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Fabio Giachino</br>Comunicare e unire</br>Jazz Life
Photo Credit To Leonardo Schiavone

Fabio Giachino
Comunicare e unire
Jazz Life

Nome e cognome: Fabio Giachino.

Data e luogo di nascita: 19/08/1986 Alba (CN).

Strumento: pianoforte.

Web: www.fabiogiachino.com

Che caratteristiche specifiche ha la tua attività professionale?
Suono il pianoforte, scrivo musica, insegno a degli allievi e mi occupo anche di piccole produzioni per altri musicisti in ambito “extrajazzistico”.

Come si distingue il tuo lavoro dagli altri?
Mi impegno e rischio molto, sia in ciò che suono sia in quello che propongo… inoltre non mi adagio su quello che riesco ad ottenere ma anzi, sono stimolato a cercare di più ed a rendermi ancora più attivo senza adagiarmi inutilmente e perdere di vista il mio lavoro quotidiano.

Come è cambiato il tuo mestiere, davanti ai tuoi occhi, nel corso degli anni?
Il focus si è spostato poco per volta dal “cosa suonare” al “come suonarlo”, e continua tutt’ora a modificarsi gradualmente.

Quali obiettivi sociali, culturali e artistici ti sei posto?
Ultimamente sto cercando di prendermi meno sul serio e godermi di più il percorso musicale che ho intrapreso, senza continuamente pormi domande alle quali per ora non so dare una risposta… l’obiettivo primario rimane sempre riuscire a comunicare qualcosa, possibilmente un’emozione positiva, ma anche il semplice divertimento che le persone possono riscontrare dall’ascolto della mia musica è già un ottimo risultato per quanto mi riguarda.

Come gestisci la tua carriera? Hai un team che ti affianca o sei da solo?
Da circa un anno a questa parte mi affiancano alcune persone con le quali collaboro stabilmente a livello di management e produzione. Resto comunque indipendente per quanto riguarda le idee musicali ed il come svilupparle; le persone che ho trovato sono degli ottimi collaboratori che mi permettono di incrementare meglio il tutto dandogli maggior visibilità.

Quali problemi hai riscontrato nel corso della tua carriera? Che cosa ti piace di più del tuo mestiere, e cosa di meno?
Premesso che mi ritengo molto fortunato e che non ho nessuna intenzione di lamentarmi, credo che i problemi siano quelli che tutti riscontriamo più o meno… scarsa considerazione a volte in certi contesti, poca competenza da parte di alcune persone che hanno la gestione di eventi importanti e con le quali spesso ci si deve interfacciare, persone raccomandate che “rubano” il lavoro, insomma cose che accadono in tutti gli ambiti lavorativi, non solo in quello musicale.
L’aspetto che prediligo è sicuramente quello del poter viaggiare, vedere luoghi diversi ed incontrare sempre persone nuove. Un aspetto un po’ meno piacevole è che non tutti comprendono il nostro lavoro, a volte si viene considerati come sognatori illusi o poco di più.


Come ti poni davanti al mercato internazionale? Lo consideri un’opportunità rilevante? Come ti stai muovendo? Hai già avuto esperienze positive? Quanto incide, nella tua economia, il mercato internazionale?
Per quanto trovi interessante tutto ciò, al momento la mia attività non ha un pubblico internazionale. Sono presente su tutte quelle che sono le principali piattaforme discografico online ed i lavori che ho registrato hanno una buona distribuzione all’estero, ma sicuramente quello che fa la differenza è aver la possibilità di esibirsi al di fuori dell’Italia in maniera più o meno costante. Tutti gli anni ho sempre la possibilità di suonare (con i miei gruppi) all’estero abbastanza sovente, i fattori determinanti sono molti e a volte non così chiari.

A fianco della tua attività artistica ne affianchi anche altre [promoter, direttore artistic, booking agency, didattica, autore di libri-metodi didattici]?
Da alcuni mesi a questa parte sto aiutando un club a fare programmazione senza nessuna velleità particolare se non quella di contribuire a creare un luogo nel quale poter ascoltare musica di qualità (non necessariamente solo jazz) in un’atmosfera dove sia il pubblico sia i musicisti possano trovarsi a proprio agio e divertirsi comunicando reciprocamente.

Dedichi tempo, professionalmente, ai social? E se sì, quanto tempo e su quali social (Facebook, Twitter, Instagram)? Quanto pensi siano rilevanti ai fini della tua notorietà e della tua professione? Hai una pagina personale/privata e una artistica/pubblica? Come gestisci la tua comunicazione all’esterno? Fai attenzione a non parlare di politica, calcio, vita privata oppure ti senti libero di scegliere linguaggi e argomenti?
Ho una pagina Facebook ed un profilo, anche su Twitter ed Instagram. Sono molto attivo su tutti e tre (li ho collegati), non so quanto tempo ci dedico a dire il vero ma mi diverte come cosa e allo stesso tempo la trovo importante ai fini di dare visibilità al mio lavoro!
Non tratto argomenti di politica in quella sede, preferisco mantenere separate le cose. Anche a livello di vita personale, salvo alcune stupidaggini tra amici/colleghi (sono inevitabile a volte!) limito il più possibile i post cercando di concentrarmi sulla musica, i concerti e tutto quello che ne è annesso.

