29 novembre 2019
Uno dei protagonisti italiani della chitarra jazz
Luigi Tessarollo è uno dei più importanti chitarristi italiani ed è titolare della cattedra di Chitarra Jazz al conservatorio di Milano. L’abbiamo intervistato.
Di Eugenio Mirti
Sei il titolare della cattedra di chitarra jazz al conservatorio di Milano; sei contento che le istituzioni abbiano riconosciuto il valore del jazz?
Direi proprio di sì. Era ora. Tutti noi che lavoriamo e frequentiamo i dipartimenti jazz in tutti Conservatori italiani siamo debitori del compianto Giorgio Gaslini. È stato lui a iniziare nella prima metà degli anni 70 il processo di sensibilizzazione che ha sempre più convinto i Conservatori ad aprirsi alla musica jazz. Istituzioni che, dopo anni, hanno colto, assecondato e in seguito sviluppato l’opportunità di dare nuova linfa al mondo didattico dei Conservatori. Ora qui in Italia siamo ancora in una fase di transizione, le strutture hanno difficoltà ad accogliere le esigenze dei dipartimenti di jazz ma stanno facendo passi da gigante, soprattutto Milano, realtà che tocco con mano. Devo dire che l’attuale direzione di Cristina Frosini ha fatto miracoli.
La didattica ha subìto enormi cambiamenti (a partire da Aebersold fino ad arrivare all’istituzionalizzazione del jazz, appunto) negli ultimi 50 anni; quali sono i nuovi problemi (se ce ne sono) che ti trovi ad affrontare nei tuoi corsi?
Sono sempre più legati alla generale problematica del sapere e del saper fare, forbice sempre più inversamente proporzionale.
Il mondo tecnologico e il web in particolare ci permette di prendere visione istantaneamente di tutto, subito. Questo appagante surfing spesso toglie tempo ed energia allo studente per l’approfondimento e l’assimilazione pratica del saper fare. Si pensi anche solo alla necessaria costante reiterazione del gesto per appropriarsi di una solida tecnica. Purtroppo non è stata ancora un App che risolva questo problema (!)… e non ci sarà mai, per fortuna.
Personalmente riscontro che c’è il problema di un POF (piano offerta formativa, NdR) se pure molto formativo, spesso eccessivamente variegato, con stessi obblighi per tutti gli studenti, indipendentemente dalle necessità esecutive ed espressive( e poi anche lavorative) peculiari di ciascuno strumento
Se potessi tornare indietro agli anni 70 quale suggerimento daresti al giovane te stesso che si sta affacciando al mondo della musica?
Di non sottovalutare che anche se le cose le fai bene, con scrupolo, integrità artistica e con enorme rispetto verso tutti coloro che lavorano con te, non avranno per questo un seguito da sole. Quando ho cominciato ad “andare in giro a suonare” (14 anni) ero entrato in un mondo musicale in cui le parole suonare e lavorare erano sinonimi; oggi è ben diverso. Tornassi indietro mi suggerirei di non fare affidamento su un mondo esterno che si accorga, che capisca e tantomeno che si ricordi e ti sostenga. Sembra brutto ma mi suggerirei di pensare di prepararmi ad andare in “guerra”, di cercarmi ancora meglio i treni da prendere e di fare più attenzione a non lasciarmi “derubare” ( intendo idee, progetti, collaborazioni, etc. ).
Ma sai, alla luce del poi è facile dire. Credo comunque di essermi difeso molto bene fino ad oggi.
Parallelamente ai corsi di chitarra il Conservatorio di Milano ti ha affidato la realizzazione di alcuni concerti; ci racconti quali sono e come li hai scelti?
Uno dei tanti motivi per cui sono contento di essere a Milano, che come tutti sanno è un Conservatorio d’eccellenza, è anche il fatto che viene valorizzato l’aspetto artistico dei docenti con concerti e collaborazioni non solo didattiche.
Ho colto l’occasione per creare in questi anni alcuni progetti di carattere culturale, storico o didattico da presentare al pubblico del Conservatorio. Da sempre cerco di valorizzare l’importanza e la forza della Chitarra Jazz nel mondo jazzistico e sono stato orgoglioso di aver offerto per la prima volta in un Conservatorio un omaggio alla figura del sommo Jim Hall e delle sue composizioni, in quartetto con gli esimi colleghi docenti e concertisti Zambrini Zanchi e D’Auria.
Recentemente invece ho presentato uno dei miei storici progetti, l’Italian Melodies in Jazz, questa volta con un gruppo misto: il docente collega Marco Micheli al contrabbasso, l’ex allievo Riccardo Tosi alla batteria e Paolo Porta ai sassofoni.
Questa rassegna è anche l’occasione per coinvolgere le eccellenze tra gli studenti: anni fa ho presentato The Art of Jazz Guitar Trio con i bravi Stefano Zambon al contrabbasso e Alfonso Donatio alla batteria.
L’otto dicembre prossimo vedrà ancora un gruppo misto. con il sassofonista Tino Tracanna (direttore del nostro dipartimento jazz) presenterò un concerto sulla musica di uno dei più noti chitarristi jazz contemporanei, John Scofield.
Sono passati circa 100 anni dal primo disco di “jass”: cosa significa per te oggi questa parola e questa musica?
Per molti , a mio avviso erroneamente, è qualunque tipo di musica che contenga il parametro anche in minima parte di “improvvisazione musicale” e che non abbia connotazioni ritmiche marcatamente rock , o anche pop , e che sia sufficientemente distante da ciò che possiamo connotare come musica classica.
Per me, fare o essere jazz deve prevedere un “modus vivendi” legato a una certa intenzione, “maniera” di suonare, spesso legato a una tipologia di pulsazione o, in eventuale assenza, deve avere almeno determinate e precise connotazioni ritmiche in ambito melodico e di fraseggio .
Potrebbe essere anche tutto scritto , senza armonie, ed essere comunque jazz da morire.
Hai avuto (e continua) una carriera ricca di soddisfazioni e riconoscimenti: c’è un sogno nel cassetto che ti piacerebbe esaudire?
Ho depositato in SIAE circa 130 composizioni, un’ottantina le ho registrate su dischi di jazz in formazioni combo o cameristiche. Mi piacerebbe sentirne qualcuna arrangiata e suonata da una Big Band. Appena trovo un arrangiatore, una Big Band e un tour di date in festival e rassegne, lo faccio!
Per chi vuole approfondire:
Dado Moroni Luigi Tessarollo/Duo
Luigi Tessarollo Hammond Trio/Quartet
Tessarollo Taufic Duo
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