24 agosto 2020
Si intitola “Come – Eden!” ed è stato ispirato alle poesie di Emily Dickinson l’ultimo album di Sonia Schiavone, pubblicato dalla Da Vinci. L’abbiamo intervistata.
Di Eugenio Mirti fotografie di Simona Lombardo.
A quale “Eden” ti sei ispirata?
Direttamente a quello che racconta il testo di Emily Dickinson: un Eden non religioso ma spirituale, lei parte dalla natura per poi in realtà entrare nelle profondità umane. Con “Eden” intendeva il raggiungimento di un momento di soddisfazione totale, qualcosa che si è cercato per tanto tempo e poi arriva, la realizzazione dell’attesa.
Dunque questo disco rappresenta per te questo paradiso?
Era un momento particolare della mia vita e ci sono arrivata proprio attraverso alle poesie di Emily Dickinson, poi ho seguito questo mood attraverso la musica, ho iniziato a comporre, e infine ho cercato dei pezzi non miei che contribuissero all’atmosfera generale.
I brani che non sono tuoi denotano una scelta (e un gusto) eclettici: uno è di Cristina Zavalloni, altri sono tue composizioni originali su poesie di Emily Dickinson, altri ancora sono classici della tradizione strumentale come “Windows” di Chick Corea cui hai scritto un testo ad hoc. Come li hai scelti?
Sto lavorando nella direzione di usare la voce in campi insoliti;
sono ancora affezionata al Great American Songbook in veste di interprete, ma da li mi sono mossa anche verso altre direzioni (come per esempio quella della scrittura di testi originali su brani noti strumentali) per dar loro una nuova ‘veste’ vocale.
Perché hai scelto proprio Emily Dickinson?
Avevo una serie di libri di poesie che stavo risistemando, ho ritrovato questa sua raccolta, e mentre riordinavo ho notato delle mie annotazioni: così ho iniziato a rileggerlo, e questa è stata la scintilla. Lei è molto sintetica e partendo da cose semplici porta rapidamente da tutt’altra parte.
Gli arrangiamenti sono realizzati quasi “per sottrazione”; non c’è la batteria, l’insieme non è vuoto ma bilancia in maniera eccellente musica e silenzi.
Mi sono fatta guidare dalla semplicità di Emily Dickinson e ho cercato di andare all’essenziale, nel timbro e negii arrangiamenti.
Ci racconti l’esperienza di cantare senza batteria?
Si cerca una connessione più profonda con gli altri musicisti perché è tutto sottinteso, Stefano Profeta (contrabbasso) e Fabio Gorlier (pianoforte) sono stati davvero molto bravi. La batteria non c’è ma il senso del tempo e il timing vengono comunque esplicitati dal sovrapporsi della voce e dei loro strumenti, e questo cercarsi crea un interplay molto profondo.
Ospite in due brani è Gianni Virone al tenore, che è anche tuo marito.
L’ho scelto perché avevo bisogno del suono del suo sax in due pezzi; apprezzo molto il suo modo di improvvisare e avevo bisogno della sua essenzialità.
Essere donna nel mondo della musica è complicato?
Effettivamente è difficile trovare un ruolo; credo sia più difficile perché la donna in generale ha altri ruoli in famiglia, è madre, ecc., e sono ruoli che assorbono tempo, si ha una dimensione temporale diversa per essere coinvolta nel lavoro. Forse se canti c’è anche una questione culturale, è difficile avere la dignità di altri musicisti e devi sempre dimostrare qualcosa.
Sono passati circa dieci anni dal tuo ultimo album: quando arriverà il prossimo?
Penso prima, realizzare “Come – Eden!”mi ha riportata in un mondo di pensieri progettuali. In questa dimensione più intima, ragionata, e pensata trovo lo spazio per essere personale!
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