Che strategia adotti per promuovere la tua attività? Cerchi di instaurare rapporti diretti con giornalisti, promoter, discografici, manager, etc? Cosa ne pensi della promozione artistica applicata ai video? Investi risorse nella realizzazione di teaser, videoclip, riprese live? Hai un tuo canale Youtube?
Non ho una strategia particolare, a livello di ufficio stampa collaboro con una persona da alcuni anni che mi ha aiutato a venire in contatto con diverse realtà che non conoscevo (radio, giornalisti, ecc…). Il rapporto diretto con le persone è sempre la cosa migliore, potersi conoscere di persona ed instaurare un minimo di dialogo; oltre questo è importante avere persone che possano aiutarmi sui vari fronti così da potermi dedicare maggiormente alla musica senza dover seguire per forza tutto da solo, anche se non è semplice la gestione. Per i video ho la fortuna di lavorare con un’etichetta che dà una grande importanza alle riprese e se ne occupa direttamente. Ho anche un canale Youtube dove carico, a seconda dei periodi, estratti di concerti live o trascrizioni di assoli che ho studiato e che filmo con una videocamera amatoriale mia.


Quanto tempo dedichi all’aggiornamento del tuo web? Lo ritieni ancora uno strumento valido? In che stato economico versa il jazz italiano, dal tuo punto di vista? Cosa funziona, e cosa non funziona? Cosa ne pensi di ciò che sta accadendo nella discografia? Ha ancora senso parlare di CD? Hai dei modelli specifici che riconosci “di qualità” non tanto sul fronte artistico ma su quello del music business?
Il sito lo aggiorno quasi tutti i mesi a seconda della mia attività, in ogni caso è collegato direttamente alle mie pagine social così quando aggiorno uno anche il resto procede di conseguenza. Per quanto riguarda il mercato discografico è una domanda che ormai ci poniamo da anni, e nonostante la situazione e le vendite siano “morte” continuiamo a produrre dischi a ripetizione: è quasi una forma di feticismo alla quale i musicisti non sanno dire di no.
Ormai si trova tutto nello streaming e nei video, i dischi si vendono di solito ai concerti dove gli appassionati comprano ancora e ci tengono ad avere “l’oggetto” dell’artista in questione: questa lo trovo un bel fenomeno e spero che possa continuare.

Come ti poni davanti ai finanziamenti pubblici dirottati ai festival? Pensi siano utili? Pensi che siano un ‘doping’ ai danni dei contribuenti oppure di fondamentale importanza sociale e culturale? Cosa significa secondo te ‘investimento pubblico in cultura’?
Non credo ci possa essere una regola assoluta purtroppo… ogni paese è un caso a se. Mi vengono in mente la Danimarca o i paesi nordici in generale dove una grossa parte dei finanziamenti pubblici viene investita in eventi culturali di vari tipo o devoluta a sovvenzionare il lavoro di singoli o gruppi di musicisti e tutto funziona alla grande, non sarà un sistema perfetto, ma funziona alla grande! C’è anche da dire però che sono paesi con una popolazione nettamente inferiore rispetto alla nostra, hanno un tenore di vita molto diverso, risorse, debito pubblico pari a zero (anzi sono a credito) e così via; in Italia per come vengono gestite le cose è difficile ottenere un risultato simile, salvo casi isolati.
Credo che i finanziamenti pubblici e privati potrebbero co-esistere tranquillamente, se gestiti bene in ogni ambito (sanità, istruzione), la differenza la fa la consapevolezza con la quale vengono fatte certe scelte.

Ritieni che un musicista abbia anche un ruolo sociale, oltreché artistico? E se sì, in quale direzione? Se tu avessi un ruolo politico rilevante, quali interventi adotteresti per migliorare la cultura e il music business specificatamente relativo alla musica jazz?
La musica e le arti in generale sono sempre state lo specchio dei tempi e della società, ne deriva che gli artisti sono perciò gli interpreti che cercano di darne la loro visione, aprendo porte e mostrando soluzioni che aiutino a comprendere meglio la realtà, ciascuno con la propria chiave di lettura. Comunicare, unire e non dividere, avvicinare e non allontanare:  questo dovremmo perseguire. Il music business va inveceesattamente nella direzione opposta, separa il più possibile. Crea scatole all’interno delle quali inserire i prodotti per venderli meglio, dà vita ad illusioni nelle quali le persone possano identificarsi percependo così un senso di appartenenza illusorio che le faccia sentire a proprio agio. Si perde così la voglia di conoscere, si rimane a crogiolarsi nella propria scatola, separati gli uni dagli altri, convinti che la propria area sia la migliore, senza rendersi conto che sono tutte sfumature di un unico linguaggio comune: la musica. Perciò introdurrei sicuramente la musica tra le materie principali obbligatorie al pari delle altre. Non perché tutti debbano diventare musicisti, ma perché tutti avrebbero i mezzi per comprendere.

Se tu avessi un ruolo manageriale rilevante [promoter, discografico, editore, manager, etc] in questo ambiente, come ti comporteresti?
Darei sicuramente più spazio, più rilevanza e visibilità alla mia musica 🙂

Come ti vedi, professionalmente parlando, tra dieci anni?
A dir la verità non mi vedo e non voglio vedermi! Voglio solo godermi il più possibile il viaggio ed il percorso che sto facendo, con impegno, dedizione e anche divertimento. Tra dieci anni ti faccio sapere com’è andata!