
26 giugno 2023
Il pianista e compositore Claudio Cojaniz, alla ricerca di nuovi stimoli ed equilibri con due nuovi partner, il contrabbassista Mattia Magatelli e il batterista Carmelo Graceffa, pubblica il suo diciassettesimo album per la Caligola Records dal titolo “Black” (il primo, “War Orphans”, risale al 2004).
Dopo l’ipnotico lirismo di Jardin des pluies, suadente tema di apertura dell’album, all’inizio del secondo brano il contrabbasso si ritaglia un sontuoso solo, ideale prologo alla melodia cantabile di Martin Fierro, allo stesso tempo nostalgica ed evocativa.
Lo stile pianistico di Cojaniz, caratterizzato da una straordinaria freschezza espressiva, è da tempo ormai perfettamente definito, riconoscibile sin dalle prime note, non avendo eguali nel pur ricco panorama del jazz italiano.
È poesia in musica, quella che ci regala il pianista friulano. Si riconoscono, qui come negli album immediatamente precedenti, alcune caratteristiche salienti del suo pianismo, dagli echi africaneggianti, morbidi e avvolgenti, che rimandano inevitabilmente ad Abdullah Ibrahim e ritroviamo in Umphefumulo Wase – Afrika, alle sfumature afro–blues di Duende, non prive di reminiscenze colemaniane, dove viene lasciato ampio spazio alla batteria fantasiosa e creativa di Graceffa. Se Red Line paga il doveroso tributo al mai disconosciuto maestro Thelonious Monk, offrendo al pulsante e profondo contrabbasso di Magatelli un’altra splendida opportunità di mettersi in luce, i due piano solo – intimo e riflessivo Mon Amour “A.”, ritmicamente più vivace, quasi danzante, Ola de fuerza – opportunamente inseriti in mezzo e in coda all’album, completano il ritratto di un pianista–compositore, la cui generosa ma sempre sincera produzione discografica merita un posto di assoluto rilievo nell’universo jazzistico contemporaneo.
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