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Fabrizio Brusca
Lunar
Inside the Score

Fabrizio Brusca<br/>Lunar<br/>Inside the Score

7 gennaio 2021

Il nuovo appuntamento con “Inside the Score”

Nuovo appuntamento con la rubrica Inside The Score: abbiamo chiesto ad alcuni dei musicisti più emblematici della comunità jazzistica italiana di raccontarci una loro composizione. Buona lettura.

Di  Fabrizio Brusca; a cura di Eugenio Mirti

Lunar è una composizione per quartetto jazz (Mauro Schiavone al pianoforte, Carmelo Venuto al contrabbasso, Riccardo Piparo al vibrafono e Marcello Pellitteri alla batteria), e una sezione di cinque fiati (Marilena Sangiorgi al flauto, Alessandro Presti alla  tromba, Orazio Maugeri al contralto, Fabrizio Cassarà al tenore e Michele Mazzola al baritono).

È  il brano di apertura del mio primo lavoro discografico dal titolo omonimo, registrato nello Studio Cantieri 51 di Palermo nell’Agosto del 2019 e pubblicato all’ inizio del 2020 per l’etichetta Comar 23.

Come in molte mie composizioni, il primo input arriva dagli ascolti, spesso quelli che mi rivelano qualcosa di nuovo, o meglio qualcosa di antico, a volte ancestrale che prende una nuova forma.
Nel 2018 ascoltai il singolo del nuovo album in trio di Brad Mehldau “Seymour reads the constitution“ intitolato Spiral. Mi colpì la circolarità e la cantabilità della melodia iniziale, che è anche il perno della composizione. L’influenza della musica classica è evidente, ed è questa che mi aveva fatto subito riflettere sul come potere scrivere qualcosa che parta da questa influenza senza renderla esplicita ma funzionale al fine puramente espressivo di qualcosa di più personale.

In quel periodo esploravo i Modi del compositore francese contemporaneo Olivier Messiaen, soprattutto il modo 3 (es.1).

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Esempio 1, in B.

Tra le varie possibilità di interpretazione del modo 3 vi è quella di ottenere tre triadi minori distanti tra loro una terza minore, es.2. Questo approccio l’ho appreso da una serie di video online di un seminario del chitarrista Nelson Veras al Conservatorio di Amsterdam del 2009. Raccomandatissimo per chi volesse approfondire l’argomento.

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Esempio 2
 

Il suono della triade ha quell’essenzialità e forza armonica che contraddistingue gran parte del repertorio classico. Decisi così di utilizzare queste triadi in forma ‘aperta’ così da poter ascoltare bene le tre voci separatamente. Improvvisando, cominciai ad esplorare diversi modi di collegare armonicamente le tre triadi minori.

Lo spunto principale da cui scaturisce tutto l’impianto della prima parte di Lunar sta nel passaggio da Bm (rivolto di fondamentale) a Gm (I riv.): qui, mentre la nota al canto di D è la nota in comune, le altre due voci, quella al basso e l’intermedia si muovono in moto contrario (mis.1, dopo la battuta di pickup dell’intro; stessa cosa continua nelle A).  Il movimento inaspettato da Gb6 a Ab6 serve per risolvere un semitono sopra su Am e ripetere lo stesso passaggio di Bm > Gm. Quindi abbiamo Am > Fm. A parte la triade di passaggio Dm/A rimaniamo in Fm con un pedale di C, creando tensione fino a battuta 8. A battuta 9 ci moduliamo a Bbm, e passando dal relativo I grado maggiore di Bbm, Db/Ab risolviamo modulando nuovamente un semitono sotto su C+/G, che mantiene una qualità tensiva per via della melodia che si trova sulla 5 aumentata di C. Il giro armonico si conclude con una doppia cadenza I/iii > iii in A (mis.12) e la stessa un tono sopra, in B, avvicinandoci così al centro tonale di partenza ma in maggiore. Il F#/C# (V/ii di B) serve per tornare con slancio al Bm (Im).
In generale, per costruire tale progressione ho utilizzato la tecnica del Voice Leading, che mi permette di muovere le note come pezzi di un Lego di cui ancora non si conosce il risultato finale e quindi allontanarmi completamente dalle triadi di Messiaen. In generale cerco di sorprendere me stesso continuamente, mentre esploro, lasciando le orecchie e il cuore ben vigili. Sorprendendo me allora vi è una buona possibilità che possa sorprendere anche chi ascolta.

