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“Dialogue’s Delight”: la gioia di fare musica insieme. Intervista a Olivia Trummer e Nicola Angelucci
Photo Credit To Andrea Boccalini

“Dialogue’s Delight”: la gioia di fare musica insieme. Intervista a Olivia Trummer e Nicola Angelucci

18 agosto 2023

Intervistiamo il duo composto dalla pianista e cantante Olivia Trummer e dal batterista Nicola Angelucci, che ci raccontano “Dialogue’s Delight”, il loro disco d’esordio pubblicato nel maggio di quest’anno da ADA Music Italy, divisione indipendente di servizi per artisti e label di Warner Music Group. Il disco inoltre è impreziosito dalla presenza di Luciano Biondini, uno dei fisarmonicisti più apprezzati della scena jazz italiana e internazionale.

a cura di Andrea Parente

Buongiorno Olivia e Nicola e bentornati su Jazzit. Il vostro duo è nato nel 2016 e nel corso degli anni ha sviluppato una sua poetica compositiva e interpretativa dalle sonorità e dinamiche variegate e complesse, ma allo stesso tempo gioiose e leggere. Come ha preso piede il progetto e come si è evoluto nel tempo?
Nicola: Io e Olivia ci siamo conosciuti a Moena (TN) in occasione del primo concerto di Olivia in Italia. Le avevano suggerito il mio nome come batterista e siamo arrivati entrambi un giorno prima del concerto, poiché dovevamo provare. Aspettavamo il bassista e ci siamo messi a suonare in duo, così un po’ per gioco. È stato bellissimo quel momento, non mancava nulla mentre suonavamo. Ovviamente dovevamo concentrarci sul concerto in trio, quindi non abbiamo approfondito immediatamente il discorso del duo, ma sono stati degli attimi veramente divertenti e intensi. Dopo non molto tempo, Olivia mi ha invitato a un suo concerto in solo, e lì abbiamo approfittato per suonare, per la prima volta pubblicamente, qualche brano in duo: è stato un successo, il pubblico ha risposto benissimo, così da quel giorno abbiamo deciso di dare il via a questo progetto, sul quale abbiamo lavorato tanto nel corso degli anni, fino ad arrivare a “Dialogue’s Delight”.

Photo Credit To Andrea Boccalini

Cosa ci raccontate in “Dialogue’s Delight”, il vostro primo lavoro discografico in duo, pubblicato nel maggio del 2023 da ADA Music Italy? A cosa allude il titolo?
Olivia: “Dialogue’s Delight” è un album molto significativo per noi, poiché rappresenta quanto sia profonda la nostra condivisione, sia musicale che personale. Avendo registrato ciascuno come sideman dell’altro nei rispettivi album, volevamo far uscire un album in cui fossimo co-leader, nel quale ciascuno di noi avesse lo stesso spazio e la stessa responsabilità, anche dal punto di vista compositivo. Il titolo è nato alcuni anni fa per il duo live. Ci è sembrato che fotografasse non solo la sintonia musicale che ci lega, ma anche la gioia che caratterizza il nostro modo di fare musica insieme. Speriamo che l’ascolto, per il pubblico, sia un’esperienza altrettanto piacevole.

Come avete sviluppato l’iter narrativo del disco?
Olivia: Quando abbiamo affrontato la registrazione, abbiamo tratto ispirazione anche dal titolo, dedicandoci a creare tra noi la giusta connessione e un’efficace comunicazione, che così com’è importante per la nostra musica, al contrario sta diventando sempre più rara nella realtà odierna. È molto facile infatti oggi essere travolti e impazienti, le persone non dedicano più tempo all’ascolto attento dell’altro, necessario per stabilire un buon dialogo. È questo il tema di Indifference e di Dialogue’s Delight. In generale abbiamo cercato di creare un buon equilibrio tra le composizioni di Nicola e le mie, tra i brani strumentali e quelli cantati, per offrire un viaggio in un paesaggio dai colori diversi, mostrando anche quanto sia ampio lo spettro delle nostre possibilità, nonostante la minimalità della line-up.

Cosa vi ha motivato a scegliere il fisarmonicista Luciano Biondini come collaboratore del disco?
Nicola: Luciano è un musicista incredibile, io lo conosco da tanto tempo e ci siamo sempre ripromessi di fare qualcosa insieme. Secondo me questa era l’occasione giusta! L’ho proposto a Olivia e, appena lo ha ascoltato, anche lei è rimasta colpita dalla smisurata musicalità di cui è dotato.

