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“A Long Way”: musica dell’anima, per l’anima. Intervista a Jany McPherson
Photo Credit To Jean Louis Neveu

“A Long Way”: musica dell’anima, per l’anima. Intervista a Jany McPherson

6 ottobre 2023

Esce oggi in digitale, edito da Glider Media, “A Long Way”, il nuovo album di inediti della pianista, cantante e compositrice cubana Jany McPherson. Il disco è composto da undici brani, di cui otto strumentali e tre cantati dalla stessa autrice, suonati in trio con Antonio Sgro al contrabbasso e Yoann Serra alla batteria ed è arricchito dalla partecipazione di Christophe Lampidecchia alla fisarmonica in Te Dejo Ir e dalla presenza straordinaria del grandissimo chitarrista John McLaughlin, in qualità di special guest in Tú Y Yo. Ce lo racconta in questa intervista la sua autrice e interprete.

a cura di Arianna Guerin

Ciao Jany e bentornata su Jazzit! Per iniziare, ci racconti com’è nata la tua passione per la musica e come ti sei avvicinata al pianoforte e alla musica jazz?
Grazie a voi e ben ritrovati. Mio padre era un musicista e la nostra casa era spesso il luogo dove lui si incontrava con altri suoi amici musicisti per quelle che noi chiamiamo “descargas”, una sorta di jam session. La mia casa era sempre piena di musica e quando non la si suonava, la si ascoltava. Musica popolare cubana, musica brasiliana, jazz. Io partecipavo alle descargas cantando e quindi il mio primo strumento è stato la voce. Poi sono passata allo studio del pianoforte classico. Amavo i pianisti cubani del primo Novecento come Ernesto  Lecuona o Bola de Nieve, poi ho conosciuto il jazz e ho amato e amo ancora Keith Jarrett e Michel Petrucciani. Mi affascinavano inoltre le grandi voci del jazz: Nina Simone, Billie Holiday, Sarah Vaughan ed Ella Fitzgerald. Mi piace molto anche Kurt Elling. E potrei fare molti altri nomi.

Photo Credit To Arturo Di Vita

Quali sono state le tappe più importanti della tua carriera?
Innanzitutto il proseguimento dei miei studi di pianoforte. Ho lasciato il mio paese natale, Guantánamo, e sono andata all’Avana, alla “Escuela Nacional de Arte”. L’ENA è stata una tappa fondamentale della mia vita e una delle più belle esperienze che abbia mai fatto. Nel 1997 mi sono unita alla prima orchestra femminile di Cuba “Anacaona” come pianista, corista e arrangiatrice. Questo ha comportato l’inizio dei miei primi viaggi internazionali. Dopo anni di viaggi e concerti con l’orchestra, ho sentito la necessità di intraprendere una carriera con il mio nome, non solo come pianista, ma anche come cantante. Così è arrivata l’opportunità di presentarmi al “Concorso di musica cubano Adolfo Guzmán”, dove ho ottenuto il mio primo riconoscimento nazionale con la canzone Mi Verdad, vincendo il premio per la migliore interpretazione e per la migliore composizione. Poi è arrivata la decisione di lasciare Cuba e di trasferirmi in Francia, dove ora vivo. Un’altra tappa importante per la mia carriera è stato l’incontro con Yves Chamberland, ex produttore discografico di Michel Petrucciani, Nina Simone, Henri Salvador, Richard Galliano e di tanti altri importanti musicisti, e creatore dei mitici Studios Davout di Parigi, che è stato la prima persona ad offrirmi l’opportunità di registrare un disco in Francia. E ovviamente, l’incontro con il mio attuale produttore Gianluca di Furia, con il quale ho registrato “Solo Piano!” nel 2020 e questo nuovo album. Importantissima poi per me è la collaborazione con John McLaughlin, iniziata lo scorso anno e  con il quale sono attualmente in tour.

