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Gratia<br/>Intervista a Enzo Pietropaoli

Gratia
Intervista a Enzo Pietropaoli

27 luglio 2018

Domenica 29 luglio al Monastero San Benedetto Sacro Speco di Subiaco si terrà il concerto Gratia: presentato da In Musica: improvvisazioni e riletture contemporanee sulle antifone mariane, con Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Michele Rabbia alle percussioni e live electronic, Gabriele Mirabassi al clarinetto e tre cantori. Abbiamo intervistato Pietropaoli, direttore musicale del progetto.

Di Eugenio Mirti

Come nasce l’idea di coniugare jazz, cantori, imporovvisazione e antifone mariane?
Tutto nasce nel maggio del 2014 da un’idea di Cristina Farnetti, operatrice culturale nell’ambito musicale Romano e non solo, che mi proponeva una produzione originale da presentare al prestigioso Oratorio del Gonfalone in Roma. Si trattava di realizzare un incontro tra musicisti jazz, o più precisamente che praticassero improvvisazione contemporanea, e l’universo delle Antifone Mariane partendo da un antico antifonario conservato e presentato in quella occasione. Essendo un amante di tutto ciò che è contaminazione e unione di culture differenti ho accettato subito con grande entusiasmo.

Come è nato quest’organico di trio e cantori?
L’organico partiva da un nucleo di tre cantori della Cappella Sistina specializzati in canto gregoriano per l’appunto, per la scelta dei miei compagni di avventura non ho avuto dubbi perché dentro di me sapevo già che le persone giuste erano Gabriele Mirabassi e Michele Rabbia coi quali avevo già collaborato in passato e che portavano in se quella giusta dose di apertura mentale e musicale necessarie.
In tutte le religioni c’è un aspetto spirituale importante, un filo conduttore che dovrebbe unire e non dividere, ho cercato di valorizzare proprio questo aspetto, pur essendo laico nelle mie convinzioni, credo che ci sia un grande bisogno di amore, di spiritualità, e credo che in queste melodie questo aspetto sia molto forte e toccante.

Come avete lavorato al progetto musicale, a partire dagli arrangiamenti?
Ho lavorato, come spesso mi succede ultimamente, per esclusione e cioè partendo dal principio che quelle melodie, nella loro purezza e semplicità, avevano già in se una loro compiutezza e non avevano bisogno di altro se non di essere valorizzate con un contorno sonoro che le riconducesse a tutto quello che è successo in musica da quei tempi ad oggi, senza snaturarne l’essenza e la spiritualità, ho chiesto ai musicisti di ragionare musicalmente come se il loro suono e il loro ritmo fossero una appendice a quei canti, con un atteggiamento contemporaneo, ma sempre in forma di preghiera. A volte ho cercato di immaginare quale armonia avrebbe potuto accompagnare quelle melodie, a volte le ho semplicemente tinteggiate di colori ma sempre con grande discrezione. Infine ho scritto due composizioni originali su due di quei testi, sempre con un atteggiamento minimalista.

Quali sono i legami e le differenz tra jazz e canto gregoriano?
Non credo che si possano tratteggiare delle similitudini tra il canto gregoriano e il jazz. Sicuramente si tratta di melodie importanti, incisive, un qualcosa che si può trovare nell’uno e nell’altro genere, ma sinceramente non ho individuato fattori comuni se non nell’aspetto spirituale del canto gregoriano che a volte si trova anche nel jazz o perlomeno in alcune sue correnti.

Tre aggettivi per definire il concerto.
Intenso, antico e moderno