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Azymuth</br>Intervista a Ivan Conti
Photo Credit To Leonardo Schiavone

Azymuth
Intervista a Ivan Conti

8 gennaio 2017

Da 40 anni gli Azymuth stanno portando in giro per il mondo il loro caratteristico sound capace di essere un ponte fra il passato e il futuro. Abbiamo intervistato Ivan Conti poco prima del concerto tenuto dal trio brasiliano al Jazz:Re:Found festival del 2017.

Di Ivano Rossato ed Eugenio Mirti

Il suono degli Azymuth è principalmente jazz-rock ma si capisce immediatamente che siete brasiliani; è un processo inconscio o provate deliberatamente a dare un sapore sudamericano alla vostra musica?
Nel mio primo gruppo suonavo bossa nova con la chitarra acustica. Successivamente sono passato al rock & roll brasiliano e dopo ancora ho fatto parte di qualche quartetto jazz. Suonavamo tantissimo nei nightclub e ci veniva richiesto di conoscere tanti diversi generi musicali, jazz, samba, le ballate italiane degli anni ‘60… ma le radici rimangono nel samba, il “samba doido”!

Come lavorate sui nuovi brani?
A volte sono a casa e non ho la minima ispirazione o il desiderio di suonare. Poi magari, all’improvviso, alle due di notte mi viene un’idea e corro in studio, condivido tutto con Alex e cominciamo a elaborarla e a lavorarci su. È un processo che ci continua a entusiasmare ancora oggi.

L’ingresso nel trio di Kiko Continentino ha mutato il vostro approccio alla scrittura?
Dopo la morte di Roberto Bertrami fu subito chiaro che sarebbe stato impossibile sostituirlo, era un genio! Ma Kiko è un ragazzo fantastico. Ha sempre nuove idee per reinterpretare vecchie vibrazioni. Kiko ha permesso al gruppo di riformarsi donandoci una nuova energia creativa.

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Quali elementi sono mutati e quali rappresentano una costante nella vostra ultra quarantennale carriera?
Penso che la musica sia un po’ diversa ogni anno. Ricordo ad esempio che vent’anni fa un nostro amico assistette a un nostro concerto e ci disse “ragazzi, siete vent’anni avanti!”. E oggi, con la collaborazione di DJ e produttori, forse continuiamo a essere avanti. Ci piace apportare continuamente delle modifiche alle nostre canzoni, è importante. E la costante invece è il piacere di suonare!

Qual è il segreto per continuare a suonare insieme dopo così tanti anni?
Penso che il segreto sia nel piacere di suonare insieme, condividendo le idee con Alex, Roberto e oggi con Kiko. E le giovani generazioni sembrano continuare ad amare la nostra musica. E rimanere umili, questo è un altro segreto.

Molti DJ hanno remixato i vostri brani dando loro un sound moderno; quali fra gli artisti di oggi trovi particolarmente interessanti?
Primo fra tutti Roni Size, ha la capacità di costruire strutture ritmiche imprevedibili senza compromettere la struttura melodica. La musica si rinnova ogni anno, ed è fantastico pensare che produttori e DJ da tutto il mondo, con i loro remix, danno la possibilità alle giovani generazioni di ascoltare le composizioni del passato.

Quale consiglio daresti a un giovane musicista che volesse diventare un professionista?
È molto importante acquisire la tecnica ma lo è ancora di più saper rispettare gli altri musicisti e continuare a suonare con impegno e costanza.

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