Come potresti definire il tuo stile pianistico, anche per ciò che riguarda il fraseggio e lo stile improvvisativo?
È normale che nel tempo il mio stile pianistico sia cambiato, si sia sviluppato e arricchito. La mia formazione è classica, ma tendo ad essere quanto più possibile personale, con i miei pregi e i miei difetti, e cerco di essere onesta fino in fondo con me stessa e di conseguenza con chi mi ascolta. Il mio pianismo è spesso istintivo e la stessa cosa posso dire delle improvvisazioni. Cerco di non essere mai banale, scontata. Mi piace ogni tanto cambiare atmosfera all’interno dello stesso brano, divertirmi con le armonie e andare per la mia strada in modo inaspettato, non prevedibile. È naturale che in questo processo ci siano anche citazioni di musiche che ho amato e che ho assorbito nel tempo.

Photo Credit To Arturo Di Vita

Oggi esce in edizione digitale, edito dalla Gleader Media Group, il tuo nuovo album di inediti “A Long Way”, in cui confluiscono vari stili e influenze e che esprime appieno la tua passione e intensità interpretativa. Com’è nata l’idea di questo nuovo disco e cosa hai voluto raccontare con esso?
A fine 2021 risalgono le prime idee musicali e così ho composto tre brani, ma solo un anno dopo, nell’ottobre del 2022 è arrivato, in modo quasi inaspettato, un flusso costante e continuo di nuove idee musicali. Spesso erano melodie o brevi sequenze di note, altre volte erano parole, in altri casi erano successioni di accordi. Poteva capitarmi in qualsiasi momento della giornata e anche di notte. Per questo avevo sempre con me un registratore portatile, con il quale registravo tutto quello che mi veniva in mente. Poi ho sviluppato le idee grezze, le ho riordinate, elaborate e ho cominciato a scrivere gli arrangiamenti. In “A Long Way” racconto la mia vita. Il lungo cammino che mi ha portato da Cuba (dove ho vissuto fino a 23 anni) fino in Francia, dove vivo attualmente. Il percorso che ha trasformato una bambina di Guantanamo nella donna che sono oggi. Un lungo cammino che ha avuto come comune denominatore la musica.

L’album è composto da undici brani inediti, tutti composti da te: da cosa ti lasci ispirare quando scrivi i tuoi pezzi? E come realizzi gli arrangiamenti?
Non decido mai prima di comporre un brano per qualcuno o qualcosa. Non cerco l’ispirazione. Aspetto che arrivi e quando succede mi lascio semplicemente andare. Capisco quale possa essere l’oggetto o la storia che possa aver ispirato quella composizione solo quando il processo creativo è finito. La realizzazione degli arrangiamenti è frutto di un lavoro di sviluppo, di riordino e di messa a punto di tutto il materiale musicale. Nella mia musica sono ben presenti le mie radici cubane, ma non faccio musica cubana nel senso letterale del termine. “A Long Way” è un album di jazz in cui si possono ritrovare quasi tutte le esperienze musicali rilevanti che hanno arricchito la mia formazione.

Hai registrato il disco in trio, con il contributo dei musicisti francesi Antonio Sgro (contrabbasso) e Yoann Serra (batteria) e la straordinaria presenza, in qualità di special guest, di John McLaughlin. Come hai scelto i compagni di viaggio di questa tua nuova avventura discografica?
Antonio Sgro e Yoann Serra sono musicisti francesi che vivono nella mia stessa città, Nizza. Tony ha maturato negli anni una lunga esperienza con il latin jazz e la musica cubana e Yoann è un batterista di grandissima musicalità, estremamente versatile. Ho provato incessantemente con Tony e Yoann per quasi sei mesi. Alla fine eravamo pronti per entrare in studio e registrare. Di alcuni brani abbiamo registrato solo un take, per altri, due o al massimo tre. Poi abbiamo scelto quelli che sentivamo di aver suonato con maggior trasporto, naturalezza ed energia. La presenza straordinaria di John McLaughlin in Tú y yo non è un featuring nato per impreziosire l’album. È la conseguenza naturale di una frequentazione e di una collaborazione nata più di un anno fa.

