrei potuto dare il mio piccolo contributo scrivendo una raccolta di brani per vibrafono, indicata per il Liceo musicale.
“Naturali Armonie” si presenta con un doppio e distinto formato: raccolta musicale e disco fisico. Raccontaci il perché di questa scelta.
In verità è un triplo formato! La raccolta presenta i brani in due versioni: la prima è scritta in modo classico a doppio pentagramma, mentre la seconda è scritta come fosse uno standard jazz, quindi tema e sigle. Il CD è nato dopo la pubblicazione della raccolta e presenta una versione possibile dei brani. In rete ho poi caricato altre versioni solo audio, oppure video, per vedere come realizzarle tecnicamente.
Disegno di copertina di PAO
Che significato ha il titolo? Come hai sviluppato il percorso narrativo del progetto?
L’idea è partita da un brano che scrissi diversi anni fa, quando è nata mia figlia Camilla (brano registrato sul disco “Dropouts” dei MU con il titolo Camilla on the sofa), al quale poi si sono aggiunti via via gli altri, prendendo ispirazione dalle mie letture e dalla mia curiosità rispetto ad altre arti quali la pittura e la poesia. Il titolo è ispirato alla figura della donna in quanto lato dolce e accogliente del mondo.
Tutti i brani del disco presentano titoli femminili. C’è un filo comune che lega questo aspetto?
Assolutamente sì, Camilla ha fatto da apripista e poi sono nati altri brani dedicati a donne che fanno parte della mia vita come Pao, la mia compagna che ha disegnato e curato anche la grafica della copertina, oppure figure femminili famose a livello artistico o storico come Tina (Modotti), Frida (Khalo), Maya (Deren), o ispirati ad ambienti femminili (Edena, omonimo titolo del fumetto di Moebius). Successivamente ho scritto altri tre brani, Gioconda (Belli), Fernanda (Wittgens) e uno dedicato ad una anonima Staffetta partigiana, brani che sto già suonando dal vivo e che probabilmente finiranno in un prossimo disco.
Il disco è composto da sei brani originali. Da cosa ti lasci ispirare quando componi?
Da diversi anni mi dedico allo studio dell’improvvisazione, anche totale, e questa pratica mi porta a creare tanto materiale che va a sommarsi a tutta la letteratura scritta e studiata durante gli anni in Conservatorio. Tra le mani mi ritrovo automatismi, successioni armoniche, piccole linee melodiche, che scaturiscono dalle improvvisazioni e che poi a volte mi portano verso la composizione, fissandole su carta. Altre volte invece leggendo un libro, sono un lettore accanito, arrivato alla fine mi siedo al pianoforte e inizio a mettere in musica le emozioni che ho provato, le immagini che la mia fantasia ha creato.
Photo Credit To Walter Miglio
Il disco è in vibrafono solo. Cosa ha significato questo a livello timbrico, espressivo e di arrangiamento?
Il vibrafono è uno strumento abbastanza limitato come estensione, non è un pianoforte, e nemmeno una chitarra, quindi la difficoltà sta nel concepire brani che soddisfino l’orecchio di chi ascolta, senza diventare insuonabili. In questi anni sono andato oltre il suono dello strumento preparando il vibrafono come John Cage preparava il pianoforte, inserendo materiali tra i tasti sopra o sotto. Questa pratica la utilizzo soprattutto quando suono free, andando alla ricerca del suono/rumore che possa aprire nuovi ambienti sonori. In “Naturali armonie” invece ho utilizzato il suono naturale dello strumento proprio per mettermi alla prova, cercando l’arrangiamento giusto. I brani sono costruiti con una forma abbastanza pop, all’interno della quale ho lasciato una sezione dedicata all’improvvisazione.
Musicista, direttore artistico, didatta, direttore d’orchestra, endorser, fondatore dell’etichetta Floating Forest Rec. Come riesci a trovare un equilibrio in tutto ciò?
Forse il trucco è stare sempre in bilico, pronto a cadere, cercando nuove posizioni e punti di equilibrio. Con Floating Forest Rec abbiamo creato qualcosa di fresco partendo dal basso, fuori dalle logiche di mercato, mentre con Waikiki abbiamo creato un laboratorio sempre attivo (e nel 2023 festeggeremo venticinque anni di attività), il Festival Poliritmica, l’Orchestra di percussioni e una struttura piramidale che si basa sull’insegnamento peer to peer. I marchi che rappresento danno forza a tutto questo, e fanno parte del mio suono: Le soprano drums, Diril cymbals, APinstrument mallets.
Sei un musicista molto ispirato e attivo. Tra i tuoi tanti progetti, a quale sei più legato?
In questi anni di attività ho avuto la fortuna di collaborare con tanti ottimi musicisti che mi hanno aiutato a crescere e a farmi capire che non bisogna mai smettere di studiare, sperimentare e di essere curiosi. Con i Mu o gli Olmo ho potuto dare sfogo alla mia anima più vicina al post-rock, ma ora vedo queste esperienze lontane e ho bisogno di lavorare tanto sulla performance in solo. I progetti che sto portando adesso in giro per festival sono “Disperatamente solo”, uno spettacolo musicale/didattico durante il quale affronto due generi ostici per il pubblico, ovvero l’improvvisazione libera e la musica cosiddetta contemporanea, prendendomi in giro, faccio cultura divertendo, e Waikiki contemporary quartet, l’ensemble con cui stiamo lavorando su tanta musica del terzo millennio e con il quale uscirà a breve un disco di musiche originali per questa formazione.
Photo Credit To Stefano Nai
Chiudiamo con il futuro. Che progetti hai per i prossimi mesi?
Considerando che i prossimi due anni vedranno cadere due anniversari importanti, oltre al venticinquesimo dei Waikiki ci sarà anche il decimo anno del Festival Poliritmica, mi dedicherò a realizzare qualche piccolo sogno invitando grandi artisti internazionali con cui suonare. Nel futuro più prossimo invece realizzerò due dischi, uno in duo con Lorenzo Erra al pianoforte e l’altro con il Waikiki contemporary quartet, con cui intanto andrò in tour questa estate. A livello didattico continuerò a stimolare decine di ragazzi della classe di percussioni con i miei laboratori per i più piccoli dal titolo “Ritmica_mente”, e spero di fare altri interventi in Conservatorio nel Dipartimento di didattica come formatore.
Photo Credit To Laura Caligiuri
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