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La formazione del disco quindi è un duo, con l’aggiunta di un featuring. Cosa ha significato questo a livello timbrico, espressivo e di arrangiamento? Cosa differenzia questo tipo di formazione dalle altre?
Nicola: Io personalmente cerco sempre di ottenere dai tamburi il suono più adatto a quello che sto interpretando in quel momento, indipendentemente dalla formazione. Spesso uso le mani, a volte spazzole e mani insieme, o mallets e bacchette, dipende sempre da quello che la musica mi ispira. Molti dei brani presenti sul disco sono stati scritti o arrangiati appositamente per il duo, mentre altri li avevamo già pronti e li abbiamo suonati semplicemente come meglio, secondo noi, potessero funzionare per questo organico. Il duo ci lascia molti spazi, ma ciò può anche essere controproducente; il rischio di gestirli male, infatti, è molto alto. Tutto sta nell’intelligenza (musicale), nella sensibilità, nella musicalità e nel rispetto di chi sta sul palco con te: con Olivia tutto questo non mi è mai mancato.
Olivia: Il duo è una delle mie formazioni preferite, perché suonare con un solo altro musicista è un’esperienza veramente bella e intensa. Mi piace il concetto del “less is better”, “meno è meglio”, poiché esprime la vera sostanza delle cose, e c’è molta libertà e responsabilità da entrambe le parti. La sonorità del nostro duo è ricca, non solo perché c’è la mia voce come terzo elemento, ma anche per il potenziale espressivo dei nostri due strumenti, il pianoforte e la batteria. Con la giusta selezione dei brani, tutto prende il posto giusto e funziona facilmente. Non abbiamo speso molto tempo per arrangiare la musica, quando conosciamo bene il brano è sufficiente per noi seguire le nostre intuizioni. La bellezza del duo è anche che può risultare davvero spontaneo.

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Il disco è formato da undici brani originali, con l’aggiunta di When I fall in love e Lil’ Darlin, due standard jazz del repertorio tradizionale americano. Ci motivate la scelta di questi due pezzi?
Olivia: La scelta di When I fall in love come brano di apertura non è casuale, anche se il 95% dell’album è costituito da brani originali. I due standard presenti nel disco hanno la funzione di mostrare da dove veniamo, il nostro rispetto per la tradizione, così come anche il nostro impegno nel rinnovarla. Entrambi amiamo la flessibilità degli standard, che permette di suonarli ogni volta in un modo diverso, variando lo stile, con una line-up differente, senza mai perdere la loro sostanza. È una qualità alla quale ambiamo anche noi nel nostro essere compositori e nelle scelte che facciamo anche quando siamo semplicemente degli interpreti.

Considerando che alcuni brani sono composti da Olivia, altri da Nicola e due in particolare – Dialogue’s Delight e Portoferraio – da entrambi, ci raccontate come vi siete suddivisi l’iter compositivo? Inoltre, considerando la vostra consolidata affinità musicale, ci sono degli aspetti compositivi che vi uniscono e/o differenziano?
Olivia: Come compositori abbiamo un approccio e anche stili differenti, ma amiamo entrambi le belle melodie e le composizioni che abbiano la forza di “attaccarsi all’orecchio” di chi le ascolta, che siano più semplici da ascoltare che da suonare. Quindi ci siamo resi conto quasi da subito che avremmo potuto collaborare non solo suonando, ma anche componendo insieme. Ci chiediamo spesso pareri e ci diamo consigli: Nicola è uno specialista nel creare forme semplici, ma di grande valore, io dò soprattutto input armonici. A volte componiamo anche insieme, e il primo brano che abbiamo realizzato è stato Portoferraio: lo abbiamo scritto solo due settimane dopo esserci conosciuti. Il mese prima della registrazione di “Dialogue’s Delight” ci è tornato in mente e abbiamo pensato che dovesse trovare posto nel nostro primo album in duo. Così ho aggiunto una “coda” per dare sostanza al brano e lo abbiamo arrangiato per suonarlo con Luciano. Siamo tutti molto soddisfatti del risultato raggiunto.

Focus sul presente. Martedì 11 luglio avete suonato a Umbria Jazz, che quest’anno ha festeggiato la sua 50esima edizione. Che aria avete respirato a Perugia?
Nicola: È sempre molto bello essere a Perugia nei giorni del festival. C’è un’energia incredibile, tanti musicisti, tanto pubblico, tanta musica! Ormai sono passati circa tredici o quattordici anni dalla prima volta che ho suonato a Umbria Jazz ed è sempre un’emozione incredibile. Oltretutto quest’anno mi sono esibito non solo come sideman, ma anche da co/leader di questo progetto, con Olivia, che amo moltissimo.

Com’è andato il concerto? Che emozioni avete provato? Come ha reagito il pubblico?
Nicola: Quando si suona da leader o da co-leader si hanno responsabilità diverse da quelle come sideman. L’esperienza ti aiuta molto, ma le emozioni che si provano sono tante, ed è sempre come se fosse la prima volta che si sale su un palco. Il concerto è andato benissimo, la Sala Podiani era piena e il pubblico molto attento e competente. Avevo suonato anche la sera precedente al Teatro Morlacchi con il quartetto di Fabrizio Bosso, era il mio compleanno e tutto il teatro, strapieno, ha cantato “tanti auguri” per me! Emozioni e ricordi che porterò per sempre nel mio cuore.

Uno sguardo al futuro. Quali sono i progetti del duo? Quali, invece, gli obiettivi personali che vi ponete adesso?
Nicola: Il disco del duo è uscito nemmeno due mesi fa, il disco di Olivia, “For You”, lo scorso anno e il mio, “Changes”, poco prima. Tutti progetti nei quali siamo coinvolti entrambi. Abbiamo tanto su cui lavorare ora. Oltretutto, sia io che Olivia siamo anche coinvolti, come sideman, in alcuni progetti con i quali lavoriamo molto, quindi va bene così, sempre avanti ma un passo alla volta.

INFO

www.oliviatrummer.de

www.nicolaangelucci.com

 

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