Uscito nel 2015 per la Challenge, “I Walk A Little Faster” di Chiara Pancaldi ha ricevuto ottimi riscontri, tra cui il “Best Vocal Jazz Album 2015” per la rivista giapponese “Jazz Critique Magazine”. Abbiamo intervistato la cantante in partenza per il suo nuovo tour, che prevede questi appuntamenti:
18/11 Paris, Sunside
19/11 London, Pizza Express nell’ambito del London Jazz Festival
20/11 Heusden Zolder (Belgium), Muze Auditorium
21/11 USA Embassy a Bruxelles
22/11 Frankfurt, Jazz Keller
23/11 Blue Note, Milano
24/11 Teatro Giordano, Foggia
25/11 Cotton Club, Ascoli
26/11 Alexander Platz, Roma
27/11 Avellino, Senza Tempo
28/11 Vienna, Porgy and Bess
29/11 Monaco, Unterfahrt Jazz Club
Di Eugenio Mirti
Stai per partire con un tour in cui promuoverai “I Walk A Little Faster”: come scegliesti la formazione e i brani? In tour avrai gli stessi musicisti?
Nel 2012 conobbi Cyrus Chestnut e si creò immediatamente una bella sintonia sia musicalmente sia umanamente. Apprezzò da subito il mio modo di cantare e quando mi propose di registrare qualcosa insieme non ci potevo credere! A partire da questo episodio si sviluppò tutto con molta naturalezza. Il completamento della formazione è stato piuttosto facile: John Webber e Joe Farnsworth costituiscono una ritmica esttemamente consolidata e sono, a parer mio, tra i migliori musicisti sulla scena; inoltre siamo buoni amici; è stato fondamentale circondarmi di persone vicine per vivere un’esperienza così importante. Infine quando Jeremy Pelt si è offerto di contribuire alla produzione artistica il quadro si è completato nel migliore dei modi! Mi ha aiutato nella selezione del repertorio, e ci siamo indirizzati verso una scelta di brani meno conosciuti e dunque meno registrati. Mi ritengo davvero fortunata per aver avuto l’opportunità di collaborare con questi incredibili artisti. In questo tour mi accompagnerà Cyrus Chestnut mentre la ritmica sarà composta da Darryl Hall al contrabbasso (con lui abbiamo diverse collaborazioni in atto, tra le quali anche un progetto in duo) e Bernd Reiter alla batteria.
Come scrivevi, la produzione è stata curata da Jeremy Pelt; come ha influito sul risultato finale?
Come ho anticipato prima, Jeremy ha avuto un ruolo di guida e di orecchio esterno nella valutazione del repertorio e degli arrangiamenti che ho scritto; ha contribuito anche lui scrivendo un bellissimo arrangiamento di Wild is the Wind, elaborando una riarmonizzazione davvero interessante e allo stesso tempo molto naturale
ll CD è stato eletto dal giapponese “Jazz Critique Magazine” quale “Best Vocal Jazz Album 2015”; come hai vissuto questa scelta? Stai organizzando anche un tour in Asia?
È stata una sorpresa assoluta, questo risultato ovviamente mi ha molto gratificata! È sempre emozionante quando metti tanto amore in quello che fai e quell’amore, in modi differenti, ti viene restituito! Spero di poter andare presto in Giappone! Chissà…
Come vivi la dimensione dei live? Quali aspetti ti piacciono di più?
Il live è la mia dimensione, più dello studio. Mi piace l’imprevedibilità, mi piace l’interplay tra i musicisti, mi sento più libera, anzi, spero piano piano di riuscire a portare quella libertà anche nelle registrazioni. Nei live ogni sera, pur avendo lo stesso repertorio, il concerto è sempre diverso. È anche stupendo conoscere sempre gente nuova e nutrirsi di questa bellissima energia. È un’esperienza elettrizzante!
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ce ne sono molti: a febbraio registrerò un nuovo disco, sempre prodotto da Challenge, assieme a Kirk Lightsey al piano e Darryl Hall al contrabbasso; è un sogno cantare con un pianista che è parte della storia del jazz, e Darryl, è ormai un compagno di viaggio inseparabile, il mio bassista preferito!
Porterò avanti anche il progetto il duo, sempre con Darryl, che abbiamo in questi mesi un po’ messo in disparte e poi spero, finalmente, di riuscire a dedicarmi a un disco con brani miei. Ne ho già tanti in cantiere, aspetto solo la giusta occasione!