Regola n.1 “Tutto deve cantare liberamente ed incisivamente”. La melodia non può essere quindi subordinata ad una forma musicale prestabilita, ed è per questo che mentre esploro seguo un flusso e canto, fino al punto in cui la melodia trova un suo equilibrio, una propria identità, che spesso nasce dal gioco degli opposti: asimmetria vs simmetria, dispari vs pari, ecc. Infatti, solo dopo aver completato la struttura dell’intro ho realizzato che è composto da 13 misure. In sostanza, nella sezione dell’intro (che poi insieme alla melodia diventerà la sezione A) non vi è la tradizionale separazione tra progressione di accordi/supporto ritmico e melodia/strumento solista, tutto ‘canta’. La melodia tracciata dalle note al canto delle triadi, determina una propria direzione e quindi il ritmo armonico. Ritmicamente invece, sempre per gioco di contrasti, mentre le prime e la seconde voci si muovono in modo sincopato, le fondamentali procedono quasi ostentatamente per semiminime. Coesistono quindi, ai fini di una certa coerenza, l’asimmetria armonico-melodica e la simmetria ritmica.

A1 e A2

Entra la sezione ritmica: piano, contrabbasso e batteria. Il primo suona la sequenza armonica e il c/basso ne doppia le fondamentali per quarti. La batteria fluttua energicamente e colora l’apparato ritmo-armonico dei primi due.

Melodia

Definita la struttura, abbastanza astratta dell’intro ho scritto una melodia che servisse a rinforzarne il contenuto, lavorando però sulla liricità e cantabilità, iniziando a dare un’anima alla composizione. A questo punto ho cominciato a riflettere su un possibile titolo. L’atmosfera creata dall’armonia non-funzionale e la pulsazione quasi ipnotica delle note al basso mi hanno fatto immaginare il magnetismo della Luna e il suo mistero, che tanto influenzano l’essere umano. Avevo già pensato di far suonare la melodia con chitarra e vibrafono all’unisono. Anche le vibra-zioni sonore del vibra-fono mi fanno pensare molto alla Luna.

Ma la Luna non arriva per caso. In quegli anni londinesi (2014-2018) ero immerso nelle letture di Georges Ivanovich Gurdjieff e il suo allievo Ouspensky della Scuola di “Quarta Via”. Quest’ultimo, parlando della Luna e della relativa ‘meccanicità’ e non-consapevolezza di sè dell’uomo, scrive: “Nell’uomo, la luna spinge i suoi aspetti meccanici come un pendolo in movimento gli ingranaggi di un orologio. Il grado in cui le proprie azioni sono guidate dalla luna è proporzionale al proprio livello di reattività e non-essere. Per le persone incapaci di muoversi attraverso la vita da nobili impulsi spirituali, la luna fornisce una forza propulsiva. Senza questa forza, gli individui meccanici sarebbero passivi come burattini senza burattinaio.” Gurdjieff dice: «Se tutti gli uomini divenissero troppo Intelligenti non vorrebbero più essere mangiati dalla Luna», riferendosi all’anima dell’uomo, che una volta passato all’al di là, diventa cibo per la Luna.

Riascoltando Lunar più volte, dopo la pubblicazione dell’album, ho immaginato fosse un viaggio dell’uomo sulla Luna*, visto anche come esplorazione alla scoperta della coscienza di sé.

Nell’Intro ‘si accendono i motori’ e nella A si parte.

