21 novembre 2018
Tra i protagonisti dell’edizione di quest’anno del Barezzi Festival troviamo John De Leo: l’abbiamo (velocemente) intervistato per l’occasione.
Di Eugenio Mirti
La tua musica mescola tanti elementi; quanto conta essere curiosi? Come è nata questa miscela stitlistica personale?
Indubbiamente dalla curiosità; sono ancora molto curioso, per esempio ultimamente ho trovato in rete la serie Tiny Desk che mi sembra proporre molte cose itneressanti, oltre a nomi altisonanti ci sono molte novità di giovani ancora non affermati; mi sembra che molte proposte siano innovative e stiano cambiando il linguaggio.
Che peso ha l’improvvisazione nella tua musica?
Sono quasi trent’anni che faccio questo mestiere, ho affrontato diversi generi e indiscutibilmente anche l’improvviasione è uno degli elementi della musica che mi interessa; cerco di bilanciare la componente scritta con quella improvvisata, è chiaro che a seconda del festival si può scegliere se favorire una delle due componenti. Quando lavoro con i jazzisti paradossalmente sono io quello che vuole smussare tutti gli angoli più retorici e già sentiti.
A quali nuovo progetti stai lavorando?
Ci sono molte cose, i tempi costringono a lavorare su molti fronti; sto scrivendo a,lcune canzoni nuove; sto preparando un lavoro con Rita Marcotulli, stiamo immaginando un progetto in duo con più ospiti; infine sto lavorando a questo progett intitolato Jazz-a-billy, che vuole riassumere gli ascolti originari miei e di mio padre.