Negli ultimi anni hai collaborato appunto con uno tra i maggiori protagonisti della musica internazionale, John McLaughlin, che ti ha fortemente voluta come special guest in alcuni suoi concerti del tour estivo dello scorso anno (North Sea Jazz Festival, Montreux Jazz Festival e altri). Come è nata questa eccezionale collaborazione e come si è sviluppato nel tempo il rapporto con questo grandissimo musicista?
Ero stata invitata da Etienne Mbappé (bassista di John negli ultimi quindici anni), a suonare il piano in un suo brano, in un club di Montecarlo. Nel pubblico quella sera c’era John McLaughlin con sua moglie. Dopo un paio di mesi ho ricevuto una telefonata. Era John che mi chiedeva se mi avrebbe fatto piacere essere sua special guest in alcuni concerti del suo tour estivo. Puoi immaginare la mia reazione. Non riuscivo a credere a quello che avevo sentito. Ma poi sono arrivati il North Sea Jazz Festival di Rotterdam, il Montreux Jazz Festival e un’esibizione in duo al Teatro Real di Madrid. È stato un incontro che mi ha cambiato la vita e che mi ha dato la fiducia in me stessa, che forse fino a quel momento non avevo. John è una persona fantastica. Un autentico gentleman, molto simpatico, dolce e pieno di storie affascinanti da raccontare. A volte mi incanto ad ascoltarlo. Mi ha insegnato tantissimo. Sono fiera, orgogliosa e onorata di essere stata coinvolta nuovamente nel suo “The Liberation Tour”, che parte da Basilea il 6 ottobre. È lo stesso giorno in cui esce “A Long Way”.

Photo Credit To Andrea Palmucci

Il disco è prodotto da Gianluca Di Furia, che è anche il tuo manager da diversi anni. Quanto è importante per un artista questa figura, che cura tutto l’aspetto del music business, dalle uscite discografiche ai concerti, dalla comunicazione al marketing?
Gianluca è un produttore musicale di lungo corso. Ha una cultura musicale molto vasta. È cresciuto con la musica degli anni Settanta e ha prodotto blues, soul, jazz e canzone d’autore, sempre di gran qualità. È un passionale e lavora con cura artigianale. È instancabile, onesto intellettualmente, sempre presente e pronto a farti vedere le cose da vari punti di vista. È estremamente diretto e non asseconda l’artista per compiacerlo. Ha un approccio che a me piace moltissimo. Per me l’incontro con Gianluca è stato fondamentale. Una svolta nella mia carriera. Un aspetto essenziale in questo percorso è che Gianluca mi ha permesso di esprimere la mia anima di artista, senza mai porre limiti alla mia creatività, e per un artista questo è importantissimo. Sono felice di averlo al mio fianco e spero che il nostro cammino insieme possa essere quanto più lungo possibile.

L’album è stato registrato e mixato da Philippe Gaillot presso i Recall Studios (a Pompignan, in Francia) e masterizzato da Carmine Simeone ai Forward Studios (a Roma). Ci racconti che tipo di esperienze sono state?
La registrazione al Recall di Pompignan è stata magica. Il Recall è uno studio residenziale nel centro della Francia, dalle parti di Montpellier. È un antico casale, nel quale si può trovare tutta la concentrazione necessaria per registrare e mixare un album come quello che io volevo realizzare. Avevo bisogno di uno studio con quelle caratteristiche e anche di un ottimo piano, e lì c’è uno Steinway & Sons Model D. Philippe Gaillot poi è un ingegnere del suono molto talentuoso ed esperto, oltre che una persona estremamente simpatica e ospitale. È stata una full immersion di alcuni giorni per le registrazioni. Abbiamo lasciato decantare l’album per un mese e poi sono tornata con Gianluca per i missaggi. Il mastering lo abbiamo fatto al Forward di Grottaferrata (Roma), dove avevo registrato e masterizzato il precedente album “Solo Piano!“. Carmine Simeone è un appassionato del suo lavoro, con un approccio estremamente scrupoloso e con un’attenzione maniacale al lavoro che sta eseguendo. Una garanzia. La canzone Tú y Yo, in duo con John McLaughlin, è l’unica non registrata al Recall, ma al Marylin Studio di Cagnes-sur-mer (Francia) da Jean Pierre Chardiet, lo studio nel quale ho sviluppato alcune idee e gli arrangiamenti della maggior parte dei brani di “A Long Way”.

E per finire, che progetti hai per il prossimo futuro?
Al momento voglio solo far conoscere “A Long Way” quanto più possibile, soprattutto suonandolo dal vivo. Sono fiera di questo album, che rappresenta perfettamente ciò che sono musicalmente in questo momento.

Photo Credit To Georges Braunschweig

INFO

www.janymcpherson.com

 

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