Nella B all’improvviso, durante il viaggio, l’uomo sente un’intensa energia che viene da sé stesso, misto a un senso di malinconia e familiarità molto forti… barlumi del sé?
La musica diventa più dinamica e si va in half-feel, si crea ‘spazio’; la ‘macchinosità dell’ostinato ritmico del c/basso dà il posto ad una linea che prende anch’essa un’anima, influenzata precedentemente dalla melodia della A sul registro alto.

Nelle misure 27 e 28 (1 e 2 della B), registro basso e alto si muovono per lo più per semibrevi mentre una parte del piano arpeggia sul registro medio come risposta alla melodia (contrappunto in call & response). Vi è più comunicazione e dinamismo tra i vari registri. Infatti, nella misura 30 e 31 il basso muove il ritmo armonico da 4/4 a 3/4, ottenendosi così due misure in 3/4 e una in 2/4 nello spazio di due battute di 4/4. Nessuna forzatura, questo è ciò che la melodia (il cuore) detta.

Dopo una breve ma importante precipitazione nel vuoto con una pausa sul quarto movimento della mis. 32 il basso si trasforma in una seconda melodia che canta con impeto intrecciandosi armonicamente con quella della chitarra e del vibrafono, rinforzandola. Da battuta 36 a 40 si riprende l’inizio della B e la 41 serve da ponte per tornare nuovamente all’ ipnotica A che sullo spartito chiameremo C.

“I barlumi di consapevolezza del sé si sa, durano poco, spesso attimi”. (Parafrasando Gurdjieff)

A battuta 54 vi è il lancio del solo di chitarra che ha come struttura le 13 misure della A. Qui, come nella vita, l’uomo improvvisa, dice e dà qualcosa di sé nell’intricato tessuto armonico, che non segue un percorso prevedibile. “Il lavoro” come dice Gurdjieff porta alla conoscenza di sé. Dal solo, come intenso lavoro interiore, l’uomo si ritrova a far affiorare di nuovo lo stesso stato d’animo di prima, rieccoci quindi alla B. Ecco nuovamente il vuoto, la sospensione evidenziata dal punto coronato della misura 72.

Sezione D
L’uomo, ancora dormiente sente una nuova vibrazione…è arrivato sulla Luna!
Il piano suona una sequenza di accordi con una sistemazione intervallare volutamente atipica  e ad intervalli larghi, cosicché ogni nota possa essere percepita chiaramente. Questi voicing suonano come dei bagliori, l’uomo apre gli occhi ma non ha mai visto una luce così intensa, è tutto nuovo e inesplorato.
All’improvviso spunta un gigante all’orizzonte che intona un canto: a battuta 81, a metà chorus della D, il contrabbasso inizia la linea melodica che diventerà il tema principale di tutta la seconda parte della composizione (sempre influenzato dalla simile intenzione melodica di Spiral di Mehldau?). La batteria, accompagna con groove il contrabbasso.

Sezione E
L’uomo osserva con ‘occhi da bambino’ e ascolta il canto del gigante. All’improvviso, come in un canto corale, si uniscono cinque anime che spuntano dal suolo lunare; una segue le note del gigante (il sax baritono doppia il contrabbasso) e le altre sono pura vibrazione di energia che scaturisce dall’impatto del gigante. C’è una tale  euforia che l’uomo si lancia in un danza totalmente libera e creativa, mai vista prima, e le anime si fermano ad ascoltare (assolo di piano sul secondo chorus di E). Da quest’ultimo slancio dell’uomo, inizia una danza corale (terzo chorus della E) che si interrompe con forza con un ‘Tutti’ sui due ultimi movimenti della battuta 96.

*Il viaggio potrebbe anche essere quello del passaggio dell’uomo nell’al di là e del relativo magnetismo della Luna che esercita per chiamare la sua anima a sé e nutrirsene (secondo I.Gurdjieff).

Palermo, 1/01/2021

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