Ultime News
East Meet West <br/> Intervista a Cettina Donato

East Meet West
Intervista a Cettina Donato

14 marzo 2019

Mentre è in corso la sua tournée giapponese abbiamo intervistato Cettina Donato.

Di Eugenio Mirti

È la prima volta che suoni in Asia? Se sì cosa ti aspetti?
È la prima volta che suono in Asia, ma ho già suonato con musicisti asiatici: alcuni tra i musicisti dell’orchestra jazz che ho fondato negli Stati Uniti nel 2012 sono asiatici, così come molti degli amici con i quali ho condiviso gli studi al Berklee College of Music di Boston. Porto con me dei bellissimi ricordi sia professionali che umani.

Cosa è il jazz oggi? Una musica cosmopolita, o si sente che sei italiana?
Direi entrambi: credo che dalla musica che compongo e che suono si senta che sono italiana ma si avverte anche una certa influenza “americana” visti i tempi trascorsi oltreoceano.

Quali sono i temi più importanti dei tuoi ultimi album Persistency e Piano 4Hands?
Persistency-The New York Project (ed. AlfaMusic) è stato registrato al System Two Studios di Brooklyn (da Carlo Marciano, vincitore di diversi Grammy Awards come miglior ingegnere del suono nella categoria dischi di musica jazz) e vede come ospite fisso del progetto Eliot Zigmund, batterista di chiara fama al quale sono particolarmente affezionata e con il quale ho intrapreso una collaborazione professionale per quanto riguarda i miei concerti negli Stati Uniti. Inoltre, gli altri due musicisti che completano il mio quartetto sono Matt Garrison e Curtis Ostle, entrambi musicisti del quartetto di Eliot (anche se adesso Curtis si è trasferito a Chicago e non fa più parte del quartetto di Eliot per quanto riguarda la scena newyorkese). Sono molto legata a tutti i brani che ho composto per il disco perché ogni composizione è stata pensata per alcune figure umane che hanno avuto un impatto notevole nella mia vita personale e professionale: “Take It Easy” è stata composta pensando a Monk mentre “Sing A Song” a Herbie Hancock, mentore e figura di ispirazione ineguagliabile per la mia vita professionale, i suoi consigli sono stati fondamentali e grazie a lui proseguo la mia strada artistica con inesauribile energia ed entusiasmo. “Lawns” è l’unico brano non composto da me, bensì dalla grandissima compositrice e pianista Carla Bley alla quale sono legata da un dolce ricordo essendo stata premiata ai tempi del Berklee College come miglior studente di Composizione dal Dipartimento di Composizione Jazz. “Gershwin Dixit” è dedicato appunto a Gershwin, compositore e pianista del quale sono letteralmente innamorata; infine, il brano che apre il disco “The Sweetest Love” è dedicato alla memoria di mia madre che mi ha accompagnato nei miei studi musicali e verso la quale nutro un sentimento profondo di devozione e riconoscenza eterna. Il disco è stato pubblicato dall’etichetta discografica AlfaMusic di Fabrizio Salvatore e Alessandro Guardia anch’essi notevoli imprenditori e mecenati della musica che hanno preso a cuore questo mio progetto. Le attività di comunicazione sono affidate a Fiorenza Gherardi De Candei, la più interessante e competente professionista del settore. Un bel progetto, insomma, che ha avuto notevole risonanza in Italia anche grazie all’iniziativa partita da questo progetto e legata alla fondazione e costruzione di una Residenza per ragazzi autistici: tutti i proventi delle vendite delle copie del disco andranno appunto in beneficienza e saranno impiegati come contributo alla concretizzazione di questo progetto sociale del quale mi pregio di avere ideato.

Per quanto riguarda il progetto Piano 4Hands, mio e della pianista Stefania Tallini, il repertorio è alquanto eterogeneo: spaziamo dal tango al cubano, dal blues alle ballad, dal gospel al jazz contemporaneo, dalle musiche da film alla musica totalmente improvvisata. Inoltre questo duo è assolutamente unico nel suo genere: finora nel jazz la letteratura ci ha mostrato progetti in duo con due pianoforti, mentre io e Stefania condividiamo lo stesso pianoforte come nella musica classica, ma suonando jazz. Questo comporta una serie di complessità e di difficoltà strumentali e di spazi musicali che allo stesso tempo ci rendono curiose di esplorare nuove soluzioni musicali e di condivisione delle proprie concezioni estetiche.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? 
Rientrata dal Giappone sarò impegnata la produzione teatrale “Il mio nome è Caino” di Claudio Fava con Ninni Bruschetta per la regia di Laura Giacobbe e la produzione di Nutrimenti Terrestri.
Saremo in tournée da marzo di quest’anno e per la prossima stagione teatrale in tutta Italia.