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Far From Home</br>Parla David Schroeder

Far From Home
Parla David Schroeder

In occasione dell’uscita del cd “Far From Home” a firma di Combo Nuvo, intervistiamo il sassofonista David Schroeder, fondatore di questo ensemble che nel corso degli anni è diventato New York University Jazz Artist-in-Residence.

di Luciano Vanni
Traduzione di Sergio Pasquandrea

Ci puoi descrivere l’identità musicale di Combo Nuvo?
Rich Shemaria e io abbiamo creato Combo Nuvo quando suonavamo in un piccolo caffè nei dintorni del Greenwich Village, a fine anni Novanta. Abbiamo cominciato a esplorare le influenze musicali che condividevamo e un po’ alla volta abbiamo invitato altri musicisti a suonare con noi. Fin dall’inizio abbiamo cominciato a incorporare strumenti che non fanno parte della tradizione jazz, insieme a nostre composizioni originali, sviluppando un suono personale grazie all’armonica cromatica e a quella blues, alle chitarre acustiche ed elettriche, al violoncello, alle percussioni di varie parti del mondo, al pianoforte e i sintetizzatori, allo scacciapensieri, al pennywhistle (flauto di latta tipico della tradizione inglese e irlandese. NdR), ai flauti, i clarinetti e i sassofoni.

A quale musica stavi pensando, quando hai registrato “Far From Home”?
Toots Thielemans ha descritto la nostra musica come: “qualcosa a metà fra un sorriso e una lacrima”. Anche noi, come Toots, amiamo le belle melodie e le armonie ricche di colori e abbiamo preso ciò come il fondamento del nostro gruppo. Per questo disco, abbiamo deciso di ampliare l’ensemble per esaltare i timbri e le tessiture, includendo una big band, degli archi e un gruppo di ottoni.

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Cover artwork “Far From Home” di Ellen Colcord

Il disco “Far From Home” combina sonorità proprie della musica da camera, sinfonica e orchestrale. Come le hai unite?
Sappiamo che gli appassionati di jazz sono inondati di CD che spesso suonano prevedibili, con una strumentazione e uno stile tradizionali. Lai nostra intenzione era di creare qualcosa di nuovo e speciale, per portare gli ascoltatori in un meraviglioso viaggio pieno di svolte inaspettate. Il completamento di questo progetto ha richiesto quasi due anni, per preparare la musica e riunire tutti i musicisti con i quali volevamo lavorare.

La musica rivela uno specifico carattere timbrico, non è così? 
Per noi, tutto sta nel creare belle melodie e armonie. Ogni giorno nel Greenwich Village ascoltiamo musiche di tutti i tipi, e non facciamo altro che riprendere quelle che ci attraggono di più, combinando il jazz con la musica classica, il blues, il soul eccetera. Siamo davvero fortunati a vivere in un crogiolo di musiche com’è New York e cerchiamo di esprimere noi stessi attraverso ciò che ci circonda nella vita quotidiana.

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Dave Schroeder, Rich Shemaria, Ronald Sadoff

Parlaci di questa tua scrittura così morbida, lirica e melodica.
Nel jazz di oggi c’è un disperato bisogno di una scrittura più soffice, lirica e melodica. Sembra un’arte perduta, ma è su questo che noi ci concentriamo e speriamo che gli ascoltatori possano finire con il fischiettare le nostre melodie dopo aver ascoltato la nostra musica. Inoltre, avere Rich Shemaria come arrangiatore, ochestratore e co-compositore ci dà un grosso valore aggiunto. Per me, Rich è davvero un eroe sconosciuto sulla scena musicale, e sono sicuro che sarai d’accordo dopo aver ascoltato i suoi meravigliosi arrangiamenti e orchestrazioni.

Che cosa ti piace di più di questo lavoro? 
Crediamo che la nostra musica debba arrivare da uno spazio positivo; deve sollevare lo spirito di tutti. C’è così tanta rabbia e tristezza al mondo, e noi crediamo che sia responsabilità dell’artista diventare un “portatore di luce” per color che cercano pace e pensiero positivo. “Far From Home” è la nostra piccola offerta a coloro che cercano tale luce positiva. Spero che ai nostri ascoltatori il disco piaccia!

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